Mercoledì 14 Maggio 2014 - Libertà
«Una crisi che viene da lontano»
Intervento del filosofo Magatti alla rassegna "Vita pratica"
piacenza - «La crisi è strutturale. Non si torna indietro e non sappiamo cosa ci sarà davanti». Parla chiaro Mauro Magatti, docente dell'Università Cattolica di Milano ed editorialista del Corriere della Sera che l'altro pomeriggio è intervenuto all'Auditorium Santa Margherita in occasione del primo appuntamento di Vita pratica, la rassegna filosofica promossa dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano in collaborazione con Daniele Bonelli, Attilio Finetti, Katia Tomarchio e Franco Toscani.
«Rispetto al ciclo dello scorso anno di matrice più filosofica, questo verte di più sul versante della politica, della sociologia e dell'economia» ha avvertito Toscani che insieme a Finetti ha coordinato l'incontro.
Il dibattito, che ha avuto come tema Il destino della libertà nella società dei liberi, ha visto protagonista un sociologo ed economista che dal 2006 al 2012 è stato preside della facoltà di Sociologia della Cattolica, oltre che visiting professor all'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi.
«Il titolo coglie bene il senso del lavoro che ho portato avanti a partire dal libro Libertà immaginaria scritto nel 2009 - ha spiegato Magatti - e che si riferisce a quella fase storica compresa fra il 1989 e il 2008, date simboliche che corrispondono alla caduta del muro di Berlino e all'inizio della grande crisi finanziaria: si tratta di un periodo che deve essere concepito in maniera unitaria e le cui origini hanno a che fare con la crisi del modello che si afferma nel secondo dopoguerra».
Certo di segnali di crisi Magatti ne vede già in passato: il primo è il 1968, «la cui risposta politica viene data nel 1979 e nel 1980 con la vittoria elettorale in America e in Inghilterra di Reagan e Tatcher, che abbandonano il pensiero di Keynes» ha continuato Magatti, «il neoliberismo di cui entrambi si fanno portavoce prepara la svolta che si annuncia nel 1989».
Diverso è invece il discorso da fare per quanto riguarda la crisi del 2008: «Non è congiunturale, ma strutturale e profonda - ha chiarito il sociologo - non si torna indietro e non sappiamo cosa ci sarà davanti: parlare di questa crisi significa considerare sia la questione relativa alla regolazione dei mercati e al nuovo significato di crescita economica sia il problema soggettivo legato alla comprensione della libertà individuale. La riorganizzazione capitalistica avuta fra il 1989 e il 2008 ha portato a un'espansione geografica, economica, dei mercati e della soggettività: in quest'ultimo caso abbiamo iniziato a concepire la libertà in termini espansivi e quindi a considerarci liberi in quanto legislatori di sé e aperti di fronte a opportunità crescenti che tuttavia non si conoscono».
Betty Paraboschi