Lunedì 4 Agosto 2014 - Libertà
Quei bagliori di fuoco sulle sponde del Po
Una suggestiva performance per "Il Po ricorda"
piacenza - Protagoniste sono state ancora una volta le vie d'acqua, ma lo scorso appuntamento de "Il Po ricorda" si è concluso nella notte tra i bagliori del fuoco, nella suggestiva performance del ceramista inglese Terry Davies che, insieme all'associazione Caba di Certaldo (Firenze), ha allestito in riva al Grande fiume una fornace e cotto i pezzi realizzati dai partecipanti di precedenti laboratori.
La manifestazione, che adesso si prenderà una pausa per tornare sul Lungopo mercoledì 27 agosto alle 17.30, ha preso avvio come di consueto con una conferenza, accompagnata da proiezioni di immagini, nella quale Mariarosa Lommi ha illustrato il tema della giornata: "Dimmi come mangi e ti dirò chi sei", soffermandosi anche sui significati simbolici connessi al banchetto: «Rappresentava un superamento dei confini, attraverso l'ebrezza, in un'anticipazione di quando si sarebbe varcato il limite estremo tra la vita e la morte. Analogamente - ha evidenziato Lommi - il fiume era associato alla separazione fra il mondo terreno e ultraterreno. Lo si doveva varcare per giungere nell'Oltretomba».
L'esposizione ha preso in esame riferimenti letterari (in primis il Satyricon di Petronio) e cinematografici (il Satirycon di Fellini o l'aldilà evocato in una scena della commedia 47 morto che parla con Totò). Le organizzatrici dell'associazione Arti e pensieri, presieduta da Micaela Bertuzzi, hanno anche pensato di riprodurre l'esperienza di pasteggiare come antichi romani, sdraiati su un triclinio, e magari scattarsi un selfie abbigliati da matrona, patrizio o centurione: «Al centro abbiamo posizionato il tavolino con i cibi. La collocazione, con tre letti su tre lati per complessivi nove posti, era quella tipica. Il tovagliolo serviva per pulirsi le mani durante i pasti e alla fine, ripiegato, per portarsi a casa gli avanzi, anticipando una recente tendenza».
Maddalena Pasquetti, di Caba, ha tenuto un laboratorio sul mattone «visto come un foglio bianco sul quale lasciare una traccia della nostra creatività, incidendo la superficie con un legnetto o imprimendo la forma di foglie di pioppo».
L'attenzione è stata comunque catalizzata dalla fornace costruita in loco, fin dal mattino, da Terry Davies, inventore di diverse soluzioni per portare la cottura dell'argilla nelle piazze. Sul Lungopo è stato così innalzato una sorta di tepee con la struttura di bambù e il rivestimento pazientemente fornito dalla sovrapposizione di fogli di giornale e argilla liquida del Po, fino a ottenere un "guscio" di venticinque strati. Qui, inizialmente a freddo fino a raggiungere temperature di 900-1.000 gradi, è avvenuto il processo di cottura delle piroghe modellate in creta dai partecipanti. Il forno, tutto in materiali di recupero, è fatto per progressivamente autodistruggersi, illuminato dal fuoco.
Sperimentatore, attento allo studio del lascito di lontane epoche del passato, Davies ha mostrato anche i suoi vasi dall'aspetto che rimanda volutamente a reperti archeologici riaffiorati dal mare o dal terreno. Il colore particolare è frutto «della sabbia di una spiaggia dell'isola d'Elba dove si sono accumulati gli scarti di lavorazione del bronzo a opera degli etruschi. Ne deriva una straordinaria ricchezza di elementi di stagno, rame, ferro» esemplifica Davies, che precisa di prediligere per gli smalti sempre gli elementi naturali, come la cenere e l'argilla. La passione per l'ideazione dei forni è maturata in Francia negli anni ‘90 con i forni in stile giapponese conosciuti nell'importante centro ceramico di La Borne.
Alla manifestazione erano presenti anche Annamaria Carini, archeologa dei Musei civici di Palazzo Farnese, e Tiziana Albasi, assessore alla cultura, che, insieme al collega Luigi Rabuffi (ambiente), hanno collaborato all'iniziativa, sostenuta dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano e da Selacar, con il patrocinio del Francigena festival.
Anna Anselmi