Sabato 7 Giugno 2014 - Libertà
2015, fare una vero Expo per Piacenza
I NODI VENGONO AL PETTINE
di FEDERICO SCARPA
I nodi, almeno in parte, vengono al pettine. Il presidente Ferrari detta per iscritto l'ultimatum agli enti pubblici. Lodevole, giusto chiedere un urgente rispetto dei patti. Ma i patti scritti sono corretti? Fattibili? Giusti? In linea con le necessità e disponibilità di Piacenza città e delle 4 valli?
Tante paginate e interviste per lodarsi e imbrodarsi e presentare in giacca e cravatta un business plan di 2,5 milioni di euro, per poi scoprire che non ci sono? Ferrari si è dimenticato di scrivere anche a qualche d'un altro, per esempio le due parti private potenti cittadine che hanno deciso tutto fin dall'origine, chi e cosa, come i Commercianti e gli Industriali nei rispettivi presidenti, per poi dichiarare in separata sede e non sui giornali, che i privati non hanno soldi, non vogliono spendere.
E la Fondazione della Cassa con i problemi di Cda e di buco creato, continua a voler mettere a disposizione 500.000 euro per un palcoscenico virtuale e inconsistente a Milano, o forse è meglio pensare alle difficoltà che il sociale, il civile e il culturale ha a Piacenza?
Va bene tirare la giacca, ma va tirata a tutti coloro che hanno spinto per una soluzione " extra Piacenza" e non " dentro Piacenza". Insomma i soldi pubblici dei piacentini è giusto che vadano spesi a Milano, oppure è meglio spenderli a Piacenza per Piacenza. Allora il progetto dell'esposizione universale deve essere definito in altro modo: Expo per Piacenza e non viceversa. Fa dispiacere vedere che già 6 mesi fa, lei direttore Rizzuto, l'On. Paola De Micheli, alcuni esponenti del mondo imprenditoriale e esperti del settore agro-alimentare-turistico come il piacentino Giampietro Comolli, avevano scritto pubblicamente quanta difficoltà e inopportunità contingente avesse andare a spendere 950.000 euro per un padiglione a Milano, da riempire e giustificare per 184 giorni, tutti i giorni e per 12 ore al giorno! Tutto già previsto.
Compreso il fatto che la Regione Emilia Romagna ha indicato Ravenna, Ferrara, Reggio Emilia come punti di riferimento sul territorio per Expo con il club di prodotto del Po, la gastronomia tipica alimentare e la cultura ospitale della riviera.
Lo stesso assessore regionale Melucci ha tuonato contro i grandi investimenti a Milano, contro le spese pazze per progetti teorici di marketing territoriale che non serve nulla, contro i portali statici fotocopia di cataloghi postali o rubriche telefoniche. Basta spendere male e garantire spazi e futuro a chi è solo esecutore obbediente e non rischia idee, progetti e soldi.
Piacenza è a 60 km da Milano: il suo padiglione espositivo è il territorio, è il teatro delle valli, la presenza di luoghi eccezionali. Spendiamo i soldi pubblici per cose pubbliche e non per pochi privati, per attrarre sul territorio visitatori che si fermano a dormire almeno una notte, creiamo un palinsesto a costo zero, diamo un marchio-brand a tutta la città che resti ai piacentini, che accompagni le imprese. Caratterizziamo il lato nord della città su cui il Comune si è speso, lanciamo un messaggio di ospitalità grazie ai fondi della Camera di Commercio, formiamo una mentalità e operatività turistica che manca con i centri delle organizzazioni agricole, commercianti e artigiani. Pensiamo ai pendolari, pensiamo alle giovani generazioni in cerca di lavoro con i fondi della Fondazione.
Ecco come fare una vero Expo per Piacenza e non una passerella politica piacentina a Expo!