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Martedì 23 Marzo 2004 - Libertà

La vera amicizia non ha età

San Matteo - Folto pubblico per lo spettacolo per ragazzi dei Manicomics. In "Ercole e il funambolo" trionfa la bontà

"Ercole". "Gaston, piacere". Una stretta di mano e le presentazioni sono fatte. Il primo è un ex pugile ormai avanti negli anni e forse anche un po' suonato, il secondo uno strano funambolo che cammina sui fili della luce: vale a dire Mauro Mozzani, con gli occhiali, imbiancato nei capelli, arrotondato in pancia; e Paolo Pisi, in tuta da lavoro. Sono i due protagonisti del nuovo spettacolo dei Manicomics che ha esordito al Teatro San Matteo: Ercole e il funambolo. Tra i due, il vecchio e il giovane, che si legano di affettuosa amicizia, si insinua l'ombra di un terzo, il cattivo (interpretato da Agostino Bossi), sotto le stravaganti sembianze di un certo Monsieur Solitude o di uno strambo rappresentante ("Chi rappresenta?", gli chiede Ercole. "Ma me stesso", risponde l'altro).
Lo spettacolo ha richiamato bambini e genitori: i piccoli ai quali è rivolta la storia di Ercole e Gaston, che si svolge tra il patetico e lo scherzoso; i grandi che li accompagnano. Alla fine ripetuti applausi al terzetto del vecchio, del giovane e del cattivo.
La rappresentazione dona buoni sentimenti e sorridente divertimento, e offre pure la buona occasione per aiutare i bimbi argentini a cui manca perfino il pane: per sostenere cioè la Fondazione Mempo Giardinelli e rifornire di provviste le mense infantili di quel Paese. Le corde bianche di un ring delimitano lo spazio scenico un po' reale un po' simbolico segnato in rosso da un tavolino, un baule un po' magico da cui esce un po' di tutto, una scaletta e sopra una lampada. Ad un certo punto manca la luce, e quando ritorna Ercole vede che gli è piovuto in casa dal tetto un tipo bizzarro: non è il tecnico della luce che aspettava, è una specie di folletto estroso e benefico che va sui trampoli camuffati da scope, gli dà lezioni di inglese e di computer, gli propone di giocare a nascondino, e mentre giocano qualche bambino in platea fa la spia e suggerisce: "E' andato di là". Soprattutto Gaston vuole preparare il vecchio campione all'incontro col più temibile e subdolo degli avversari. Lo allena al combattimento facendogli saltare la corda e sottoponendolo al sollevamento pesi con una scopa. A sua volta il signor Ercole insegna al suo giovane ospite la ricetta dello zabaione e il gioco di Trasformachisei, e lo accompagna a sedersi sulla sua panchina nel parco a chiamare i gatti e vedere la sua Luisa, la vecchia magnolia. E' la chiara allegoria - esemplificata in alcuni momenti tipici - di una condizione esistenziale di chi percorre il viale del tramonto e non gli resta che una panchina su cui ricordare il passato e guardare crescere i bambini e gli alberi. Ma il nemico è in agguato. Ercole riceve la visita del "rappresentante di se stesso" che gli regala un telecomando ultimo modello, le parole incrociate, un mazzo di carte per giocare da solo, che gli propone un trattamento antinvecchiamento, tutto per imprigionarlo nella solitudine o nell'illusione di un impossibile ritorno alla giovinezza.
Contro i malaconsigli, nonno Ercole rispolvera la bicicletta dei nipotini. Tira fuori i suoi gloriosi guantoni da pugile. "Adesso ti aspetto", dice, pensando al nemico più insidioso da battere: la solitudine.
Ma ormai, grazie all'aiuto di Gaston, è pronto per affrontarla e per vincere. In una prospettiva ottimisticamente rosea si conclude la parabola sulla malinconia dei ricordi e dell'ultima età narrata ai bambini in un linguaggio, con immagini e un umorismo a loro congeniali, creando un ponte di solidarietà fra la rassegnata e grigia tristezza di chi non aspetta più nulla, neppure la visita di un nipotino, e il "rappresentante" della giocosa ingenua fantasia degli anni verdi.

u. f.

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