Venerdì 6 Giugno 2014 - Libertà
«Nel mio romanzo l'immortalità dell'arte»
Il critico Caroli presenta il suo ultimo libro "Voyeur" stasera in Fondazione
di MAURO MOLINAROLI
Evento ricco di fascino e di suggestioni questa sera in Fondazione, dove il critico d'arte Flavio Caroli, ordinario di Storia dell'arte moderna al Politecnico di Milano, sarà ospite all'Auditorium di via Sant'Eufemia 12, per presentare il suo ultimo libro, Voyeur (Mondadori) anche attraverso il commento per immagini di storia dell'arte e della fotografia e la lettura alcuni brani del libro saranno da parte dall'attore Antonio Zanoletti. Caroli è un volto particolarmente noto e uno dei critici più stimati, collabora infatti con la trasmissione televisiva Che tempo che fa da nove anni e con prestigiose riviste specializzate; ha organizzato numerose e importanti mostre ed è autore di molti volumi, fra cui i saggi della collana I volti dell'arte di Flavio Caroli: Il volto di Gesù (2008), Il volto e l'anima della natura (2009), Il volto dell'amore (2011), Il volto dell'Occidente (2012), pubblicati da Mondadori.
Professore, lei ha detto in più occasioni che con questo suo nuovo libro lei incontra per la terza e ultima volta la narrativa, perché?
«Il libro che presenterò questa sera è l'ultimo di tre romanzi che racchiudono una vita. Il primo fu Mayerling amore mio! (Bompiani) scritto nel 1983, dopo aver fatto avanguardia da ragazzo ai tempi dell'arte povera. Un periodo in cui mi resi conto come si era evoluto il nuovo meccanismo del mercato e del consumo, un'evoluzione che definii brutale. Forse anche dall'esperienza della Biennale del '82 di cui ero direttore maturò l'idea di quel libro sul consumo estremo: il consumo della propria morte. Il secondo romanzo, Trentasette. Il genio adolescente (Mondadori, 1996) è il lungo racconto di artisti che sono ancora oggi considerati dei contemporanei per l'immortalità della loro arte. E' il romanzo di Raffaello, Parmigianino, Valentin de Boulogne, Cantarini, Watteau, Van Gogh, Toulouse-Lautrec, Tancredi, Gnoli, Manai, Majakovskij: le ultime ore di vita di questi "divini fanciulli" che hanno incontrato la morte a trentasette anni».
E ora Voyeur…
«E' la storia di un fotografo che nel corso della sua vita perfeziona lo sguardo come strumento filosofico per interpretare il mondo. L'eros e la bellezza, o viceversa l'orrore delle guerre degli ultimi 50 anni, sembrano avere un senso solo nella vita essenziale delle forme in cui si manifestano le cose. Ma sul limite estremo dell'esistenza, ritrova la verità in bellezze che con lo sguardo non aveva saputo cogliere».
Si tratta di un libro biografico?
«Ogni libro presenta atmosfere e umori di carattere biografico, ma il romanzo prende spunto da un amico, il fotografo Romano Cagnoni, un fotoreporter che ha esplorato un ampio panorama storico e politico. E' stato negli ultimi cinquant'anni nei luoghi di guerra, ha fotografato alcuni tra i personaggi tra i più famosi. Il romanzo racchiude le vicende di questo fotografo. Nell'ultimo capitolo però all'ordine e alle forme, il protagonista sembra preferire il caos, perché cambia la filosofia dell'esistenza e forse l'unica consolazione è la contraddittorietà, di autobiografico c'è nel libro una conversazione con il grande Andy Wharol».
Tra gli storici dell'arte lei è uno dei più noti al grande pubblico e a ciò ha contribuito il programma televisivo "Che tempo che fa".
«Conobbi Fabio Fazio a Palazzo Reale a Milano in occasione della mostra di cui ero coordinatore scientifico, L'anima e il volto. Venne fuori l'idea di dedicare un piccolo spazio all'arte nel suo programma televisivo; da nove anni questo mio spazio ha un ottimo riscontro da parte del pubblico, perché il visibile non viene colto e neppure appagato se non è spiegato. E queste mie brevi conversazioni, hanno il pregio di rendere comprensibile ciò che in apparenza non lo è».
Cosa resta di "Magico Primario", il movimento artistico ideato e teorizzato da lei, il cui nome prende spunto dall'omonima mostra del 1980 a Ferrara.
«Restano gli artisti e le idee. L'obiettivo era quello di superare i concetti dell'Avanguardia e di rifondare l'arte moderna su valori concreti, tornando alla tradizione e figurazione. Il termine Magico" alludeva alla possibilità di una nuova bellezza e seduzione dopo le astinenze del Concettuale, mentre il termine "Primario" era riferito alla ricerca di entità annidate da sempre nel cuore dell'uomo. Il fatto vero è che non tutti gli artisti del movimento hanno avuto riconoscimenti nazionali e internazionali. Penso a Ubaldo Bartolini, Omar Galliani, Luigi Mainolfi, Aldo Spoldi, Salvo Mangione, Valerio Cassano, Luciano Castelli, Nino Longobardi, Gianfranco Notargiacomo, Giordanato, Marcello Jori e Walter Vinco senza tralasciare gli stranieri. Non mi pare poco».