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Domenica 20 Luglio 2014 - Libertà

Regina Carter, omaggio ai ritmi afroamericani

Estro e sensibilità avvicinano il violino classico al jazz

di FABIO BIANCHI
Cosa può accomunare due mondi musicali lontanissimi come il violino - emblema del classico per eccellenza - e la grande koinè jazzistica afroamericana? Semplice, estro e sensibilità di Regina Carter, la più grande violinista jazz di questi anni. E gli organizzatori del Valtidone Festival hanno di nuovo fatto centro: il Regina Carter Quintet è stato infatti protagonista di Southern comfort, applauditissimo concerto nel castello di Santimento, comune di Rottofreno.
Compresa nella sezione Valtidone Etnica/Jazz, la performance si è avvalsa del contributo degli espertissimi Alvester Garnett (batteria), Will Holshouser (fisarmonica), Chris Lightcap (basso) e Martin Sewell (chitarra).
Importanti le parole introduttive - non di circostanza stavolta - all'evento sia del direttore artistico della manifestazione Livio Bollani che del sindaco di Rottofreno Raffaele Veneziani. Quest'ultimo ha ricordato che «quando Bollani mi ha contattato per illustrarmi il programma mi ha detto: "Siediti! ". Da lì ho capito che... ». Poi ha sottolineato come «il concerto sia una "rinascita" per il borgo di Santimento, nel Medioevo crocevia della zona ma anche per la famiglia Colla che ci ospita e che, di recente, ha subito gravi danni ad un proprio immobile di questo complesso».
Bollani ha ricordato che gli stessi artisti presenti al Valtidone Festival - Carter, Michel Camilo... - si esibiscono in questi giorni ad Umbria Jazz e al Ravello Festival per cui...
Infine Francesco Scaravaggi, presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, ha rimarcato quanto forte sia «il potere di coesione della grande musica paragonabile a certi capolavori d'arte. Stasera siamo di fronte ad un bellissimo quadro».
In elegante abito rosso Carter ha subito stregato i numerosi presenti: il suo approccio sicuro, spigliato e disinvolto ha ribadito la sua immensa classe. Il violino, strumento melodico, utilizzato trasversalmente e recependo soprattutto suggestioni ritmico-percussive, con lei dilata considerevolmente le potenzialità espressive.
Southern comfort è anche il titolo dell'ultimo cd di Carter, tributo alla musica popolare del sud degli Stati Uniti, affascinante melting pot ed ecco il significato metaforico del titolo, vero e proprio "comfort" spirituale.
Inizio spumeggiante con Honky tonkin', motivo swampy e virato al funky grazie al batterista, in Hickory wind emerge l'eclettismo stilistico di Carter e l'amore per la world music. Altro forte scossone emotivo e psicologico con Shoo-rye dove riecheggiava l'eredità irlandese mentre I'm going home on the morning train è un tributo al folk autoctono stelle e strisce. Mandingo street e Just squeeze me appartengono ad altri album ma anch'essi riflettevano la verve creativa. Miner's child era invece esplicitamente dedicata al "paternal grandfather" (nonno paterno) nato - come affermato dalla stessa Carter - nel 1893 in Alabama, per decenni purtroppo sfruttato nelle miniere ma, nondimeno, grande amante della musica. Chiusura e bis finale con Zerapiky, autentico virtuosismo.
Gli artisti americani più impegnati già in altre occasioni ci hanno impartito "sonore" lezioni di maestria tecnica e stilistica. In Carter impressiona il mix micidiale di classico e jazz, swing e funk, afrocubano e bop, non ultimo work-songs e mistico gospel. Carter ha dettato i tempi, mostrato infinita gamma di soluzioni - doppi armonici, pizzicato, vibrato, note doppie... - e, soprattutto, intonazione invidiabile e superlativo senso della musica. Spesso è difficile per critici o recensori aggiungere qualcosa a chi ha già raggiunto la perfezione.

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