Lunedì 30 Giugno 2014 - Libertà
«Noi, felici di tornare a Piacenza»
"Summertime in Jazz": stasera Tuck & Patti nel cortile della Fondazione
piacenza - «Alfredo, ora che la nostra intervista è finita, posso farti una domanda io? ».
Tu a me, Tuck? Ma certo
«Visto che tu scrivi per il giornale di Piacenza, volevo chiederti: tu, per caso, eri al concerto che abbiamo fatto nel 1989 a Fiorenzuola, nella discoteca My Way? ».
Certo che c'ero. Grandissima esibizione. Perché?
«Perché è stato uno dei concerti più belli della nostra vita: Patti e io abbiamo un ricordo magico di quella serata di venticinque anni fa, ci capita ancora di ripensarci. Abbiamo un gran bel ricordo anche di un altro concerto che abbiamo tenuto vicino a Piacenza: è stato al Fillmore di Cortemaggiore, una dozzina di anni fa. È un piacere, per noi, tornare a suonare dalle tue parti, Alfredo: sono posti che, per qualche motivo, tirano fuori il meglio di noi».
Per raccontarvi il nostro colloquio con Tuck & Patti, il meraviglioso duo chitarra-e-voce che stasera alle 21.15 si esibirà in un attesissimo concerto a ingresso libero nel cortile di Palazzo Rota Pisaroni, (sede della Fondazione di Piacenza e Vigevano in via Sant'Eufemia 13), abbiamo scelto di partire dalla fine: l'epilogo imprevisto in cui Tuck Andress, lo stratosferico chitarrista che da trentasei anni è una delle metà del duo (l'altra è dolcissima, carismatica cantante Patti Cathcart), rivela che il Piacentino è nell'album dei ricordi più cari suoi e di Patti. Eppure questa è la prima volta che il magico duo americano, ai vertici assoluti del jazz mondiale fin da Tears of Joy, il suo album di debutto datato 1988, si esibisce nel nostro capoluogo: merito del Piacenza Jazz Club, la benemerita associazione presieduta da Gianni Azzali, che, con il sostegno della Fondazione, organizza la rassegna estiva Summertime in Jazz, aperta proprio dal concerto di Tuck & Patti.
Nera ed estroversa lei, bianco e timido lui, Tuck e Patti sono la conferma vivente di un antico luogo comune: le coppie basate sui contrasti sono quelle che sperimentano l'armonia più profonda. Marito e moglie nella vita, sono inseparabili dal 1978: l'anno in cui Patti si presentò a un provino del gruppo in cui suonava Tuck e cantò (accompagnata da lui) Out of the night came you di Horace Silver. I due, letteralmente, fuggirono insieme subito dopo, lasciando il gruppo con un palmo di naso. Da allora girano il mondo, cantando d'amore con amore: sono una grande orchestra fatta solo di una voce e una chitarra.
Il vostro repertorio ormai è imponente: che cosa ascolteremo nel vostro concerto a Piacenza?
Patti: «Non sarà una vera e propria retrospettiva, però offriremo un panorama completo della nostra carriera. E, se qualche spettatore desidera sentire da noi una canzone in particolare, lo invitiamo a farlo sapere agli organizzatori prima del concerto: faremo il possibile per esaudire la sua richiesta».
Nella storia del jazz, nessun altro duo per voce e chitarra, nemmeno quello, leggendario, di Ella Fitzgerald e Joe Pass, ha mai raggiunto un affiatamento paragonabile al vostro: nella vostra capacità di "improvvisare in due" c'è qualcosa che rasenta la telepatia. Qual è il segreto di una intesa così perfetta?
Patti: «Non c'è un segreto: c'è stato solo un incontro in cui ciascuno dei due ha capito subito di avere incontrato la sua anima gemella, in tutti i sensi. Siamo stati benedetti, ne siamo consapevoli e ne siamo grati a Dio. Noi cantiamo e suoniamo per Dio, prima ancora che per noi stessi e per chi ci ascolta».
Entrambi, prima di conoscervi, avete vissuto intensamente la seconda metà degli anni Sessanta nella scena di San Francisco: quella della controcultura, degli hippies, dell'Estate dell''Amore. Quel mondo vi influenza ancora?
Patti: «Quello è stato un momento stupefacente per le arti e per la musica anche perché era una stagione di grandi aspettative: l'America viveva la tragedia della guerra del Vietnam e c'era l'illusione che la musica potesse fermarla. Ora sappiamo anche troppo bene che la musica non può cancellare il male del mondo. Ma può indicare una piccola luce: cantare l'amore significa ricordare a tutti che l'amore è possibile, l'amore è reale».
Siete noti come insegnanti di bravura leggendaria: Tuck, ovviamente, di chitarra e Patti di canto. Ora vi siete messi anche a tenere lezioni via Skype, annullando distanze immense grazie a Internet. Che cosa deve fare un musicista italiano per prendere lezioni da voi?
Tuck: «Deve andare sul sito www. tuckandpatti. com e cliccare il casto "Book now! ": e tutto inizia! (ride, ndr). Non diamo solo lezioni: produciamo anche dischi, se la musica ci piace. Giovani musicisti italiani, fatevi avanti! »
In trentasei anni, tra voi, non ci sono mai stati momenti di crisi, sentimentale o artistica? Nessuno di voi due ha mai pensato: "Basta, dobbiamo dividerci"?
Tuck: «No».
Patti: «No, non è una possibilità. Siamo una coppia senza uscita! (ride, ndr). Per amarsi a lungo bisogna sempre ricordarsi due cose. Primo: trattarsi sempre a vicenda con rispetto. Secondo: ricordarsi che l'amore è la cosa più bella che possa capitare e che non va mai dato per scontato».
Forse dovrebbero dare lezioni anche di questo.
Alfredo Tenni