Lunedì 2 Giugno 2014 - Libertà
Sguardi sul ‘900 anche in una mostra a Palazzo Rota Pisaroni fino al 30 giugno
La mostra Quadri di una collezione, prorogata fino al 30 giugno nello spazio espositivo di Palazzo Rota-Pisaroni, in via Sant'Eufemia, 13, comprende opere di proprietà della Fondazione di Piacenza e Vigevano, tutte ascrivibili all'ambito lombardo. Vi sono rappresentati anche i piacentini Bruno Cassinari e Ludovico Mosconi (entrambi con studio a Milano, dove Cassinari trascorse gran parte della sua esistenza), accanto a Giorgio Bellandi, Rinaldo (Aldo) Bergolli, Alfredo Chighine, Franco Francese ed Ennio Morlotti. Nel catalogo, il curatore Eugenio Gazzola si occupa di tracciare quelle relazioni di contesto attraverso cui si ricostruisce l'humus culturale entro il quale si collocano le esperienze dei sette protagonisti, indagabili pure tramite la postazione multimediale al centro dell'allestimento. Le coordinate cronologiche del testo prendono avvio nel 1953, non a caso proprio nelle sale del Palazzo Reale di Milano, a contatto con I pittori della realtà della mostra ideata da Roberto Longhi nella quale si dispiegavano i caratteri più profondi dell'arte lombarda, interessata a leggere il mondo circostante, senza tralasciare l'umile quotidianità ritratta con efficace precisione descrittiva. Procedendo, l'excursus di Gazzola si concentra anche su Piero Manzoni, "la soglia di un nuovo mondo, nel senso che il suo lavoro vive all'incontro tra due momenti consecutivi dell'arte: dietro di lui le esperienze materiche, informali e concretiste; davanti a lui l'arte concettuale, ambientale, azionista, e le derivazioni genericamente intese con il termine - inventato da Francesco Arcangeli - di «comportamento»", viene sottolineato, evidenziando come il lavoro dell'artista originario di Soncino, nel Cremonese, abbia portato "all'innesto di una linea esistenzialista sul terreno del concretismo, dal quale aveva comunque preso le mosse". Al critico bolognese si deve anche la felice definizione di Morlotti annoverato tra gli esponente degli "ultimi naturalisti". Il pittore, amico di Cassinari, che aveva ospitato il collega lecchese anche nel prediletto ritiro ai Gelati di Gropparello, il paese della madre dell'artista piacentino, è ben sintetizzato in mostra con sette quadri, dal 1959 al 1989, materiche evocazioni della primordialità della terra e dell'imprescindibile legame tra uomo e paesaggio. Sulla via dell'essenzialità che impone una dissoluzione progressiva delle forme si muove la ricerca informale di Chighine, attratto dalle possibilità di comunicazione emozionale offerte da calibrati accostamenti cromatici. Per Francese la pittura rimane il mezzo per decifrare le pieghe di stati d'animo che contrastano, nel loro doloroso turbinio interiore, con l'ottimismo di una società proiettata verso il boom economico, così come pervasi di inquietudine esistenziale appaiono gli scenari urbani di Bergolli. Con i più giovani Bellandi e Mosconi si entra nel campo di un "sensuale lirismo concepito nella ripetizione di una grafìa leggera e nervosa che passa tra citazioni dell'arte antica, echi letterari e cromatismi particolarmente ricercati". Ma è probabilmente con Cassinari, attivo fino all'ultimo, quando la morte lo colse nel suo studio nel 1992 a ottant'anni d'età, che, pur nell'originalità della ricerca di un pittore di successo e al contempo appartato, si colgono i fermenti assorbiti tra Parigi, la Costa Azzurra e Milano, dove l'artista si era stabilito fin dal 1929 per studiare.
a. a.