Domenica 31 Agosto 2014 - Libertà
Fondazione, è il ruolo e il modello di gestione che oggi va cambiato
dalla prima pagina
Arender più difficile il processo di ristrutturazione saranno infatti le conseguenze della crisi economica globale, non gestita e non risolta, che impatteranno in modo particolarmente pesante sul modello di gestione patrimoniale delle Fondazioni bancarie ed imporranno cambiamenti nel loro ruolo istituzionale quali elargitori di risorse sul territorio. La dura realtà da accettare temo possa esser quella di rassegnarsi, senza troppe illusioni, ad un nuovo ruolo, strategicamente modificato, e molto meno "provvidenziale", purtroppo.
La crisi ha determinato la fine dell'epoca delle rendite patrimoniali più o meno certe e senza rischi. Oggi un tasso di rendimento a "zero rischio" è più o meno zero, di fatto negativo. Ed il rischio, oggi, è più che mai imprevedibile.
E' anche finita l'epoca dei ricchi dividendi provenienti dalla partecipazione nelle banche, da cui le Fondazioni sono progressivamente uscite, ma, finchè esistenti, hanno concorso in modo sostanziale alla redditività delle stesse. La speranza di dividendi bancari potrebbe spiegare infatti l'investimento fatto, in un momento sbagliato, dalla nostra Fondazione nella famosa banca. Un investitore prudente oggi non può perciò altro che perdere (di fatto) soldi o prendere rischi piuttosto difficili da capire, che una Fondazione è bene non prenda. A meno che la Fondazione sappia investire, e gestire l'investimento, anche in attività meno rischiose, a lungo termine, redditizie e produttive per l'economia del Paese, quali le infrastrutture, per esempio. Perciò molte Fondazioni hanno opportunamente investito in CDP e nel Fondo Infrastrutture (F2i) da CDP promosso. Ma il problema non si ferma qui.
Chi ha la responsabilità di nominare i vertici di una Fondazione si aspetta che vengano generate elargizione di risorse, altrimenti si considera insoddisfatto e cambia il vertice...
Ma nella realtà attuale, una Fondazione sana e ben gestita, difficilmente potrà soddisfare le aspettative distribuendo risorse non prodotte, se non ha precedentemente (quando le "vacche erano grasse") prudentemente costituito Fondi Riserva. In pratica una Fondazione prudentemente gestita, oggi dovrebbe distribuire solo valori certi più quelli già prodotti in passato e messi a riserva. Non dovrebbe invece distribuire valori producibili in futuro per non rischiare di distribuire, invece, patrimonio.
A queste condizioni, forzare obiettivi di redditività attraverso investimenti rischiosi sul lungo termine, significherebbe continuare una politica errata e pericolosa di creazione illusoria di valore e di elargizioni conseguentemente improprie e innaturali. Pertanto, sempre a queste condizioni, impegnarsi a distribuire risorse per soddisfare le aspettative di chi era abituato a riceverle, significa certezza di distribuire patrimonio.. Ma, attenzione, privare alcuni settori, quelli soprattutto orientati al bene comune, tradizionalmente dipendenti dalle risorse della Fondazione (si pensi al volontariato), è altrettanto inaccettabile per la comunità più bisognosa che ha proprio oggi più diritto di esser sostenuta.
Anzi, farlo, sarebbe persino un "delitto".
La soluzione, non miracolosa, per la nostra Fondazione, dovrebbe esser pertanto di carattere strategico più che operativo. Questa dovrebbe esser studiata e valutata attraverso una adeguata ristrutturazione del portafoglio di investimenti secondo le scelte strategiche di elargizioni che dovranno esser riformulate in modo coerente.
Mi rendo conto che quest'ultima considerazione creerà sgomento a tanti "beneficiati" nel passato, ma temo sia così. Ciò spiega perché è imprudente proporre gestioni di transizione o "di garanzia" che aumentano il rischio di perdita di tempo e di risorse. Ma il modello di intervento immaginato, oltre a competenze indispensabili e zero conflitti di interesse, vuole un assoluto consenso unanime della collettività. Ma in più vuole soprattutto che la gestione sia ispirata finalmente a "spirito di servizio" per detta collettività.
Ettore Gotti Tedeschi