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Lunedì 5 Maggio 2014 - Libertà

Donizetti e il fascino del "Ciclo Tudor"

Il secondo incontro a cura della Tampa

piacenza - Nessuna ricorrenza, nessuna scadenza cronologica, soltanto la passione per la grande musica classica. Da ciò è nata Il Donizetti recuperato. Il ciclo Tudor. Anna Bolena, Maria Stuarda, Roberto Devereux, interessante conferenza-concerto organizzata dal centro musicale Tampa Lirica.
E nel quasi colmo Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, il musicologo Fulvio Stefano Lo Presti, il soprano Svetlana Kalinichenko e il tenore Giuseppe Veneziano hanno ripreso l'atmosfera sognante di opere ispirate al cosiddetto "ciclo Tudor" di Gaetano Donizetti (1797-1848).
Lo Presti è studioso esperto, profondo conoscitore di Donizetti e la sua dotta introduzione ha subito affascinato la platea. «Il pubblico cercava sempre più la verità sulla scena - ha esordito Lo Presti - e Donizetti è stranamente vicino al contesto inglese. Pur non essendosi mai recato colà, fra 1823 e '37 compose ben 7 melodrammi sulla storia inglese. Le opere più significative sono questo ciclo non premeditato. La trilogia non era infatti in previsione. Donizetti pensava solo a un Conte di Essex legato alle tragiche vicende del nobile fatto decapitare da Elisabetta Ia e poi divenuto, appunto, Roberto Devereux».
La proiezione di registrazioni di repertorio di famose rappresentazioni di queste opere ha poi aiutato a meglio comprendere l'incidenza di certi passaggi.
«Anna Bolena ha invece andamento statico, è tragedia di personaggi che Donizetti differenzia con abilità. Con queste opere - ha continuato Lo Presti - attirò l'attenzione di Mazzini. Jane Seymour per esempio è personaggio ambiguo, è succube della passione di Enrico VIII ma c'è un po' di ipocrisia».
Soprano e tenore hanno poi proposto arie famose tratte dalle succitate opere. Kalinichenko fra le altre Al dolce guidami … da Anna Bolena e Oh nube che lieve da Maria Stuarda. A sua volta il tenore ha suggestionato con Oh rimiro il bel sembiante oltre a una cabaletta da Maria Stuarda e poi con la più celebre aria di Roberto Devereux e cioè Ed ancor la tremenda porta non si dischiude.
Non poteva mancare un duetto, in questo caso tanto tenero quanto passionale come Un tenero cor mi rese felice dal Devereux.
I due interpreti hanno dimostrato di possedere ottima vocalità, maturità scenica e sicurezza nel rendere un repertorio purtroppo poco frequentato. Entrambi hanno ben sottolineato l'emotività delle situazioni ben calibrando pause e sospiri di atmosfere spesso cupe. Erano consapevoli che soprattutto il Devereux nella produzione completa coincide con un nuovo modo di concepire le tragedie, tra sfumature espressive e ricercata interiorità, superando così e integrando il risaputo virtuosismo del maestro.
La conferenza-concerto di Lo Presti dal titolo Donizetti recuperato rientra dunque nell'importante processo culturale che valorizza una figura di primissimo piano dell'Ottocento europeo che, nella drammatica teatralizzazione preromantica, anticipò Verdi.

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