Mercoledì 6 Agosto 2014 - PiacenzaSera
Fondazione, LA LETTERA dal Ministero: "90% del patrimonio indisponibile"
Il Ministero dell’Economia vuole vederci chiaro sulla situazione patrimoniale della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Con una lettera assai dettagliata (che pubblichiamo integralmente) - come anticipato da PiacenzaSera.it venerdì scorso - arrivata in via S. Eufemia, il dipartimento del Tesoro chiede una serie di informazioni e chiarimenti su tutta una serie di operazioni finanziarie realizzate dall’ente negli anni passati.
Sono quelle operazioni di cui parlano anche le cronache nazionali del Corriere e L’Espresso e che hanno comportato l’acquisto di titoli strutturati e derivati, ora "in pancia" all’ente. Il Ministero e la sua autorità di vigilanza vogliono in particolare approfondire se tali operazioni rispondano ai criteri prudenziali iscritti nello statuto della Fondazione e alla sua natura senza fini di lucro.
Ma nella lettera inviata dal Ministero dell’Economia non mancano alcuni rilievi rispetto alle operazioni finanziarie svolte, si parla di eccessiva indisponibilità del patrimonio, immobilizzato quasi al 90 % del suo valore.
Inoltre si chiede un elenco analitico, dal 2000 ad oggi, di tutti i titoli strutturati, titoli di debito, contratti a termine, derivati, obbligazioni strutturate e non, polizze di capitalizzazione nonché di tutte le altre immobilizzazioni finanziarie, con indicazione delle date di sottoscrizione dei relativi contratti.
ECCO IL TESTO DELLA LETTERA DEL MINISTERO -----------------------------------------------------------
Alla Fondazione di Piacenza e Vigevano Al Collegio dei Sindaci della Fondazione di Piacenza e Vigevano
Oggetto: Art. 10, comma 3, lett. d), del d.lgs. n. 153/99.
Con lettera del 23.1.2009, a seguito della richiesta di questa Autorità di vigilanza del 16.12.2008, codesta Fondazione comunicava di detenere, al 31/12/2008, i seguenti strumenti finanziari derivati (stipulati a seguito dei suggerimenti di ”Prometeia Advisor sim SpA)” (nota1 a fondo pagina):
Operazione effettuata senza l’impiego di nuova cassa relativa a:
• Acquisto a termine di € 3 mln. di azioni Unicredit con prezzo a termine pari ad € 5,13 per ciascuna azione. Tale prezzo forward era già riferito ad un primo rinnovo dell’originario contratto iniziato nel febbraio 2008 che prevedeva un prezzo di € 5,05.
• Acquisto a termine di € 3.374.465 azioni Intesa San Paolo con prezzo a termine pari ad € 4,647 per ciascuna azione. Tale prezzo forward era già riferito ad un primo rinnovo dell’originario contratto iniziato nel febbraio 2008 che prevedeva un prezzo di € 4,6048.
• Vendita, e incasso del relativo premio di circa € 1,6 mln, di opzioni call sui titoli di cui sopra con “strike price” superiore ai singoli prezzi a termine. I contratti d’acquisto a termine sarebbero stati rinnovati ad ogni scadenza fino a quando le quotazioni di Intesa e Unicredit sarebbero state almeno pari ai prezzi a termine fissati nei contratti medesimi. Il rischio implicito dell’operazione era rappresentato dalla chiusura dei contratti a termine in una fase in cui i prezzi a termine sarebbero stati superiori ai prezzi di mercato.
La Fondazione riferiva che se i contratti fossero stati chiusi al 31/12/2008, la perdita sarebbe stata di circa 10 milioni di euro sulle azioni Unicredit e di circa 7 milioni sulle azioni Intesa San Paolo. I contratti in esame sono stati rinnovati varie volte.
Acquisto a termine azioni ISP. Al 31.12.2013 tale contratto risulta chiuso, in quanto, tra i mesi di marzo e aprile 2012, la Fondazione ha perfezionato un’operazione con la quale: - ha eliminato il contratto a termine su azioni Intesa in quanto nell’impegno è subentrato Credit Suisse; - ha ridotto “in misura drastica la durata media del portafoglio investito in quanto tecnicamente la ristrutturazione ha visto il conferimento, in un veicolo Credit Suisse, di titoli (con cedole future tra il 3,5% e il 4,5% e scadenze fino al 2037) e liquidità da parte della Fondazione per un nominale di 60 milioni di euro: in cambio è stato emesso un bond di pari valore, con cedola al 2% e durata 12 anni.
La nuova obbligazione ha una durata di 12 anni contro una durata media residua dei titoli conferiti di circa 18 anni”. Tale operazione di ristrutturazione finanziaria prevede, quindi, il conferimento in un “veicolo” denominato CMS – Custom Market Securities Plc, con una cedola fissa annua del 2% e scadenza 19/04/2024.
