Venerdì 9 Maggio 2014 - Corriere Padano
Fondazione, bordate bipartisan sugli investimenti a Monte
Bordate da più direzioni sulla Fondazione di Piacenza e Vigevano, eppure su molti media locali fanno meno rumore di quanto sarebbe lecito attendersi. La considerazione sorge spontanea mettendo insieme i pesanti interventi seguiti alla votazione sul bilancio consuntivo 2013 di via Sant’Eufemia: a creare l’ennesimo vespaio è stata la conferma, da parte dell’attuale presidente Francesco Scaravaggi, di una ulteriore svalutazione di 28 milioni di euro delle azioni di Banca Monte Parma acquistate durante la gestione precedente e già svalutate di 24,5 milioni di euro nel 2011 dall’ex presidente Giacomo Marazzi.
Cifre da top player del calcio che, durante la discussione sui numeri (tra i più rilevanti: avanzo d’esercizio di 8,7 milioni, erogazioni a 5,5 mln, patrimonio – immobili inclusi – di poco meno di 347 mln rispetto ai 372 mln del 2012), hanno provocato in consiglio più malumori di qualsiasi altro. Alla fine il bilancio è passato con dieci voti a favore e sei contrari, ma la spaccatura è stata netta e il consigliere Sergio Giglio ha poi spiegato al quotidiano locale di ritenere che su alcuni fatti salienti non ci siano stati “sufficiente informativa e coinvolgimento del consiglio generale”. Lo stesso ex candidato alla presidenza ha chiesto una valutazione precisa dell’esatto valore del patrimonio della Fondazione, al fine di “tracciare una linea tra la passata gestione e quella attuale”, ed ha invitato a valutare l’ipotesi di un’azione legale contro Monte Parma. Istituto che oltretutto è alle prese con gli scioperi dei dipendenti contro i tagli (di retribuzione o di personale) previsti da Intesa-San Paolo, che nel 2011 ha rilevato l’istituto di Parma: una situazione già definita “da Electrolux del credito” che potrebbe sfociare in ulteriori tensioni, le cui conseguenze potrebbero pesare anche sul patrimonio investito dalla Fondazione.
A fronte di tutto questo, il presidente Scaravaggi ha ricordato che altre Fondazioni, in Italia, hanno dovuto far fronte a problemi anche più gravi di quelli piacentini, ma non ha convinto tutti e gli echi dello scontro interno sono arrivati anche a Palazzo Mercanti.
Il consigliere comunale di Piacenza Viva Marco Colosimo ha definito “grave errore” l’investimento della Fondazione in Banca Monte Parma e ha formalizzato la richiesta – cui si sono associati Mirta Quagliaroli (M5S), Massimo Polledri (Lega) e Daniel Negri (Pd) – di un dibattito consiliare con il presidente Scaravaggi e i due rappresentanti del Comune nel consiglio generale della Fondazione.
Obiettivo, per Colosimo, è “rendere partecipi i consiglieri e quindi tutti i cittadini da loro rappresentati della situazione economica dei nostri fondi, sperando che una volta per tutte venga dichiarato il fallimento dell’investimento ai danni dei piacentini e probabilmente anche il fallimento di un consiglio direttivo”.
Colosimo – i cui attacchi si sono sommati, in Consiglio, a quelli di Tommaso Foti (FdI) e Samuele Raggi (IdV) – ha anche bacchettato il poco spazio dato da quasi tutti i media locali a “una questione spinosa e importante come la Fondazione”: “E’ solo perché si tratta di una materia complicata – ha poi aggiunto con Corriere Padano – o c’è dell’altro? Qualcuno ha giocato con i soldi dei piacentini?”.
Ulteriore siluro alla Fondazione, a conferma di un attacco bipartisan sul tema-Banca Monte, è arrivato dal consigliere della Camera di Commerico (ed ex vicepresidente della Provincia) Mario Spezia che, durante il Consiglio camerale, ha bollato la gestione di via Sant’Eufemia come “privatistica”, invitando a maggiore oculatezza rispetto a quello che ha definito senza giri di parole un “baratro”. Spezia ha chiesto a gran voce che si faccia il punto sul valore esatto del patrimonio, non solo per evitare un ulteriore precipitare della situazione ma anche perché la stessa Camera di Commercio “deve sapere subito quali saranno gli effettivi investimenti della Fondazione per Expo 2015”.
“La Fondazione – è tornato a ricordare Spezia – amministra il patrimonio di tutti noi piacentini e quello dei nostri figli: anche per questo dovrebbe condurre una gestione ancora più attenta in ogni suo aspetto, comprese anche le assunzioni e i licenziamenti che – è stata la stoccata finale – vengono invece gestiti in modo molto privatistico e non pubblico”.
Andrea Dossena