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Martedì 6 Maggio 2014 - Libertà

Cogni, prosa dal sapore antico

Presentata all'auditorium della Fondazione la raccolta di scritti "Prose di un poeta"
Autoritratto indiretto del poeta dal carattere discreto e riservato

piacenza - "Credo nell'arte e nella filosofia di Croce, ma di fronte alla poesia tutto il resto non conta niente per me". Così dichiarava Ferdinando Cogni, poeta e scrittore indimenticato a cui è stato dedicato un incontro svoltosi all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano. L'occasione è stata quella di presentare Prose di un poeta, una raccolta di scritti di Cogni radunati dopo la sua morte: il volume fra l'altro si inserisce nell'ambito della collana dedicata alle Opere di Ferdinando Cogni che nasce dalla volontà di un gruppo di amici ed estimatori del poeta piacentino di raccogliere e pubblicare tutta la sua produzione. In precedenza era già stato dato alle stampe La voce dell'arte, raccolta di prose dedicata alla tematica artistica mentre stavolta si è deciso di allargare l'orizzonte, ampliare lo sguardo.
«I testi che oggi presentiamo hanno un sapore antico di verità e sono nuovi per intelligenza e arguzia» ha spiegato Stefano Pareti che è intervenuto alla tavola rotonda insieme a Claudio Vela, Gianfranco Asveri e Gianfranco Negri. «Sembrano quasi connotare un autoritratto indiretto di Cogni. Questa raccolta solleva quel velo di riserbo dietro al quale il poeta piacentino era solito nascondersi». Quell'atteggiamento, fatto di umiltà, di discrezione, di riservatezza, non gli impediva tuttavia di essere ben conscio dei suoi obiettivi, delle sue passioni, del valore della cultura: «Diceva che "abbiamo una lunga vita e deve essere fatta di valori: a me ha sostenuto la cultura" - ha ricordato ancora Pareti - ed era proprio con quella cultura che è riuscito a cantare lo spirito della comunità, puntando il dito contro le nostre manchevolezze».
Ecco allora la necessità ma soprattutto la volontà di pubblicare ora questo secondo volume di prose: «Nel 2012 è uscito il primo libro che raccoglieva gli scritti di critica d'arte» ha spiegato Vela. «Per noi è stata una sorpresa perché ci siamo trovati davanti l'espressione di una prosa di alta qualità. Ecco il motivo per cui si è deciso di dare alle stampe anche un secondo volume che raccogliesse altre prose comunque degne di essere radunate».
Due sono le parti di cui consta questo nuovo libro: la prima è costituita da alcune prose sparse pubblicate dallo stesso Cogni, mentre la seconda presenta due fascicoli inediti intitolati La poesia e Un po' di prosa. Tutto il volume comunque appare dominato da una coerenza illuminante, da una voce che non cambia: è quella, per dirla con le parole di Asveri, «del bambino che guarda le cose, le sente e le sa descrivere intensamente». «E' stata questa la grandezza di Ferdinando - ha continuato -, la sua straordinaria capacità di trasmettere agli altri la sostanza autentica delle cose».
Da parte sua Negri ha ricordato l'uomo e l'amico, quello che «quando era attratto da qualcosa non lo si riusciva a distrarre, come quella volta a Collecchio che da una montagna di rifiuti estrasse una seggiolina con cui girò per tutta la giornata. Era così Ferdinando».

Betty Paraboschi

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