Domenica 1 Giugno 2014 - Libertà
"Pagliacci", quel romanzo criminale
Marco Bellocchio ha riletto l'opera di Verdi al Petruzzelli di Bari
bari - Con Marco Bellocchio l'opera lirica diventa un romanzo criminale, un noir in piena regola e un vero successo di pubblico. Nel 1892, componendo i Pagliacci Ruggero Leoncavallo si ispirò a un delitto della cronaca calabrese, che seguì per via indiretta: suo padre era infatti il magistrato che istruì il processo a seguito dell'omicidio. Dalla piazza calabrese alla produzione che il Teatro Petruzzelli di Bari ha messo in scena dal 21 al 29 maggio grazie al contributo dell'omonima Fondazione ha affidato alla regia di Marco Bellocchio, la vicenda si sposta ai giorni nostri tra le mura grigie di una struttura carceraria.
Il regista piacentino ha infatti inteso ambientare l'opera lirica in una struttura chiusa: una casa circondariale sui generis dove nelle celle riportate anche in video, sono rinchiusi i protagonisti dello spettacolo. Istituto di pena o struttura psichiatrica? Si tratta probabilmente di un manicomio criminale in cui appaiono anche alcuni infermieri, ed entra in queste mura anche un coro di ragazzini accompagnato da una suora (probabilmente metafore dell'inconscio bellocchiano) mentre la compagnia dei commedianti, il cui spettacolo avrà una conclusione tragicamente drammatica, assistono non solo i reclusi divisi tra donne e uomini, ma anche il personale dell'istituto, secondini e infermieri. Con questa regia, Marco Bellocchio ripropone l'opera lirica di Leoncavallo a modo suo, toccando i temi a lui più cari, che in passato aveva sviscerato con il suo occhio critico e la macchina da presa: il collegio, il carcere, gli ospedali psichiatrici prima del varo della Legge Basaglia e gli ambienti militari per evidenziarne ingiustizie e incongruenze, le istituzioni chiuse per intenderci, di cui madre di tutte le istituzioni a doppia mandata è stata - nel percorso cinematografico bellocchiano - la famiglia e I pugni in tasca ne sono ancora oggi l'espressione. Era un giovane Bellocchio quello in cui Ale uccideva la madre, gettandola dalla curva del Castelletto, ma sufficientemente maturo per costruire un film-capolavoro.
L'azione teatrale così impostata non subisce limitazioni (è bene dirlo), gli eventi si susseguono e se nel libretto di Leoncavallo, Canio il protagonista è il capocomico di una compagnia di girovaghi accecato dalla gelosia, per Marco Bellocchio è un folle, un violento oltre misura che s'innesta assai bene nell'attualità di un manicomio criminale e il suo gesto estremo assomiglia a uno dei tanti femminicidi che destano sgomento, rabbia e stupore. Gli eventi nell'opera teatrale si susseguono comunque come da copione e la musica in questo contesto gioca un ruolo avvincente. Forse il regista ha inteso sottolineare come in tutti sia presente il desiderio di un'evasione dai limiti che noi stessi ci siamo imposti, da una realtà che ci lascia poche speranze e ha costruito un lavoro d'autore. Via gli alberi e gli zampognari che caratterizzano la visione tradizionale dell'opera di Leoncavallo, via anche l'atmosfera bucolica del paesino di campagna. Marco Bellocchio aveva in mente da tempo un film su i Pagliacci e il suo lavoro sarebbe stato ambientato proprio in un carcere, e gli ospiti avrebbero messo in scena la tragedia di Canio. Del resto l'amore di Bellocchio per la lirica è autentico e il regista piacentino ha dunque messo in scena a modo suo questo lavoro teatrale che sbaraglia schemi e tempi.
Il felice esito dello spettacolo diretto da Paolo Carignani è legato non solo alla regia di Bellocchio ma anche alla compattezza della compagnia di canto, nonché dalla direzione limpida e precisa, che esalta da un lato il senso narrativo e dall'altro la teatralità dell'opera. Infatti poche opere liriche hanno un così gran numero di pagine vocali che sono note anche al di fuori del contesto artistico. Hanno contribuito al successo di pubblico Alberto Gazale, nei panni di Tonio, Stuart Neill nelle vesti di Canio e Maria Katzarava, la Nedda intrisa di sincera passionalità.
Mauro Molinaroli