Mercoledì 7 Gennaio 2004 - Libertà
Martin: vivere coi Beatles? Una magia
Let it be...atles - Sabato s'inaugura a Piacenza la manifestazione dedicata ai Fab Four, parla il mitico produttore. "Quattro ragazzi davvero speciali, che dolore per John e George"
Intervistare George Martin, il numero uno dei produttori, noto soprattutto per essere stato uno dei fautori della leggenda dei Beatles, è un'occasione ghiottissima, che anticipa l'inaugurazione della manifestazione Let it Be...atles, che avrà luogo sabato alle 18 allo Spazio Mostre di Palazzo Farnese per ricordare i 35 anni dall'ultima esibizione del quartetto di Liverpool. Il cuore della manifestazione consiste nella mostra intitolata "Let it Be...atles - La leggendaria storia del gruppo attraverso le copertine dal 1963 al 1970", all'interno della quale saranno esposte circa 120 copertine italiane rarissime, gigantografie, cenni biografico-musicali, approfondimenti storico-sociali dell'epoca, cartelle dedicate ad artisti, grafici e fotografi che hanno collaborato coi "favolosi quattro" alla realizzazione delle stesse copertine e molto altro ancora.
Organizzata dall'Assessorato alla cultura del Comune e curata, tra gli altri, dal collezionista Alberto Dosi con Studio&Tre grazie a Fondazione di Piacenza e Vigevano, Libertà, Beatlesiani d'Italia Associati e altri sponsor, la mostra, i cui testi sono in italiano e in inglese rappresentando anche un ideale percorso didattico rivolto alle scuole, è gratuita e resterà aperta dal 10 al 30 gennaio coi seguenti orari: da martedì a giovedì dalle 9.30 alle 12.30; da venerdì a domenica dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 18 e lunedì chiuso.
Oltre all'esposizione ci saranno tre eventi collaterali, tutti gratuiti, secondo lo spirito della manifestazione.
Mercoledì 14 gennaio alle 21 all'Iris 2000 sarà proiettato il film dei Beatles Tutti per uno per la regia di Richard Lester, con un dibattito condotto dal critico cinematografico di Libertà Manuel Monteverdi.
Mercoledì 21 gennaio alle 21 al Teatro dei Filodrammatici avrà luogo lo spettacolo Figli dei fiori, figli di Satana di Ezio Guaitamacchi, Brunella Boschetti e Roberto Monesi, dedicato alle "ombre" degli anni '60.
Mercoledì 28 gennaio alle 21 all'Auditorium della Fondazione si svolgerà una tavola rotonda dedicata ai Beatles, con la partecipazione degli stessi curatori e di molti esperti curatori e giornalisti, tra cui Rolando Giambelli, presidente dei Beatlesiani d'Italia Associati, e Rosario Bersanelli, che ai fab four ha dedicato già due pubblicazioni, i cui proventi saranno devoluti al "progetto Kenya".
Il tutto con la benedizione di Sir George Martin.
Signor Martin, è banale ma inevitabile chiederle quale ingrediente magico ha reso i Beatles fautori di un incantesimo senza pari e senza tempo.
"E' un quesito a cui ho risposto sempre in modo consapevole e personale. Il talento di John, Paul, George e Ringo era enormemente evidente fin dall'inizio. E lo fu anche per il pubblico. Una miscela magica e unica che contagiò il mondo, con un lato di mistero che resta inspiegabile ed è giusto così. Tuttavia, di enorme importanza fu anche il "tempo", gli anni '60: un'epoca intrisa di incanto, di mutamenti di stile, di un messaggio di cui i Beatles incarnarono perfettamente lo spirito diventandone i portavoce per eccellenza sotto tutti gli aspetti".
Sono moltissimi gli aneddoti sui Beatles ma anche le curiosità e le vicissitudini accadute nel corso di quegli otto favolosi anni. Lei ne ricorda uno, legato magari a un disco o a un episodio che, più di altri, ritiene significativo?
