Fondazione di Piacenza e Vigevano Stampa
  Rassegna Stampa
spazio
  Comunicati Stampa
spazio
  Eventi Auditorium Piacenza
spazio
  Eventi Auditorium Vigevano
spazio
  Comunicazione
spazio

 
Home Page     Rassegna Stampa   


Sabato 7 Giugno 2014 - Libertà

Bester Quartet: «Dal klezmer a nuove soluzioni creative»

Valtidone Festival: il fisarmonicista polacco Jaroslaw Bester parla della musica che proporrà stasera a Castel Mantova

di PAOLO SCHIAVI
Finito il conto alla rovescia, inizia il Valtidone Festival. Si parte stasera, alle 21.15 e con ingresso libero, da Castel Mantova, a Campremoldo Sotto di Gragnano, con il concerto dei polacchi Bester Quartet, pilastri del klezmer a livello mondiale capaci di mischiare con audacia classica, jazz e squarci di sperimentazione contemporanea. Domani, invece, sempre alle 21.15 ma al Teatro di Pianello, entreranno nel vivo anche le competizioni internazionali di musica per giovani talenti con la premiazione e il concerto dei vincitori delle sezioni di pianoforte, fisarmonica, strumenti a pizzico, canto e canto leggero.
Oggi, però, i riflettori del festival, diretto da Livio Bollani, promosso da Fondazione Valtidone Musica in collaborazione con associazione Tetracordo e col sostegno di Fondazione di Piacenza e Vigevano ed Editoriale Libertà, sono puntati sul quartetto guidato dal fisarmonicista Jaroslaw Bester, naturale evoluzione della celebre Cracovia Klezmer Band. «La band nacque nel 1997 - ci ricorda Bester - all'inizio suonavamo klezmer tradizionale, ma non era altro che un punto di partenza per la ricerca di nuove soluzioni creative».
Quale è stato il punto di forza del progetto?
«Direi la freschezza e la franchezza delle intenzioni. Tanto entusiasmo unito ad una appropriata qualità esecutiva, lasciando esplodere lo slancio creativo e l'interesse per la mescolanza dei suoni».
Un doppio binario su cui viaggia anche l'attuale Bester Quartet. Come è avvenuta la transizione da un progetto all'altro? E con ormai otto dischi all'attivo, che percorso artistico sentite di aver tracciato?
«E' stata un'evoluzione naturale. Dopo dieci anni di esperimenti musicali non suonavamo più come una band klezmer, quindi abbiamo cambiato nome per non darci etichette superflue. Quanto alla nostra discografia, non è facile confrontare i dischi, tutti molto diversi tra loro. Credo però che abbiano contribuito a sviluppare l'interesse verso la musica klezmer, in Polonia e molti altri paesi».
Nel palmares delle vostre collaborazioni più illustri ci sono John Zorn e Don Byron. Cosa ci può raccontare di loro?
«La collaborazione con Zorn è straordinaria, è uno splendido artista. Ricevette il nostro demo per caso e da questo episodio fortuito è nata una collaborazione che dura da 14 anni. Con Don Byron, musicista e artista non meno squisito, invece è partito tutto da noi, invitandolo a suonare ad un nostro concerto a Parigi».
Il vostro stile promette di mescolare classica, jazz e altre forme contemporanee. Come si tengono e come dialogano fra loro queste componenti?
«La nostra formazione è di stampo e di rigore classico ma la nostra sensibilità, il nostro approccio, è da improvvisatori interessati all'avanguardia. Questa è sicuramente la risposta giusta alla domanda. Ma il processo che regola queste connessioni e commistioni è davvero naturale e spontaneo, potrete sentirlo voi stessi al nostro concerto».
Ecco, cosa può anticipare, cosa ci dobbiamo aspettare dalla vostra performance?
«Suoneremo un repertorio di composizioni tratte dai nostri due ultimi album. Un concerto in cui ritengo che sarà ben rappresentata la summa di tutto quello che abbiamo fatto da 17 anni a questa parte. Invito i piacentini con tutto il cuore, noi cercheremo come sempre di suonare al nostro meglio».

Torna all'elenco | Versione stampabile

spazio
spazio spazio spazio
spazio spazio spazio