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Giovedì 12 Giugno 2014 - Libertà

«La svolta si vede, parlano i risultati dalle aree militari a Borgo Faxhall»

Dosi annuncia i progetti con la Difesa: il vallo dell'arsenale aperto sei domeniche d'estate e una strada tra via XXIV Maggio e il parcheggio di viale Malta per snellire barriera Genova

Non dice: «Questo è l'anno della svolta». «Credo di sì, che sarà un anno di svolta», è la formula prudenziale che dà l'ennesima conferma di un carattere e di uno stile che rifuggono da fronzoli e trionfalismi. E d'altra parte Paolo Dosi, a due anni dall'elezione a sindaco, la voglia di reagire all'immagine di un'amministrazione senza nerbo che gli avversari politici insistono ad accreditare ce l'ha forte. Anche perché a parlare sono e saranno i risultati, si dice convinto.
Il 2014, signor sindaco, sarà effettivamente l'anno della svolta, del cambio di passo? Era stata questa la principale parola d'ordine con cui a gennaio aveva motivato il tormentato rimpasto di giunta.
«Credo di sì, per una serie di ragioni tra cui quel passaggio che è stato utile per creare nella squadra di governo maggiore omogeneità e disponibilità al confronto. Il lavoro paziente e sotterraneo, volto a sbloccare partite importanti per la città che da anni sono al palo - dalle aree militari e demaniali a Borgo Faxhall, dalla bonifica dell'Acna all'ex Manifattura tabacchi, dal parco delle mura al Lungopo - sta dando frutti. Se oggi siamo in grado di uscire dalla palude di Borgo Faxhall (la convenzione dei primi anni ‘90 sull'area a fianco della stazione per la realizzazione del nuovo terminal dei bus e la riqualificazione dell'intero comparto, ndr) è grazie al trasferimento del mercato ortofrutticolo di via Colombo partito a inizio anno e all'intesa con i militari per l'acquisizione, entro l'estate, del Piano Caricatore. E' un risultato in termini urbanistici, ma dai risvolti sociali considerato il contesto difficile in cui si trova un'area che, lasciata abbandonata, continuerebbe a dare problemi».
Dai militari è in arrivo una porzione della Pertite. Si ha certezza dei tempi?
«Saranno brevi, ma vanno ancora definiti. E comunque quei 30mila metri quadrati sono il primo passo per un'acquisizione che speriamo possa essere completa. La priorità in tema di aree della Difesa sono il Piano Caricatore e la quota iniziale di Pertite, ma con le autorità militari stiamo ragionando su vari fronti. Ci sono ad esempio contatti bene avviati per avere in sei domeniche, spero già da questa estate, la disponibilità del vallo delle mura interno all'ex arsenale (il Polo di mantenimento pesante Nord, ndr), una fascia verde in fregio a via XXIV Maggio da far utilizzare ai piacentini come parco naturale con iniziative per una funzione ricreativa, e anche visite guidate al castello farnesiano».
E lì accanto c'è un bene di pregio come l'ex ospedale militare il cui ottenimento non pare più così lontano.
«Ai progetti legati all'acquisizione di quella importante struttura si sposa un'idea nuova da sottoporre ai militari. E' la possibilità di una strada che passando dietro l'ex ospedale colleghi via XXIV Maggio con il parcheggio di viale Malta, liberando così di traffico l'area di barriera Genova. Un'operazione ambiziosa che potrebbe diventare prioritaria, anche se nell'agenda del 2014 non riusciremo a inserirla».
A proposito di parcheggi, era stato annunciato un piano di riordino in punti specifici e sofferenti della città.
«Qui vorremmo intervenire in tempi brevi. E' destinato, da un lato, a creare nuovi posti auto soprattutto nella zona dell'ospedale, dall'altro a razionalizzare la sosta così da liberare dalle auto spazi urbani che meritano di essere valorizzati, penso a gioielli come il piazzale di Santa Maria di Campagna o ad altre chiese, ma pure alla Ricci Oddi costantemente circondata dalla macchine. Ragionare di Expo 2015 significa anche presentare in modo adeguato ai flussi turistici il nostro patrimonio artistico».
Ecco, la Ricci Oddi. E' caduto definitivamente il progetto di un raddoppio degli spazi espositivi della galleria d'arte moderna nell'adiacente palazzo ex Enel di proprietà della Fondazione di Piacenza e Vigevano?
«Direi proprio di sì. La Sovrintendenza ha bocciato i vari progetti di collegamento tra i due edifici, nel frattempo la Fondazione ha fatto riflessioni diverse rispetto all'investimento necessario per la ristrutturazione dell'ex Enel. Non resta perciò che concentrarci sulla riorganizzazione dello spazio esistente. Personalmente - ma è una cosa condivisa con i vertici della galleria - sono dell'idea che in quel contesto la presenza degli Amici dell'Arte non sia obbligatoria e possa avere una collocazione in altra sede pur sempre di prestigio. Adesso stanno occupando uno spazio espositivo prezioso, liberandolo si potrebbe oltretutto avere quel punto ristoro, quel book-shop che c'è in tutti i musei moderni».
Basterà per il rilancio della Ricci Oddi?
«La riorganizzazione degli spazi interni consentirebbe una programmazione diversa dell'attività e di avvicinare alla galleria partner privati - c'è chi si è fatto avanti - che ci mettano risorse decisive per una fruizione più allargata. Lo stesso vale per Palazzo Farnese: è tra i beni che ci aspettiamo che a breve ci vengano consegnati dal demanio, così pure lì potremo attivare le funzioni, punto ristoro e book-shop, che in un museo che funzioni non possono mancare. Un esempio gestionale virtuoso è la fondazione Teatri: ci ha permesso di contenere i costi senza rinunciare alla qualità dei cartelloni e di aumentare la partecipazione del pubblico. Il tema dell'eventuale costituzione di una fondazione Musei, o anche di una fondazione Cultura con dentro teatri e musei, rimane aperto».
C'è una Fondazione che sta tenendo banco in questi giorni, quella di Piacenza e Vigevano. La polemica sull'investimento in Banca Monte Parma ha investito la gestione Marazzi, ma c'è anche chi chiede la testa dell'attuale presidente Scaravaggi.
«La Fondazione credo che debba fare la propria parte con decisioni che elimino i motivi di inopportunità. Un rimpasto nel consiglio di amministrazione mi pare che sia inevitabile, mettere in discussione tutto l'assetto dell'ente non lo ritengo utile».
Pensa che sia il momento di vedere nel cda della Fondazione un esponente espressione del Comune?
«Non è un aspetto decisivo, visto che lì si è indicati in rapporto fiduciario dal presidente. Ma se si fa una scelta in direzione della politica, è bene che tutta la politica sia rappresentata, altrimenti meglio che sia tutta assente».

Gustavo Roccella gustavo.roccella@liberta.it

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