Il nuovo bond, del valore nominale di euro 60 milioni è stato contabilizzato (€ 55.002.141,67) tra le immobilizzazioni finanziarie – obbligazioni – al valore netto contabile dei titoli in esso conferiti depurato dei risconti e scarti di negoziazione ad essi riferiti e del fondo rischi per maggior oneri contratto forward Intesa accantonato alla data di conferimento (19/04/2012).
Dal bilancio relativo all’esercizio 2013, si evince che, nei primi mesi del 2014, al fine di ridurre il profilo di rischio del sottostante, si è provveduto, attraverso un’operazione “free of payment”, all’asset exchange del titolo CMS con un’altra Nota emessa sempre da Credit Suisse, i cui sottostanti sono titoli BTP, con scadenza 2044 (CMS 2).
Al riguardo, questa Autorità di vigilanza rileva come in tal modo codesta Fondazione abbia sì ridotto i profili di rischio diminuendo, comunque, il rendimento (dal 2% all’1,89%) e irrigidendo la struttura patrimoniale, allungando nuovamente la durata media del portafoglio; si ricorda che la riduzione della durata media del portafoglio costituiva una delle motivazioni a fondamento della prima operazione di ristrutturazione CSM di cui si è detto sopra.
Acquisto a termine azioni Unicredit. Si evidenzia che il 19 dicembre 2008 - data di scadenza del contratto - il prezzo di chiusura del titolo Unicredit S.p.a. quotava € 1,78 e, quindi, inferiore al prezzo a termine stabilito dall’Ente di € 5,13. L’Ente ha provveduto a diversi rinnovi del contratto. In particolare, occorre rilevare che il “rolling” definito il 30 aprile 2009 con scadenza dicembre ha visto fissare, in un primo tempo, il prezzo a termine delle azioni Unicredit a euro 5,13 e poi rettificare detto valore a € 4,55 a seguito del dividendo distribuito dalla banca.
La Fondazione ha richiesto poi un termine contrattuale più esteso per l’eventuale esercizio dell’acquisto a termine delle azioni Unicredit. La controparte dell’operazione, Deutsche Bank, ha accolto favorevolmente la proposta e ha ritenuto di stipulare un contratto quinquennale, scadenza 19 dicembre 2014, entro il cui termine la Fondazione potrà entrare in possesso delle azioni o valutare una nuova proroga. Il contratto in essere, stipulato con Deutsche Bank, prevede, con riferimento alle azioni Unicredit, l’acquisto a termine di n. 557.599 azioni Unicredit (e non più n. 3.381.003 azioni originarie) con un prezzo a termine (prezzo forward) pari a € 34,87 per ciascuna azione (e non più € 5,75), con scadenza 19.12.2014.
Al riguardo, si individua una forte anomalia sul prezzo forward stabilito (€ 34,87 al 31/12/2011), in quanto, al 30.12.2011, il titolo Unicredit quotava € 1,29. In merito a quanto precede, occorre rilevare che l’incremento del prezzo forward a € 34,87 sembra andare in contrasto con l’obiettivo della Fondazione, di cui alla Nota Integrativa del bilancio d’esercizio 2012, e cioè “[…] inserire nel patrimonio della Fondazione, nel 2014, azioni delle prime due banche italiane, fino al 10% del patrimonio stesso, al fine di differenziare gli investimenti principalmente allocati in titoli obbligazionari…); infatti l’Ente non avrà nessuna convenienza, a scadenza, ad esercitare il contratto essendo il prezzo di mercato dell’azione notevolmente inferiore al prezzo forward fissato nel contratto.
Al riguardo, nel premettere che questa Autorità di vigilanza fa riserva di eventuali ulteriori considerazioni e valutazioni anche alla luce della documentazione di cui si dirà infra, si chiede a codesta Fondazione quanto segue:
un elenco analitico, dal 2000 ad oggi, di tutti i titoli strutturati, titoli di debito, contratti a termine, derivati, obbligazioni strutturate e non, polizze di capitalizzazione nonché di tutte le altre immobilizzazioni finanziarie, con indicazione delle date di sottoscrizione dei relativi contratti;
tale elenco dovrà essere accompagnato dall’indicazione delle relative variazioni annuali in aumento o in diminuzione, sia del nozionale che del valore di bilancio.
