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Domenica 27 Aprile 2014 - Libertà

Un libro, un pezzo della nostra storia istituzionale

Egregio Direttore, La ringrazio perché il giornale da Lei diretto (che è, poi, il giornale dei piacentini) ha dato ampio spazio al libro che ho dedicato alla storia dell'attività della Regione Emilia-Romagna per il controllo sugli atti degli Enti locali e alla vicenda ventennale della Sezione piacentina del Comitato di Controllo.
Il riscontro positivo rilevato nella presentazione della ricerca a Piacenza, all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano (una struttura ormai indispensabile di servizio alla comunità), a Fiorenzuola d'Arda ed a Castel San Giovanni mi ripaga ampiamente della fatica.
Ho voluto consegnare alla memoria del territorio piacentino un pezzo, ormai quasi dimenticato, della storia istituzionale, locale e non solo. Mi risulta, infatti, che in ambito regionale nessuno studio sia stato fatto a riguardo, ad eccezione di qualche tesi di laurea dedicata a specifiche tematiche.
Mi pare, perciò, doveroso ricordare, come ho fatto nel libro, i nomi di coloro che fecero parte di questa vicenda, i Presidenti ed i membri, effettivi e supplenti, della SEDECO piacentina nonchè - tutti coloro, donne e uomini, che collaborarono come me nell'attività di controllo che ho svolto prima come funzionario e poi, per oltre dieci anni, come Segretario e responsabile della fase istruttoria delle migliaia di deliberazioni di Comuni, Enti ospedalieri, Consorzi, IPAB.
Una menzione particolare per due persone ormai scomparse: Stefano Bracchi, che fu per pochissimo tempo Segretario prima di me e che mi convinse a sostituirlo; Adalberto Tei, che come supplente del membro di diritto quale più elevato in grado della Provincia di Piacenza rappresentò lo snodo più efficace tra apparato istruttorio ed organismo decidente.
Stefano Pareti, che mi ha "regalato" l'introduzione al libro, ha scritto - e ripetuto - nella sua puntuale presentazione tutta riferita alla mediocre attualità di oggi: senza memoria non c'è futuro.
Se questa "parola d'ordine" divenisse un impegno largamente condiviso, forse sarebbe più facile per l'intero Paese risollevarsi e mirare alto in un mondo ormai globalizzato.

Carlo Pronti

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