Sabato 31 Maggio 2014 - Libertà
«Fondazione, bersagli sbagliati»
I consiglieri Anselmi e Rebecchi replicano alle accuse su Monte Parma
E' un'onda lunga la polemica sulla Fondazione, sugli investimenti e le perdite, su certe scelte della gestione passata, sui timori per quella presente, sul trasferimento di titoli in Svizzera poi ritirati, che hanno portato al licenziamento del direttore, per la difesa di un patrimonio che si è assottigliato, sulla tenuta delle future erogazioni. Si è arrivati a chiedere, dal fronte dei consiglieri comunali la rimozione degli amministratori che segnano una continuità con il passato. E proprio due consiglieri di amministrazione che hanno attraversato gli ultimi sei anni della Fondazione decidono di rompere il silenzio per replicare alle accuse, rifiutando il ruolo di "bersagli". Sono l'attuale vicepresidente Beniamino Anselmi, che siede anche nel cda di Banca Monte Parma e il consigliere Giovanni Rebecchi, entrambi entrati con il secondo mandato di Giacomo Marazzzi (2009-2013), il primo cadeva tra il 2006 e il 2009.
Vi sentite chiamati in causa per l'investimento molto sfortunato in Monte Parma?
Anselmi. «Assolutamente no. Quell'investimento fu deliberato a cavallo tra il 2007 e il 2008. Il sottoscritto e Rebecchi non eravamo in cda, dove siamo entrati nell'aprile 2009, al secondo mandato di Marazzi. Ma per quell'investimento è ingeneroso non ricordare il crollo che ha subìto l'economia in quegli anni. Una crisi così lunga e pesante non si era mai verificata. Certo, ci possono essere valutazioni differenti sulla scelta fatta, ma non possono in alcun modo toccarci, non eravamo presenti in consiglio».
A parte quella vicenda, si teme che la Fondazione abbia in "pancia" altri titoli problematici. E c'è la vicenda del Bond Fresh (finito delle indagini della magistratura senese sull'acquisto di Antonveneta da parte di Banca Monte dei Paschi di Siena), la Fondazione ha in corso un'azione legale contro l'advisor Prometeia, che non avrebbe rappresentato il rischio di un possibile pregiudizio patrimoniale, e Prometeia ha difeso la sua posizione.
Anselmi. «Anche il Fresh fu fatto nel febbraio del 2008. Confermo, c'è una causa con Prometeia e ci sarà un'udienza in ottobre. Ma mi preme ricordare che dall'aprile 2009 ad oggi sono stati fatti solo investimenti cautelativi dove l'obiettivo è stato quello di differenziare e far diminuire eventuali rischi e creare molta liquidità che è aumentata di tre volte. Se parliamo poi dell'acquisto a termine di azioni Unicredit che scadono a dicembre 2014, è stato fatto nel tempo un accantonamento di 14 milioni di euro per coprire la differenza di prezzo».
Rebecchi. «Da parte mia voglio sottolineare l'azione lungimirante del precedente presidente Giacomo Marazzi, che ha realizzato anche investimenti molto ben studiati».
Anselmi. «Aggiungo che nella passata gestione ci sono stati investimenti in Cassa Depositi e Prestiti sul Fondo Fip (Fondo immobili pubblici). Hanno portato rilevanti plusvalenze per il Fip e plusvalenze oggi quantificate in oltre 28 milioni sulla Cassa Depositi e Prestiti, i rendimenti sono stati mediamente del 12-14 per cento e parliamo sempre del primo mandato di Marazzi. Bisogna ricordare per onestà e trasparenza anche le cose positive, non solo quelle che non hanno avuto successo per una scelta specifica, d'accordo, ma pure per una situazione economica mondiale che ha investito il nostro Paese».
In vari momenti la Fondazione si è dovuta autotutelare, come con l'azione di responsabilità citata dall'avvocato Giorgio Reggiani verso i passati amministratori di Banca Monte Parma.
Anselmi. «E' vero, e non dimentichiamo che la Banca d'Italia ha ispezionato Banca Monte Parma e ha comminato sanzioni economiche a tutto il vecchio consiglio, escludendo i consiglieri piacentini, il sottoscritto e Marazzi allora, e quelli di Banca Sella».
Veniamo all'oggi, agli attuali investimenti. Come difendete il patrimonio?
Anselmi. «Acri (l'Associazione delle Fondazioni, ndr) ha stilato un documento lungamente meditato e lavorato da tutto il nostro cda che regola le modalità di investimento, è stato da noi proposto e avallato dal consiglio generale per costituire una commissione consultiva composta da componenti del consiglio di amministrazione e da componenti del consiglio generale, cinque persone oltre il direttore generale, ciò per introdurre la massima democrazia gestionale. L'orientamento con questa crisi e con questa situazione economico-finanziaria è stato quello di fare investimenti che portassero liquidità anche penalizzando un po' i rendimenti, di avere investimenti a basso rischio o molto limitato e con una stabilizzazione minima della redditività, togliendo il più possibile titoli che potessero avere punte di redditività elevate ma con rischi. Mi permetta una battuta, i miei risparmi li tengo sul conto corrente perché non voglio assumere rischi però io non devo dare erogazioni al territorio, la Fondazione sì. Sulla trasparenza vorrei richiamare una serie di documenti già stilati e depositati negli atti del consiglio dove si è identificata l'esigenza di norme e regolamenti. Non che prima non ci fossero, ma il mondo deve andare avanti e con questa crisi economica è opportuno avere maggiori e puntuali punti di riferimento. Si è chiesta l'introduzione della legge 231 sulle norme di gestione degli enti, sulla responsabilità, è già pronto un documento che deve costituire una base di lavoro sulle erogazioni, devono essere fatte nella maniera più trasparente. Tra pochi giorni con il presidente Francesco Scaravaggi presenteremo agli organi il codice etico e il nuovo statuto. Il codice riguarda comportamenti sociali di correttezza della Fondazione dall'interno verso l'esterno, sotto il profilo delle erogazioni, dei comportamenti per far diventare sempre più democratica la nostra struttura».
Piacenza ha bisogno di recuperare fiducia nella sua "cassaforte", ma emergono anche forti tensioni interne, divergenze.
Rebecchi. «Una premessa. Voglio spendere una parola di elogio per l'ex presidente Marazzi, con tutto il cda abbiamo lavorato tanto in un periodo di crisi epocale, oggi in questo secondo mandato stiamo lavorando insieme al presidente Scaravaggi con altrettanta voglia e desiderio di dare alla Fondazione nuovo slancio, stiamo lavorando tutti alacremente per ottenere questo risultato. Detto ciò, è fuor di dubbio che critiche possono esserci nel consiglio generale, anche fra di noi nel cda ma tutto si fa per un comune obiettivo, dare ai cittadini e al territorio la possibilità di poter contare sempre sulla bontà della nostra Fondazione come patrimonio piacentino».
Patrizia Soffientini