Venerdì 16 Maggio 2014 - Libertà
Camposanto vecchio, dalla peste al riscatto
Un video del Cineclub Cattivelli ha ricostruito la storia del santuario di Borgotrebbia con molte testimonianze. Dopo gli anni oscuri dei riti satanici alla piena rinascita attuale
Un viaggio che parte nel 1630 con la peste e termina ai giorni nostri con la restituzione di una delle chiese più suggestive e martoriate della nostra città: la chiesa di Camposanto Vecchio, meglio conosciuta come la "Chiesa degli Appestati" che si erge al limitare di Borgotrebbia vicino al Grande Fiume.
La storia di questo edificio è stata raccontata in un documentario che prende il nome di "Il Santuario di Camposanto Vecchio", realizzato dal Cineclub Cattivelli grazie ad immagini inedite, testimonianze preziose, ritagli di giornale e contributi di storici, architetti, investigatori privati e giornalisti. Un video di mezz'ora che è un perfetto spaccato di storia e un biglietto d'invito per andare a visitare quella meravigliosa chiesa, dal vero.
Il video è stato proiettato ieri nell'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano di fronte ad una platea gremita che ha accolto con entusiasmo il lavoro svolto dal Cineclub, un lavoro che resterà come un passaggio di memoria per le generazioni future. A moderare il tavolo dei relatori che hanno introdotto il documentario, il giornalista Enzo Latronico che ha subito dato la parola allo storico e giornalista Fausto Fiorentini: «La nostra città è stata visitata da diverse epidemie di peste- ha detto- Il Po non ci ha salvato dall'arrivo di quella sciagura che tradizionalmente chiamiamo peste manzoniana che arrivò a Piacenza nell'estate del 1630 e che colpì a morte circa il 40% della popolazione».
I corpi dei defunti furono appunta seppelliti nella zona di Borgotrebbia: «La Chiesa degli Appestati riporta una delle pagine più tragiche della nostra storia e fu ricostruita nel ‘700, a mio parere si tratta di una chiesa straordinaria». Dello stesso parere anche l'architetto Paolo Dalla Noce che ne ha messo in evidenza i punti di bellezza: «Conoscevo poco questa chiesa, ma quando vi sono entrato mi sono subito accorto della sua architettura interessantissima, gli spazi interni della chiesa sono trattati con un sistema di illusione dimensionale e ottica per cui, anche se lo spazio è ridotto, ci sono elementi dimensionali che lo fanno apparire sorprendentemente più ampio».
«Purtroppo non sappiamo chi fu l'architetto che disegnò questa chiesa- ha aggiunto- ma sicuramente era un professionista molto bravo». Carlo Emanuele Manfredi, priore della confraternita Beata Vergine del Suffragio ha raccontato al pubblico tutte le vicissitudini che hanno accompagnato la storia della chiesa: «Negli anni ‘70 la nostra confraternita, grazie anche al senatore Spigaroli, effettuò i primi restauri alla Chiesa dove si celebravano anche alcune messe fino a quando la situazione non divenne molto triste». La famiglia che abitava a fianco della struttura, infatti, smise di coltivare i campi attigui e se ne andò da quel luogo che non ebbe più un presidio costante: «Iniziarono i furti, le razzie e le visite delle sette sataniche, le nefandezze indicibili che vi compirono dentro, gli stupri e i suicidi. Io ero disperato, non sapevo cosa fare e quindi restituii la chiesa alla parrocchia degli Angeli Custodi e fu proprio don Cesena che operò il miracolo».
La parola è quindi passata a don Pietro Cesena che ha raccontato l'ultima felice parte della storia: «Da luogo di disperazione e di morte è diventato luogo di vita, abbiamo realizzato degli appartamenti dove la nostra onlus ha fatto opera di accoglienza, sono nati sette bambini e speriamo che propri lì si realizzi il Parco fluviale». Fondamentale l'aiuto e l'entusiasmo di un gruppo di Templari che hanno preso a cuore la restituzione della Chiesa ad antico splendore. L'incontro si è chiuso ringraziando il presidente del Cineclub Giuseppe Curallo e la troupe formata da Renato Bersani, Adele Marenghi e Luisa Tumolo.
Nicoletta Novara