Lunedì 16 Giugno 2014 - Libertà
La Fondazione ha sbagliato ad investire in azioni e altre operazioni
IL CASO
di AUGUSTO RIDELLA
Nella vicenda Fondazione si può dire che Piacenza prima ha deciso e poi ha riflettuto. Nel Novembre 2012, chi scrive, ha tentato, con una lettera aperta inviata ai rappresentanti delle Istituzioni e degli enti chiamati a designare i vertici della nostra Fondazione, gentilmente pubblicata in prima pagina dal Direttore Rizzuto, di aprire nell'opinione pubblica una seria ed approfondita riflessione sulla persona che sarebbe stata designata a guidare la Fondazione, ma soprattutto su che cosa fare (così scrivevo letteralmente).
Il mio tentativo, ovviamente, non ha sortito alcun effetto, salvo una lettera dell'allora Consiglio di Amministrazione della stessa fondazione in cui si minacciava una denuncia penale nei miei confronti. La paura per tale minacciata azione penale è stata tanta che ho perso il sonno ed ho iniziato a far uso di psicofarmaci. In questi giorni, a parte il mio stato di salute, il dibattito sulla Fondazione si è aperto, ma a mio avviso è troppo tardi ed inutile in quanto tende a richiamare aspetti del tutto irrilevanti.
L'errore infatti non è stato quello di investire in Banca del Monte, ovvero in altre operazioni finanziarie. L'errore è stato molto più semplicemente quello di investire, circa un terzo del patrimonio, in azioni ed in altre operazioni a rischio. Non mi sia dica che del senno di poi sono pieni i mari, poiché nel caso della Fondazione, è lo Statuto stesso, come scrissi nel novembre 2012, che all'art. 7 prevede che la Fondazione il patrimonio lo deve impiegare in operazioni non a rischio e nell'interesse del territorio.
Ma c'è di più. Non c'era bisogno di leggersi lo Statuto per capire che l'investimento azionario è un rischio. Non c'era bisogno di interpellare un advisor per capire che la scelta era sbagliata ed in contrasto con le finalità della fondazione. Quando nel Novembre 2008, a crisi finanziaria già imperante, la fondazione ha deciso l'investimento in Banca Monte ed altre operazioni finanziarie poco trasparenti, come se fosse un broker finanziario, non si è alzata nessuna voce contraria.
Dove stavano le Istituzioni? I Sindaci, il Sindaco di Piacenza, il Presidente della Provincia, sua eccellenza Monsignor Vescovo, il Presidente della Camera di Commercio, il mondo del volontariato e tutti gli altri enti o associazioni chiamati a designare i membri del Consiglio della Fondazione. Costoro hanno una responsabilità diretta poiché sono i referenti della Fondazione. Non intendo valutare la responsabilità dei singoli amministratori, che già i fatti accaduti, dopo l'investimento, hanno largamente dimostrato.
Qui c'è una responsabilità politica delle nostre Istituzioni. La politica purtroppo ha il brutto vizio di scaricare chi sbaglia ma poi se ne lava lee mani. Noi assistiamo infatti ad una quotidiana tangentopoli e puntualmente il mondo politico risponde che è compito dei magistrati scovare i colpevoli e condannarli. Questo è il grave problema del nostro paese. La politica invece deve far pulizia al proprio interno e non limitarsi a chiedere l'intervento della magistratura. Un buon padre di famiglia non può, quando i figli sbagliano, chiedere l'intervento del Tribunale dei minorenni, ma deve impegnarsi personalmente per risolvere il problema.
Ci domandiamo se i singoli membri della fondazione sono coscienti del compito che hanno assunto dopo la loro designazione. Non ha alcun senso oggi chiedere un nuovo C. D. A.. Non ha alcun senso oggi alzare la voce contro chi ha gestito e gestisce la Fondazione da parte di coloro che hanno avuto il compito di agire per il meglio e non l'hanno fatto. Costoro dovevano prima chiedersi se i membri designati avevano le capacità, l'indipendenza e la volontà di affrontare un così gravoso compito.
Chi scrive ha inviato, una lettera con allegato il proprio curriculum a tutti coloro che dovevano designare i membri del Consiglio Generale, facendo rilevare il grave problema degli investimenti fatti dalla Fondazione, invitandoli a valutare attentamente la situazione, chiedendo altresì di far venire meno l'accordo di cui tutti parlavano, sulla designazione del Presidente. Come già detto, la mia iniziativa è caduta nel vuoto. Sergio Giglio non è stato designato Presidente, ma non a causa della mia lettera, ma perché ha prevalso l'atra cordata. I designatori avevano in mente solo di accaparrarsi le prebende della Fondazione. Non si ponevano neppure il problema della gestione del patrimonio. La Fondazione per loro è un vacca da mungere. Ho ricevuto solo la minaccia di una denuncia penale.
Per me che faccio l'avvocato è la sfida più consona sul piano professionale. Per gioco accetto anche una sfida sui campi da sci. Per passione accetto sfide in campo finanziario, tenuto conto che ho costituito la prima società d leasing a Piacenza, che ha dato ottimi utili di 65 soci ed ha chiuso, dopo aver ceduto gli asset a Finecoleasing, facendo un ottimo affare. Poi ho fondato, insieme a 1.500 soci, Banca Farnese. I soci dopo 3 anni hanno incassato il doppio del valore delle loro azioni.
Ultimamente, tenuto conto della situazione che si era venuta a creare a livello di capogruppo, ho dato tutto il mio contributo per cedere gli asset della Banca. Questa operazione ha comportato un risultato eccezionale per i soci. Credevo, dunque di avere le carte in regola per dire la mia sulla Fondazione, ma prendo atto di essermi sbagliato.