Valutazioni di codesto Ente in ordine;
- al vantaggio e alla convenienza economica sia dell’operazione di ristrutturazione finanziaria che ha previsto il conferimento in un “veicolo” denominato CMS – Custom Market Securities Plc con scadenza 19/04/2024, sia della successiva operazione con scadenza al 2044 che ha irrigidito la struttura patrimoniale della Fondazione;
- al contratto a termine con Unicredit e alle motivazioni che hanno indotto la Fondazione a rinnovare l’accordo prevedendo un prezzo forward non congruo con le quotazioni di mercato. Poiché nel comunicato stampa della Fondazione del 9.2.2013, è riferito che tale contratto è oggetto di trattativa per essere risolto, si forniranno eventuali aggiornamenti al riguardo;
- alla polizza di capitalizzazione sottoscritta con Lombard Assurance di cui al comunicato stampa di codesta Fondazione del 9.2.2013, provvedendo anche a chiarire come con la stessa “è stata tra l’altro ottimizzata la leva fiscale”.
Codesta Fondazione provvederà a confermare la rispondenza della propria gestione patrimoniale alle linee strategiche determinate dal proprio organo di indirizzo, tenuto anche conto dell’eccessiva indisponibilità del patrimonio, (l’attivo immobilizzato è pari a € 359.901.070,10 e rappresenta l’89,64% del Totale attivo).
Fermo quanto precede, da notizie disponibili sul web, questa Autorità di vigilanza, ha appreso che:
il Presidente della Fondazione avrebbe annunciato le sue dimissioni a causa del mancato azzeramento del Consiglio di Amministrazione richiesto al Consiglio generale. In un’intervista (LIBERTÀ del 21.6.2014), il Presidente ha rappresentato che la decisione di dimissionare tutto il C.d.A. era diretta “verso coloro che avevano già rivestito la carica di consiglieri, ma per non dare la colpa a uno piuttosto che a un altro e avendo visto che ormai quasi tutti non collaboravano con me, ho chiesto la revoca di tutto il Cda. Più che scavalcato, sono stato esautorato, venivo a sapere di certe azioni dopo che erano state fatte".
“Uno per tutti, la nomina dei legali quando c’è stato il trapasso di titoli in Svizzera l’estate scorsa (200 milioni, trasferiti e subito rientrati, all’origine del licenziamento dell’ex direttore, ndr). Un paio di miei consiglieri si sono sentiti in dovere di andare in uno studio legale di Milano per sistemare le cose e io non ne sapevo niente. Ma lo Statuto dice che la nomina dell’avvocatura è prettamente di mia competenza, quale legale rappresentante della Fondazione”.
Tra i fatti che il Presidente ritiene particolarmente gravi è stato quello “di aver saputo da un amico bancario, per strada, che vi era la possibilità che due consiglieri con firme abbinate potessero impegnare la Fondazione senza dover ottenere l’assenso del presidente. A novembre ho chiesto di correggere questa anomalia. E’ giusta la garanzia diuna seconda firma, ma la prima deve essere del presidente. Ripeto, fino a dieci giorni fa due consiglieri del Cda potevano impegnare la Fondazione senza che io lo sapessi, malgrado la delibera presa a novembre”.
In merito alla tematica degli investimenti, il Presidente fa presente che “è stata fatta recentemente un’operazione finanziaria con la banca Credit Suisse, la ristrutturazione di un investimento di circa 60 milioni di euro deliberato nel 2012. Si trattava di un’operazione non urgente che è stata attuata senza attendere il passaggio in commissione investimenti. E siamo qui oggi a non firmare erogazioni da 600 euro, mentre su quelle operazioni erano tutti pronti....l’operazione fu fatta per correre meno rischi, che prima erano molto gravi, operazioni simili vengono fatte non senza dolore, si sono dovuti allungare i titoli fino al 2044, con rendita molto minore. Ora dormiamo tranquilli, però avrei voluto capirne di più”.
Vi è, inoltre, un’interrogazione rivolta al Sindaco Paolo Dosi, dalla quale sembra che, all’inizio del mese di agosto 2013, alcuni istituti di credito e di consulenza di private banking, aventi in deposito titoli della Fondazione di Piacenza e Vigevano, avrebbero ricevuto la richiesta, sottoscritta dal Direttore Generale e dal Presidente di quest’ultima, di trasferire gli stessi presso la Julius Baer di Lugano alla quale sarebbe stato affidato l’incarico di valutare la possibilità di una “ristrutturazione” dei detti titoli (si parla di circa 200 milioni di titoli trasferiti e poi subito rientrati).
Tale operazione sarebbe stata all’origine del licenziamento dell’ex direttore. La Fondazione verso la fine del mese di agosto, avrebbe inviato una nuova lettera agli operatori che avevano trasferito i titoli con la quale si chiedeva di volere fare “rientrare” gli stessi. Successivamente, l’Ente avrebbe comunicato agli istituti di credito e alle società finanziarie interessate che ogni operazione - in futuro richiesta - avrebbe dovuto recare la firma congiunta di due dei quattro amministratori della Fondazione specificatamente indicati (Presidente, Vicepresidente, un Consigliere nominato dal Comune di Vigevano, altro Consigliere della Fondazione) in luogo di quelle precedentemente autorizzate del Presidente e del Direttore generale.
