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Domenica 15 Giugno 2014 - Libertà

Grazie a studi e pubblicazioni di Arisi la grande valorizzazione dei Musei del Farnese, della Ricci Oddi e del Collegio Alberoni

L'assessore alla cultura del Comune di Piacenza, Tiziana Albasi, concludendo il convegno di ieri a Palazzo Galli in memoria di Ferdinando Arisi, ha richiamato il lascito duraturo dello studioso, emerso nel corso della mattinata anche negli interventi relativi alle tre maggiori raccolte piacentine: i Musei Civici di Palazzo Farnese, di cui ha parlato la direttrice Antonella Gigli; la Galleria Alberoni, illustrata da Giorgio Braghieri, presidente dell'Opera Pia Alberoni, e la Galleria d'arte moderna Ricci Oddi, su cui si è soffermato il presidente Giuseppino Molinari.
A presiedere le sessioni in cui si è articolato il convegno, Gianfranco Fiaccadori, ordinario di storia dell'arte all'università di Milano, dove Arisi si era laureato, mantenendo - ha rilevato Fiaccadori - un legame di metodo, espresso nell'apertura al contemporaneo propria della scuola di Venturi e D'Ancona. La relazione di Gigli ha messo in luce come gli studi di Arisi, conservatore dei Musei Civici per un trentennio, quando ancora erano ospitati all'Istituto Gazzola (dove ha anche insegnato a lungo storia dell'arte), siano stati fondamentali per la definizione del progetto museale: «Il suo catalogo scientifico del patrimonio, pubblicato nel 1960, ha consentito di impostare il progetto di allestimento del 1982 a Palazzo Farnese». Un edificio di cui Arisi si era occupato in più occasioni, interessato al cantiere decorativo avviato da Ranuccio II Farnese che aveva attirato nella nostra città schiere di artisti.
Il contributo di Arisi alla conoscenza del periodo degli ultimi Farnese è stato tratteggiato da Carlo Mambriani, che ha accennato alle innovazioni introdotte da Ferdinando Galli Bibiena e alle figure di pittori quali Sebastiano Ricci, Giovanni Evangelista Draghi, Pier Ilario Spolverini, Robert De Longe e Felice Boselli.
Ad Arisi si deve anche la corretta datazione del cancello monumentale della scalinata di Palazzo Farnese come opera voluta da Ranuccio II: «Adesso all'Archivio di Parma sono stati ritrovati i pagamenti che confermano la bontà dell'intuizione di Arisi» ha spiegato Mambriani. Braghieri ha evidenziato il legame di affetto di Arisi verso il Collegio Alberoni, di cui era stato allievo nel 1936-'37. «Fu allora che, sotto la guida di padre Gianfelice Rossi, si appassionò all'arte e al restauro» ha detto il presidente dell'Opera Pia, passando in rassegna i tanti contributi bibliografici sul patrimonio alberoniano, tra cui il monumentale catalogo, scritti da Arisi, premiato nel 150° anniversario della fondazione del Collegio Alberoni con una targa «segno di stima e gratitudine».
Sul rapporto con la Galleria Ricci Oddi, Molinari ha precisato come non si sia esaurito negli anni della direzione del museo, dal 1968 al 1993, quando aveva trasmesso il timone a Stefano Fugazza. «Il catalogo redatto da Arisi, comprensivo delle opere nei depositi, resta tuttora imprescindibile». Alla base dei testi di Arisi, c'erano, oltreché la sua competenza, la capacità di comunicare e l'attenzione alla didattica, ha rivelato Molinari, suggerendo come possibili futuri ambiti da esplorare una ricerca sulle tesi di laurea affidate agli studenti dell'università Cattolica di Brescia e sui contributi scientifici di Arisi. Agli intervenuti è stata consegnata la pubblicazione con la bibliografia dei testi di Arisi dal 2011 al 2012. Al termine del convegno, il critico Vittorio Sgarbi si è recato, fuori programma, a visitare la Ricci Oddi.

a. ans.

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