Giovedì 7 Agosto 2014 - Libertà
Subito un percorso per riavvicinarla ai piacentini
L'intervento della Cgil
Trasparenza, una discussione approfondita con il territorio attorno a scopi, modalità d'erogazione e Statuto e una definizione chiara e univoca sul patrimonio, da subito. Ci sono dei capisaldi attorno ai quali la Cgil chiede di aprire una discussione sulla Fondazione di Piacenza e Vigevano. Abbiamo guardato con grande apprensione alla parabola discendente che ha colpito l'ente che vide la sua genesi nei monti di Pietà di Piacenza di fine ‘800.
Un percorso - quello sfociato nelle Fondazioni bancarie con la Legge Ciampi - che ha accompagnato i territori in una transizione che oggi appare degenerata in una finanziarizzazione del mercato e della società, a cui la Fondazione piacentina non è riuscita a guardare con la "giusta distanza", cadendo in una trappola che ha fatto perdere tanta, troppa capacità d'erogazione. E credibilità. Lo Statuto della Fondazione piacentina recita come "nel rispetto del principio di sana e prudente gestione", l'Ente possa compiere "tutte le operazioni finanziarie, commerciali, immobiliari e mobiliari necessarie o utili al perseguimento dei propri fini". Ma, considerato che la gestione del patrimonio deve essere innanzitutto orientata alla diversificazione e al controllo del rischio, qualcosa è andato evidentemente in "corto circuito". L'impiego del patrimonio - come sottolinea un documento approvato dalle Acri (l'Associazione delle Fondazioni) - richiede infatti un'attenta pianificazione strategica, che determini sempre diverse tempistiche degli investimenti e permetta di diversificare gli strumenti attraverso cui effettuarli. Gli errori compiuti ed una gestione apparsa ai più come "disinvolta" ledono pesantemente l'immagine di un Ente che per sua natura dovrebbe essere vissuto come una risorsa ed un'opportunità per l'intera comunità. Oggi viviamo una perdita di credibilità di tutta la classe dirigente dovuta a un non-sense percepito dai cittadini che vedono lontani istituzioni e corpi sociali che hanno accompagnato la trasformazione del Paese. Oggi si chiede molto di più in termini di condivisione e trasparenza: è un sentimento popolare emerso per l'incapacità di governo vissuta sulla loro pelle dai cittadini per troppi anni. Quello che si impone è quindi un salto di qualità nelle prassi decisionali e nei metodi di partecipazione degli stessi cittadini alla vita delle Istituzioni che restituisca loro fiducia e senso civico di appartenenza. Il primo passo in questa direzione è la consapevolezza; ciò che occorre alla Fondazione di Piacenza e Vigevano per riprendere credibilità e forza è, infatti, un'operazione-verità e trasparenza. Trasparenza nelle erogazioni, quelle concesse e quelle non concesse, e trasparenza sulle scelte effettuate e sui metodi utilizzati. Sul recente passato della Fondazione e sull'inchiesta in corso della procura della Repubblica di Piacenza, siamo certi che solo la chiarezza totale sugli accadimenti di questi anni possa creare le condizioni per restituire una immagine adeguata ad un patrimonio di tutto il territorio come la Fondazione. Lo Statuto della stessa definisce "settori rilevanti" nella destinazione delle risorse. Educazione, istruzione e formazione; ricerca scientifica e tecnologica; arte, attività e beni culturali; volontariato, filantropia e beneficenza e assistenza agli anziani. Bene. Queste sono attività fondamentali per un territorio, ma il "qui e ora" piacentino parla di una fase critica dal punto di vista occupazionale e delle condizioni socio economiche, quali effetti più evidenti della crisi in corso ed è per noi evidente che, di conseguenza, si debba avviare una discussione sullo Statuto, per ampliarne i compiti e definire nuove e diverse priorità. Pensiamo ad una Fondazione che sappia davvero intercettare e leggere i bisogni reali del territorio, accompagnando con un supporto anche e sempre più concreto i percorsi che le parti sociali e gli Enti Locali hanno avviato in questi anni di crisi sui temi del sostegno al reddito ed aiuti alle fasce più deboli della popolazione.
Risorse sempre più importanti devono e possono essere indirizzati verso questi bisogni, disegnando un sistema di welfare sempre più inclusivo e universale. Lo diciamo in base anche alle dichiarazioni di Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo e dell'Acri, che nel mezzo della bufera di MPS disse che le fondazioni saranno un pilastro del nuovo welfare (Avvenire, Maggio 2014). Un nuovo welfare che possa "da un lato contribuire a evitare sprechi, duplicazioni e assenza di responsabilizzazione" e dall'altro "favorire la crescita del sistema economico e sociale, generando opportunità di lavoro". Al di là delle valutazioni di merito su quale sia il modello di welfare da sostenere e promuovere, è chiaro che la necessità di riorganizzare il sistema di stato sociale italiano e l'urgenza di avviare un processo di ridisegno partecipato e di lungo respiro sono all'ordine del giorno della discussione nelle Fondazioni bancarie. Per questi motivi, appunto, una discussione seria ed approfondita sui compiti e sugli obiettivi dell'Ente a Piacenza è assolutamente indispensabile. In tale processo, ineludibile sarà il coinvolgimento attivo di persone e famiglie, Enti Locali, società civile organizzata, imprese e Sindacato. La Cgil propone di avviare a Piacenza questo percorso e di farlo da subito perché il momento di far ritornare la Fondazione vicina ai piacentini, al riparo da interessi di parte e ingerenze inaccettabili, è ora. Anche e soprattutto nei momenti più difficili il nostro tessuto sociale ha saputo dare risposte urgenti e concrete. Dimostriamo che siamo ancora capaci di farlo.
GIANLUCA ZILOCCHI
Segretario generale Cgil Piacenza