Tutto ciò premesso, codesta Fondazione provvederà a relazionare questa Autorità di vigilanza in merito alla veridicità dei fatti riportati fornendo, oltre al riepilogo dei fatti, le proprie motivazioni e valutazioni per quanto attiene :
i titoli che sarebbero stati trasferiti in Svizzera e poi fatti rientrare; al riguardo, l’Ente dovrà indicare la finalità del trasferimento presso la Banca svizzera, il motivo del rientro in Italia e la piena rispondenza dell’operazione alle norme di legge;
al licenziamento dell’ex Direttore Generale;
alle annunciate dimissioni del Presidente Scaravaggi. Il Collegio Sindacale, per quanto attiene al contenuto della presente nota, provvederà a fornire una propria relazione in merito. Il documento dell’organo di controllo dovrà, altresì, evidenziare la rispondenza della gestione del patrimonio della Fondazione ai principi normativi di coerenza con la natura di ente senza fine di lucro (nota2) e di criteri prudenziali di rischio attesa anche l’elevata percentuale di indisponibilità del patrimonio.
Da ultimo, il Collegio Sindacale vorrà svolgere un’analisi sulle modalità di gestione dei processi decisionali della Fondazione evidenziando se gli stessi siano idonei a garantire i bilanciamenti tra le funzioni operative e quelle di controllo, con obblighi di informazione e di verifica atti a assicurare la piena trasparenza dell’attività della Fondazione. A tale riguardo, i.e., si chiede di chiarire la tempistica dell’iter di approvazione del bilancio atteso che, l’ultimo documento trasmesso, relativo all’esercizio 2013, risulta approvato dal Consiglio Generale il 24.4.2014 e, quindi, in data anteriore alla Relazione della società di revisione dell’8.5.2014.
Codesta Fondazione provvederà, inoltre, a trasmettere un elenco aggiornato dei componenti gli attuali organi con indicazione, per ciascun membro, della data di inizio e termine del mandato. Da ultimo, si provvederà ad aggiornare lo scrivente in ordine ad eventuali sviluppi del contenzioso relativo allo Swap Fresh Monte Paschi. Resta fermo che tutte le informazioni richieste saranno corredate dalla relativa documentazione di supporto. Si fa riserva di ulteriori comunicazioni di questa Autorità di vigilanza alla luce anche di un più approfondito esame del documento contabile relativo all’esercizio 2013.
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nota1
1 Nella Nota Integrativa del bilancio d’esercizio 2012 la Fondazione rappresenta quanto segue: “i contratti derivati Forward su azioni Unicredit e Intesa SanPaolo (di iniziali 40 milioni circa) conclusi con Deutsche Bank nel febbraio 2008 e scadenti nel dicembre 2014, furono consigliati dal consulente Prometeia sulla base di suoi studi che prevedevano una crescita futura dei prezzi di borsa dei titoli azionari delle banche. L’obiettivo era quello di inserire nel patrimonio della Fondazione, nel 2014, azioni delle prime due banche italiane, fino al 10% del patrimonio stesso, al fine di differenziare gli investimenti principalmente allocati in titoli obbligazionari. Il prezzo d’acquisto delle azioni, fissato nel 2008, era coerente con le valutazioni borsistiche dell’epoca e del Patrimonio Netto delle due banche: infatti le azioni Unicredit registravano quotazioni (a prezzi rettificati a seguito dell’aumento di capitale di fine 2011 e dell’accorpamento delle azioni esistenti) fino a 70 euro mentre oggi quotano intorno ai 4 euro. Il prezzo a termine (per la data del 19 dicembre 2014) venne fissato a 57,5 euro. Purtroppo il fallimento della banca Lehman fece crollare i prezzi dei titoli bancari facendo apparire elevati i prezzi d’acquisto fissati inizialmente. Senza alcun esborso di liquidità la Fondazione riuscì, nel 2008, attraverso la vendita di opzioni call, ad incassare la differenza fra il prezzo pattuito e l’incremento del valore del titolo [a tale data]: l’incasso fu di quasi 2 milioni di euro”.
nota2
Si fa riferimento, i.e, al titolo strutturato - Boats Credit Suisse - legato alla performance di due indici di proprietà di Credit Suisse che investono in mercati diversificati. Il sottostante del titolo è rappresentato da una Nota Credit Suisse linkata al rischio Italia (credit default italiano)