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Domenica 11 Maggio 2014 - Libertà

«Che fare con uomini che odiano le donne? Per prevenire serve educare dall'infanzia»

Nuova tappa della Scuola Genitori con il pedagogista Daniele Novara

La prevenzione della violenza si insegna fin dall'infanzia. È stato questo il senso del nuovo incontro svolto dal pedagogista Daniele Novara l'altra sera all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano nell'ambito del percorso educativo della Scuola Genitori.
"L'educazione dei maschi nella prevenzione della violenza" è stato il titolo scelto per l'appuntamento, organizzato dal Centro psicopedagigico per la pace e la gestione dei conflitti, che ha visto partecipare anche l'assessore Giulia Piroli: a essere messo in luce nel corso del workshop è stato un tema di grande attualità anche alla luce dei numerosi episodi di violenza che vedono vittime le donne e dei crescenti casi di femminicidio che si registrano ogni anno.
«Il problema della violenza non deve essere visto solo nel senso dell'ordine, dell'indagine della polizia - ha spiegato Novara - ma anche in un'altra prospettiva: è quella della necessità di costruire in maniera positiva la personalità del bambino in modo da affrontare il dialogo della vita. È chiaro come solitamente le persone violente abbiano alle spalle un passato difficile, ossia un'infanzia violenta».
Partendo da questo presupposto il direttore del Centro psicopedagogico per la pace ha indagato le diverse fasi di crescita durante le quali si forma la personalità di ognuno e dunque è possibile mettere in atto una vera e propria forma di prevenzione della violenza: «I momenti basici, fondamentali insomma, sono sostanzialmente due - ha continuato a spiegare Novara- il primo è la nascita, ossia la prima infanzia, mentre il secondo è l'adolescenza».
Il motivo è presto detto e il pedagogista piacentino lo ha spiegato chiaramente: «Soprattutto nel primo anno di vita, ma in parte anche nel secondo, si crea un attaccamento primario con la madre, che viene considerata come la figura che nutre, che protegge, che sostenta - ha chiarito Novara- in pratica è la persona che permette al bambino di sopravvivere e di vivere: questo è un momento importantissimo per la crescita perché il bambino non subisce e non dà violenza in questa fase». Diversa è invece la questione dell'adolescenza: «In questa fase c'è l'esordio sociale che determina nel ragazzo la necessità di staccarsi dal nido materno che diventa soffocante - ha continuato il pedagogista- il padre diventa allora necessario perché ha una matrice emotiva più bassa e consente al figlio di allontanarsi con maggiore sicurezza. In caso contrario il rischio è che si incorra in fenomeni di reattività o in legami morbosi con la madre che non consentono poi di costruire dei rapporti normali con una donna e che sono alterati alla ricerca di svincolarsi da un rapporto familiare percepito come soffocante».

Betty Paraboschi

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