Domenica 1 Giugno 2014 - Libertà
Fondazione e sfiducia, è scontro al calor bianco
Foti e Colosimo: il rimpasto non basta, tutti a casa
(ps) "Pronto presidente Scaravaggi? Una domanda secca: le è arrivata una lettera dai suoi consiglieri per rivedere il consiglio di amministrazione? " «No, non è arrivata» ci risponde Scaravaggi, presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, che ammette solo di averne visto il testo ancora senza firme, dove si chiedeva un cambiamento, poi una versione con delle firme. Quante siano, voci a parte, lo si vedrà alla consegna. Detto ciò, il presidente oppone un inossidabile «no comment» sulla vicenda e sulle evoluzioni degli ultimi giorni. Si capisce che aspetta un calo della potenza di fuoco contro (e dentro) la Fondazione, forse è più concentrato sul suo primo complicatissimo anno di gestione che non sugli investimenti del passato, inchiodati a quello che è stato. Forse ritiene in pericolo la sua stessa maggioranza, i numeri che "reggono" il mandato. Ma Scaravaggi, anche se ha in animo un cambio di passo per recuperare una condivisione interna non lascia trapelare nulla di più. Ancora una volta la Fondazione di Piacenza e Vigevano è finita nel cono delle polemiche più roventi, bersagliata da richieste di dimissioni a tappeto e di azzeramento del cda senza troppe distinzioni tra consiglieri del passato e del presente. Dal fronte del consiglio comunale la "tabula rasa" viene chiesta da Tommaso Foti (FdI) e Marco Colosimo (Piacenza Viva). Ma ci sono conflitti interni ormai frontali, c'è la volontà di far chiarezza sulla gestione insieme alla volontà di controllare l'unica cassaforte dei piacentini che si avvia a dotarsi di nuovi strumenti sulle erogazioni. E' sempre stato così. Dai tempi di Giancarlo Mazzocchi che sapeva però blindarsi dietro uno scudo di silenzio.
Foti commenta in un suo comunicato che le prese di distanza espresse dai consiglieri Anselmi e Rebecchi (pubblicate ieri da Libertà) i «distinguo, rispetto all'investimento della Fondazione in Banca Monte giungono tardivi e non servono a recuperare la perdita di ben più di 50 milioni di euro». E si chiede come mai non furono vendute le azioni come fece Banca Sella. Insomma, per Foti sarebbe iniziato lo «scaribarile». «I nodi vengono al pettine - scrive - con rischi di una perdita complessiva di circa 100 milioni di euro, occorre avere idee chiare su come fronteggiare la situazione difficile, per non dire drammatica e per non esserne travolti».
Per Foti a questo punto non basta un "rimpasto": «Se Scaravaggi vuole bene alla Fondazione si dimetta: non perché abbia solo colpe, ma perché serve un consiglio d'amministrazione realmente terzo rispetto alle pregresse vicende dei contestati investimenti».
Ritorna anche Marco Colosimo sulla Fondazione che dando per fatta la raccolta di firme dove si chiede un cambiamento, non solo l'appoggia ma fa un passo in più. A questo punto si deve «azzerare» il vertice, come forte segno di discontinuità. In quanto alla possibilità evocata che ci siano consiglieri del consiglio di amministrazione più esposti e disposti a dimettersi, abbiamo rivolto un'altra domanda secca al vice-presidente Beniamino Anselmi (che fu nel secondo mandato Marazzi e oggi affianca Scaravaggi). Risposta altrettanto secca, «No, mai. Le dimissioni sarebbero un'ammissione di colpe che non ho. A meno che non si dimettesse tutto il cda... ».