Domenica 22 Giugno 2014 - Libertà
La Cindy, al guinzaglio, in via Sant'Eufemia a Piacenza
TRA RICORDI DI MILANO E DEI PITTORI DI BRERA
di JONNE BERTOLA
Oggi la mia lei (cioè quella che scrive sempre i miei pensieri) si è ricordata improvvisamente di essere milanese. Si ricorda di essere milanese mentre cammina, tenendomi stretta al guinzaglio, per via Sant' Eufemia a Piacenza, e d'un tratto si ferma davanti a un palazzo bellissimo.
Vuole ammirare con calma la facciata che è di una armonia deliziosa, dice. Intanto tira fuori dalla borsa un libretto e legge a voce alta che questo è il Palazzo Rota Pisaroni, sede della Fondazione Piacenza e Vigevano.
Il nome mi piace subito, forse perché la parola pisaroni mi fa pensare a qualcosa di buono da mangiare.
In realtà, come sta leggendo la mia lei, Pisaroni, Rosmunda Pisaroni, era una famosa cantante lirica dell' 800 che comprò il palazzo da una nobile famiglia e ne fece il salotto culturale della Piacenza dei suoi tempi.
In questo momento, però, la cosa che impressiona di più la mia lei, è il manifesto della mostra Quadri di una collezione che si può visitare all'interno fino alla fine di maggio: guardando i nomi dei pittori esposti, Cassinari-Morlotti-Bellandi-Bergolli-Chighine-Francese-Mosconi, quella cambia faccia.
Si emoziona. Perché tutti quei pittori lì, racconta, sono proprio quelli che a Milano hanno dato vita alla "Brera degli artisti" genuina, popolare, piena di studi affittati a buon prezzo agli studenti che frequentavano l'Accademia: insomma Brera come è stata fino agli inizi degli anni ‘70, prima di trasformarsi in quel quartierino chic di oggi, pieno di boutique, attici lussuosi e costosi ristoranti.
Tutti quei pittori, dopo la chiusura della mitica Latteria delle sorelle Pirovini di via Fiori Chiari dove andavano a mangiare un piatto casalingo quando non erano ancora famosi, hanno continuato anche in seguito a ritrovarsi ai tavoli del bar Giamaica di via Brera.
Ed è proprio al Giamaica che la mia lei, come sta ricordando, ha incontrato spesso due di quei pittori, Bruno Cassinari e Ennio Morlotti. Sono quelli che lei ricorda proprio di persona perché ancora negli anni ‘80 poteva capitare di trovarseli vicini di tavolo.
Avevano entrambi lo studio lì vicino, in via San Tomaso, a volte arrivavano insieme, e non smettevano mai di parlare di pittura e dei maestri francesi, soprattutto di Picasso e di Cèzanne, che consideravano i padri dell'arte moderna.
Ascoltarli era un vero piacere. Erano e sono stati amici veri per tutta la via e alla fine se ne sono andati entrambi nel ‘92, a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, come se anche il passo finale lo volessero fare insieme, ricorda la mia lei.
La quale, a questo punto, sembra uscire finalmente dai suoi ricordi. Mi guarda e dice che a quel tempo io, la sua cagnolona Cindy, ero ancora "di là da venire".
E' vero. Però ce li ho anch'io i miei bei ricordi milanesi perché quando andiamo a Milano, lei mi porta sempre a sgambare ai giardini pubblici di via Palestro dove c'è un prato apposta per i cani e lì trovo dei tipi col pelo tosato alla moda che all'inizio vogliono darsi delle arie perché c'hanno il pedigree, loro, ma dopo pochi minuti stanno già correndo e giocando con me, come se fossero dei cani di Bobbio.
Intanto, qui a Piacenza, la mia lei, sempre tenendomi al guinzaglio, s'incammina verso via Verdi. Dove troviamo una bella sorpresa: hanno riaperto anche di giorno il Cafè del Teatro Municipale.
Entriamo, naturalmente, perché a lei piace quell'odore polveroso che c'è dentro i teatri, che sembra trattenere un po' delle emozioni degli attori e degli spettatori della sera prima, dice.
Mentre lei si prende il suo caffè nel foyer, io adocchio, ai piedi del divanetto di velluto, qualche briciola di brioche (tra tutti questi ricordi mi è venuto un certo appetito). Per fortuna se ne accorge anche lei.
Ha fame, la Cindy, osserva, tra sè e sè. Io la guardo con degli occhi da orfanella, come per dire che è vero, è proprio così. Perciò torniamo in fretta al parcheggio, salto in macchina e mi accuccio.
Lei dice che stasera a Bobbio mi darà una cena speciale. Così io sono contenta perché ho una cosa bella da pensare per tutto il viaggio.
(racconto - 4)