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Mercoledì 28 Maggio 2014 - Libertà

Fondazione, gestione Marazzi sotto accusa

caso banca monte parma Nel mirino la svalutazione di 53 milioni. Plausi bipartisan alla nuova commissione investimenti
Chiesta l'azione di responsabilità. Ma Dosi e Foti: il nodo vero è l'intreccio di potere

Una sorta di richiesta di impeachment per la gestione firmata Giacomo Marazzi, reo di avere portato la Fondazione di Piacenza e Vigevano a diventare azionista di Banca Monte Parma, la sfortunata operazione costata - sin qui, e non è detto che il prezzo non finisca per rivelarsi più salato - ben 52,5 milioni di euro di svalutazione su un investimento di 72 milioni. Si è levata con forza dal consiglio comunale, dove ieri è andato in scena il dibattito sullo stato di salute contabile di via Sant'Eufemia, la "cassaforte" dei piacentini, depositaria di un patrimonio che se fino a qualche anno fa superava i 400 milioni di euro, ora si è ristretto a 347.
Un j'accuse di cui è stato promotore il centrodestra, ma che ha trovato sponde anche nella maggioranza. L'opposizione, con Marco Colosimo (Pc viva), Marco Tassi (Pdl), Massimo Polledri (Lega), Erika Opizzi, Filiberto Putzu e Lucia Girometta (Fi), ha avanzato la richiesta di un'azione di responsabilità verso chi decise quell'operazione maturata tra la fine del 2007 e l'inizio del 2008, leggi Marazzi e il cda della Fondazione da lui presieduto.
Istanza indirizzata all'attuale presidente, Francesco Scaravaggi, subentrato a Marazzi un anno fa. E sostanzialmente riecheggiata anche negli interventi di Carlo Pallavicini (Prc), Guglielmo Zucconi (gruppo misto), Giovanni Castagnetti (Piacentini per Dosi), Stefano Perrucci (Pd).
Ma a stoppare sul nascere l'ipotesi "impeachment" è stato lo scetticismo politicamente trasversale mostrato da Tommaso Foti (Fdi), da un lato, e dal sindaco Dosi dall'altro. Entrambi hanno preferito rivolgere lo sguardo in avanti esortando a porre la Fondazione e il suo patrimonio in condizioni di sicurezza a colpi di ristrutturazioni dei debiti e degli investimenti che nel breve periodo possono avere costi anche pesanti. Ma soprattutto la convergenza tra i due si è evidenziata nella richiesta di un cambio di direzione rispetto a un andazzo fatto di commistioni tra politica e società civile indicato come il vizio di origine dei guai della Fondazione. Una prassi consolidata a cui tranquillamente è possibile far risalire anche rovesci come quello di Banca Monte Parma, tenuto conto peraltro del decisivo peso avuto dalla devastante crisi economica sviluppatasi proprio dal 2008, con il sistema bancario tra le vittime principali.
«Mi scappa da ridere quando sento parlare di azioni di responsabilità, il problema non è quello», ha osservato Foti puntato il dito sulla «commistione di potere» da sempre praticata attorno a via Sant'Eufemia: «La Fondazione è nata per conquistare attraverso la distribuzione dei soldi il consenso dei propri amministratori, e questo ha alimentato una ricerca di rendimenti sempre più alti per poter aumentare le elargizioni». Ecco il meccanismo perverso che ha portato a una «corsa a investimenti di rischio» - fino al caso Monte Parma - che hanno tradito il principio della prudenza sancito nello statuto dell'ente.
Una lettura in cui il sindaco ha detto di ritrovarsi. Ha parlato di «composizione discutibile dei consigli generali della Fondazione nel corso degli anni» per colpa di un deficit di «criteri» nell'iter di nomina. Da qui si genera quella distorta ricerca di «alleanze tra enti e attenzioni» nella distribuzione dei posti e dei fondi che «porta alle conseguenze che poi vediamo». Nel mirino di Dosi anche le vischiosità nel rapporto tra consiglio generale, ossia l'organo di indirizzo della Fondazione, e cda, l'organo esecutivo, «tradizionalmente impermeabile», il che non aiuta a prendere decisioni oculate e trasparenti.
«Trovare risposte di responsabilità» per la vicenda Monte Parma «credo non sia facile», secondo il sindaco che ha rivolto in avanti lo sguardo. Fissare regole più virtuose e trasparenti è la strada da seguire. In tal senso è benvenuta la scelta della Fondazione di istituire una commissione interna degli investimenti quale organo consultivo del cda prima di assumere decisioni finanziarie: una novità all'insegna della «permeabilità» che con le precedenti presidenze «sarebbe stata impensabile», ha sottolineato Dosi. «Un filtro rispetto a reggenze monocratiche», si è detto d'accordo Foti esortando a «sfidare» via Sant'Eufemia a darsi rigorosi criteri di erogazione delle risorse, gestendole senza correre dietro ai «questuanti», ma premiando i progetti che meritano e avendo anche «il coraggio di dire dei no, se un anno non ho niente da distribuire».
Il Comune produrrà «un documento al fine di voler orientare le migliori azioni per il rispetto dei principi statutari» della Fondazione. E' quanto dispone l'ordine del giorno (primo firmatario Polledri) votato all'unanimità a fine seduta. Se ne occuperà la commissione consiliare 1 avviando «un percorso» di due o tre mesi di durata.

Gustavo Roccella gustavo.roccella@liberta.it

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