Mercoledì 28 Maggio 2014 - Libertà
Erogazioni e impieghi, ecco il nuovo corso
Utilizzo del fondo di riserva per coprire le perdite: piano di reintegro di 35 anni
(guro) Sul contestato investimento in Banca Monte Parma non hanno nulla da dire «perché lo ha fatto il vecchio consiglio e i motivi non ci è dato saperli». Ma sull'impegno a far sì che in futuro si minimizzi il rischio di ripetere operazioni così sfortunate si sentono di dare piene garanzie. Giovanni Rabaiotti e Milena Tibaldi Montenz sono i due rappresentanti del Comune nel consiglio generale della Fondazione. Ieri in consiglio comunale hanno ascoltato gli interventi e preso nota promettendo che gireranno tutto al presidente e al cda di via Sant'Eufemia.
Sono intervenuti a loro volta. Rabaiotti portando l'attenzione sull'aspetto delle regole, perché quelle «servono per lavorare bene in una struttura». Due regole che intendono segnare una virtuosa «discontinuità» - termine usato da Tibaldi - rispetto al passato. Ecco perciò - prima regola - che è in preparazione un regolamento sulle erogazioni volto a mettere ordine su bandi e criteri di distribuzione delle risorse, premiando i progetti di qualità ed evitando elargizioni «a pioggia» (quelle che hanno indotto Tibaldi, ha rivelato la diretta interessata, a votare contro il bilancio 2013). La seconda regola è la commissione degli investimenti che per la prima volta si è riunita il 21 maggio e che dirà la sua sulle scelte finanziarie della Fondazione. Ne fanno parte i due vicepresidenti dell'ente, Beniamino Anselmi e Renzo De Candia, e tre membri del consiglio generale: lo stesso Rabaiotti, Carlo Ghisoni e Pierluigi Scrocchi.
Rabaiotti ha definito «non rosea, ma nemmeno drammatica» la situazione finanziaria di via Sant'Eufemia. Dall'investimento nella Cassa Depositi e Prestiti, che ha fruttato il 13%, sono arrivate plusvalenze che in parte compensano la svalutazione delle azioni in Banca Monte Parma. Certo per coprire quella perdita si è dovuto chiedere al ministero delle Finanze il ricorso al fondo di riserva per una cifra pari a 52,5 milioni di euro. L'autorizzazione è arrivata (il 2 maggio), a patto di procedere a un piano pluriennale di reintegro del fondo medesimo, in base al quale la Fondazione dovrà destinare per 35 anni il 15% dell'avanzo di bilancio, dopo aver provveduto agli altri accantonamenti obbligatori.