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Venerdì 4 Luglio 2014 - Libertà

Dado Moroni e West: il pianismo raffinato e una voce di velluto

di MATTEO PRATI
Lo stile elegante, il pianismo originale, il tocco scaltro, voce di velluto, la carezza e il graffio, l' attimo fuggente, tinte nostalgiche e istinto, tecnica pregevole e autenticità, stralci di puro groove, fraseggio brillante. Dado Moroni e Adrienne West, uno dei più quotati pianisti italiani nel mondo e la deliziosa lady jazz newyorchese. Alle spalle una sfaccettata sezione ritmica: il contrabbasso di Rosario Bonaccorso, la chitarra di Alessio Menconi e alle percussioni Nicola Angelucci. Un quintetto da stropicciarsi gli occhi per una serata da incorniciare. In campo per un tributo a mister Nat King Cole, icona mondiale dal doppio passaporto musicale: pianista jazz di grande sensibilità e talentuoso cantante di fama internazionale.
Il Valtidone Festival fa tappa a Sarmato con un concerto palpitante, uno dei più attesi del fitto cartellone della ricca rassegna diretta da Livio Bollani con il sostegno di Fondazione Piacenza e Vigevano, in collaborazione con Editoriale Libertà e organizzata con l'associazione Tetracordo e Fondazione Valtidone Musica. Le suggestione di un jazz "di consumo" capace di coinvolgere fette di pubblico sempre più vaste. E davanti al frizzante combo un pubblico molto numeroso. Spettatori accolti dai saluti calorosi del sindaco di Sarmato, appena rieletto, Anna Tanzi. Puntuale anche l'intervento di Bollani: «Il Valtidone Festival è una manifestazione che non racchiude solo una valenza turistica e culturale ma anche sociale. Siamo fieri di comunicare che nel corso della serata verrà promossa una raccolta fondi a favore dell'Associazione Amici dell'Hospice di Borgonovo».
Mancano pochi minuti alle 22, è il momento di affondare le mani sulla tastiera. Dado Moroni sale in scena, i musicisti prendono posto e lo spartito si spalanca. «Vogliamo cominciare la serata con un omaggio ad un pioniere assoluto del soul jazz che se ne è andato da pochi giorni all'età di 85 anni. Parlo di Horace Silver, il musicista che ha fissato i canoni dell'hard bop. Ecco a voi Strollin'». Dopo il cameo dedicato a Silver è il momento di tuffarsi nella Chicago dei jazz club e di Earl Hines. E' qui che affonda le radici il mito di Nat King Cole. Il pianista genovese "srotola" il tappeto rosso, entra una frizzante Adrienne West. La temperatura della voce è quella giusta, luce su It's all right with me: Nat la cantò nel 1949 con Ella Fitzgerald. In scaletta anche Orange colored sky. Una manciata di secondi prima di ascoltare Nature boy, capolavoro del '48 con il suo messaggio che stringe l'anima: «La cosa più grande che mai imparerai è amare ed essere amato, solo amare ed essere amato». Le pagine girano, lo spettacolo entra nel vivo, il ritmo sale, acceleriamo sulla strada "madre", la strada dell'arcobaleno, quella che attraversa da est a ovest il territorio statunitense, da Chicago a Santa Monica: Route 66 di Bobby Troup, incisa da Nat King Cole. Dell'artista di Montgomery, Alabama, arrivano Straighten up & fly right, il suo primo grande successo, e la romantica Sweet Loraine, alla voce solista Dado Moroni. Ritorna in scena la West, come un bagliore nella notte: la sua interpretazione di The great city, brano storico della pianista Shirley Horn, è da brividi. Si scivola, scortati dagli applausi di una platea pienamente soddisfatta, verso la conclusione con Just one off those things e Lover come back to me, nei bis spicca una deliziosa Smile, versione di Nat King Cole, scritta da Charlie Chaplin. Oltre la musica, l'emozione.

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