Martedì 1 Luglio 2014 - Libertà
Piacenza, città di passaggio e di scambi
Dalla statua di Kleomenes alla Madonna Sistina di Raffaello: viaggio nel passato
piacenza - Dalla statua di Kleomenes alla Madonna Sistina di Raffaello: il viaggio a ritroso nel passato, per recuperare il rapporto un tempo intenso tra la città e il fiume, compiuto dalla manifestazione "Il Po ricorda", ha riannodato i fili dell'arte, offrendo uno sguardo diverso su alcune delle più significative testimonianze legate al nostro territorio, nel primo degli appuntamenti della seconda edizione dell'iniziativa, a cura dell'associazione Arti e pensieri, in collaborazione con il Comune di Piacenza (rappresentato nel pomeriggio inaugurale dagli assessori Tiziana Albasi, cultura, e Luigi Rebuffi, ambiente), con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano e di Selecar.
Il tema di quest'anno, "Storie di confine", è stato analizzato nella conferenza di Elisa Ponzi e Raimondo Sassi sotto l'aspetto "La città dal volto di fiume", con riferimento alle tracce fisiche superstiti di un'identità connotata dall'essere stata Piacenza zona di passaggio e dunque di intensi scambi. Ponzi è partita dalla complessità etnica del territorio, prima dell'arrivo dei romani diviso tra la cultura egemone dei celti, i liguri e gli etruschi, questi ultimi in particolare attraverso la cultura di Sant'Ilario-Remedello come confermato dai ritrovamenti nelle sepolture di Pontenure nel 2006. «Per i romani il Po assunse sicuramente una funzione difensiva, dischiudendo anche opportunità di apertura verso nuovi mondi, grazie al transito di merci e idee. Gli stessi marmi impiegati per abbellire la città giungevano per via fluviale» ha esemplificato Ponzi.
Sassi ha parlato dell'età moderna, quando ancora i bastioni a nord della città servivano per proteggere l'abitato, come all'epoca del cannoneggiamento spagnolo nel seicento dalla riva lombarda. La cartografia dà conto della configurazione del lembo settentrionale del centro urbano, caratterizzato nell'area del varco di Porta Borghetto dal complesso abbaziale di San Sisto, i cui monaci benedettini controllavano il vicino porto sul Po. A riprova della potenza politico-economica del monastero, Sassi ha citato la splendida pala di Raffaello, «un quadro romano collocato, con valenze anche politiche, in un punto di passaggio obbligato, nel momento in cui Piacenza, sottomessa nel 1512 a Papa Giulio II, assumeva il ruolo di confine strategico». Dal 1752 il capolavoro è stato venduto a Dresda, atto che ha offerto lo spunto per riflessioni sull'importanza del nostro patrimonio e la necessità di capirne il valore insostituibile per non ripetere errori irrimediabili.
Il successivo laboratorio di pittura, allestito da Chiara Belloni, si è soffermato sulle ricette usate dai pittori del rinascimento per realizzare la tempera grassa e magra, invitando poi il pubblico a dipingere campiture predisposte, per sperimentare il concetto di confine, mentre la degustazione ha riunito i sapori delle località rivierasche lungo il Po.
Anna Anselmi