"I Beatles furono un fenomeno ma anche - e soprattutto - quattro persone straordinarie e in quegli anni le loro esistenze e quelle di chi lavorava insieme a loro, incluso me e il loro manager Brian Epstein, furono strettamente legate. Mi riferisco alla quotidianità: si trascorreva quasi tutto il tempo insieme e ogni minuto era speciale, con quei ragazzi. Difficile scegliere un solo episodio. Forse ciò che ho sempre sentito come una priorità è stata l'esigenza di chiarire alcune cose del "Sgt. Pepper", un album che, più di altri, ha rappresentato gli anni Sessanta e i giovani di allora vi si identificarono immediatamente. Alcuni critici lo considerarono un album concepito sotto l'influsso delle droghe commettendo un enorme sbaglio. Le canzoni che i Beatles scrissero e registrarono scaturirono dalla loro genialità e da una granitica consapevolezza, condita da spiritualità e fantasia e dal desiderio di sgombrare il campo dalla polverosa austerità in cui l'Inghilterra, ma anche l'Europa, soffocavano ormai da lungo tempo. Io ne fui testimone e fui il primo ad essere rapito dal lavoro dei ragazzi. E ammetto tranquillamente che il "Sgt. Pepper" si realizzò praticamente senza il mio contributo. Non ce ne fu bisogno".
A differenza di "Yellow submarine", che è considerato un album al 50% suo...
"Fu un progetto comune, strettamente legato alla realizzazione del film. Un abito tagliato su misura secondo la personalità di chi lo cuce e anche di chi lo indossa. Oltre a produrre io ho suonato, composto e arrangiato e la colonna sonora divenne per me un modo per richiamare la personalità dei ragazzi. Penso a George, ad esempio.. il suo personaggio, nel film, appare sempre accompagnato dalla musica indiana, un tune al quale pensai io, che divenne un "biglietto da visita". E ci divertiva moltissimo. Quel lavoro fu uno dei tanti magici esempi di gioco e di fantasia, che condivano i nostri giorni in quegli anni".
Signor Martin, ci riveli un suo intimo sentimento come augurio per la manifestazione sui Beatles che si aprirà, senza scopo di lucro bensì per continuare a diffondere la loro leggenda, a Piacenza sabato prossimo: come ricorda John e George?
"Prima di tutto, faccio tanti auguri alla sua città ma anche all'Italia, un paese di grandi artisti che ha sempre mostrato grande interesse per i Beatles, grazie ai Beatlesiani Associati, organizzazione che conosciamo bene anche qui. Lei mi chiede di scavare nella memoria ciò che ha colpito, credo, noi tutti profondamente. Ciò che accadde a John fu terribile, non esistono parole per definire un tale gesto perché la violenza è ingiustificabile. Ne soffrimmo moltissimo e non so dire altro perché fu un dolore senza pari, inesprimibile. La mancanza? E' grande. E ho pianto molto quando è morto George: la verità è che ormai sono vecchio e un tale addio è innaturale, come quello di un figlio che muore prima del padre. Tali tragedie non dovrebbero accadere e ci si danna per trovare una risposta che non c'è. A consolarci resta la musica, che è immortale, e mi ritengo onorato per aver condiviso la mia vita con due persone di tale levatura, umana e artistica".
In questi ultimi anni, oltre ad aver proseguito la sua attività di produttore e arrangiatore di molti grandi artisti classici e pop con l'apertura degli Air Studios, lei ha continuato a collaborare specialmente con McCartney. Com'è oggi il suo rapporto con Paul e Ringo?
"Oh.. di stima, cordialità e affetto. Con Paul c'è sempre sintonia. Quando mi capita di incontrare lui e Ringo, è un po' come ritrovarsi in famiglia".
"Let it be naked", "One", l'"Anthology"... anche nel 2000 i Beatles sono al top. E non esistono più da 35 anni!
"E' fantastico! La mia vita coi Beatles è stata un party infinito. La loro arte ha creato un'infinita bellezza per tutti e il loro messaggio è eterno. Questo è un bene, per me, per loro e per l'umanità".
Eleonora Bagarotti