Giovedì 8 Maggio 2014 - Libertà
S. Giustina secondo il Codice 63
Iniziata con successo nella cattedrale la rassegna "Symbolum" alla scoperta del prezioso manoscritto che narra due diverse versioni dell'esistenza della santa
piacenza - È iniziata con un excursus nella storia di Santa Giustina la rassegna Symbolum, che l'altro pomeriggio ha portato nella cattedrale cittadina numerosi piacentini. Il motivo è stato chiaro: iniziare a scoprire gli infiniti tesori conservati in Duomo a partire dal prezioso Codice 63, che narra appunto due diverse versioni delle vicende esistenziali di Santa Giustina. A presentarlo e ad analizzarlo davanti al folto pubblico è stato Brian Moller Jensen della Stockholm University, uno studioso di razza e un esperto in codici medioevali che al lezionario piacentino completo ha dedicato diversi studi e pubblicazioni: insieme a lui, a guidare la cittadinanza in una sorta di full immersion nella storia antica della cattedrale e dei suoi codici, non è mancato Tiziano Fermi, studioso da anni attivo in questo ambito storico e deus ex machina dell'associazione "Domus Justinae".
Proprio la realtà associativa infatti risulta fra i promotori di Symbolum, che è stata organizzata anche con il patrocinio dell'Ufficio beni culturali ecclesiastici della Diocesi di Piacenza-Bobbio e del Comune, la collaborazione dell'Istituto diocesano di musica sacra e il contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano: l'obiettivo, come già lo scorso anno, è quello di valorizzare il repertorio musicale antico e nel contempo anche le bellezze e i tesori conservati nella cattedrale cittadina. Ecco allora che, all'interno della rassegna, finiscono in calendario dei concerti di musica sacra, delle presentazioni di codici medioevali alternate a degli intermezzi musicali e a delle celebrazioni accompagnate da musica liturgica.
Tornando all'incontro dell'altro pomeriggio, esso ha in un certo senso rappresentato l'inaugurazione non solo di Symbolum, ma anche del filone tematico dedicato a Un codice per volta inserito nella rassegna: «L'idea è quella di valorizzare dei manoscritti di cui spesso non si conosce neppure l'esistenza - ha spiegato Fermi - e non è casuale che a dare il via a questa rassegna sia un incontro dedicato a un codice che, fra gli altri santi, appare legato alla figura di Santa Giustina e dunque anche alla storia della cattedrale».
Nello specifico, come ha spiegato Moller Jensen, il Codice 63 conserva «due versioni della storia di Giustina e Cipriano: la prima è già conosciuta e diffusa anche nell'Italia centro-meridionale - ha continuato lo studioso -, mentre la seconda, portata dal vescovo Aldo nel 1104 al ritorno da Costantinopoli dopo la prima crociata, risulta decisamente meno nota e non è presente in altri codici». Oltre alla vicenda di Santa Giustina, comunque il manoscritto si focalizza anche su altre vicende di santi piacentini, essendo parte del santorale insieme al Codice 62: «L'importanza di questo codice è fondamentale - ha concluso Moller Jensen -, così come lo è la possibilità di mostrare questi manoscritti al pubblico: essi infatti fanno parte della nostra eredità culturale e noi abbiamo l'obbligo di cercare di diffonderne la conoscenza anche in un pubblico di non-studiosi della materia».
Betty Paraboschi