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Mercoledì 17 Marzo 2004 - Libertà

Gladys Rossi: Gilda è ormai dentro di me

Municipale -Intervista al giovane soprano di Bellaria in scena venerdì nel "Rigoletto" di Marco Bellocchio. "Affascinata dal personaggio, che è il vero motore di tutta la vicenda"

Conto alla rovescia per il Rigoletto di Marco Bellocchio prodotto dal Municipale con l'Orchestra della Fondazione Toscanini diretta dal maestro Gunter Neuhold, il Coro del Teatro Municipale guidato da Corrado Casati e con protagonista nel ruolo del titolo il baritono Alberto Gazale. Come noto, l'opera debutterà venerdì alle 20.30 (turno A di abbonamento), con repliche domenica alle 15.30 (fuori abbonamento) e martedì alle 20.30 (turno B).
Trama di vendette incrociate per il sacrificio finale della vittima innocente. Combattuta tra l'affetto per il padre e l'amore per il giovane Gualtiero, in realtà Duca di Mantova, Gilda compie l'estremo sacrificio di sé, invocando perdono. A Gladys Rossi, giovane soprano da Bellaria, è affidato il personaggio motore di tutta la vicenda.
"Tutto cominciò per gioco - ricorda Gladys Rossi -. A 8 anni già cantavo e partecipavo ai tanti festival della canzone ricorrenti in Romagna d'estate. Vivevo la spiaggia di giorno, mio padre era bagnino, e di sera in ristorante, in cucina a lavorare sodo. Cantavo canzoni sognando Sanremo. Per caso, come succede, trovai, allegata a un settimanale, una cassetta con alcune romanze cantate da Pavarotti. Fu l'illuminazione, scoprii un altro mondo musicale. Mi appassionai a tal punto da diventare malomane. Compravo Cd a tutto spiano con l'opera intera per capire le storie, i personaggi di cui mi innamoravo. Così cominciai a imparare le arie, orecchiandole".
Nessuno in casa la incoraggiava a studiare canto?
"In famiglia c'era altro a cui pensare. Avevo frequentato la scuola musicale comunale di Bellaria per violino e pianoforte, senza troppa convinzione. Mi invitarono a tenere il piano-bar al Grand Hotel di Rimini. Cantavo canzoni e ogni tanto infilavo un'aria d'opera che avevo imparato a memoria. Con mia sorpresa, i clienti che solitamente non badavano al pianista canterino venivano a complimentarsi e a chiedermi dove avessi imparato a cantare e se ero una cantante lirica. Così mi decisi. Andai a chiedere consiglio al maestro Alain Billard, decisa a rischiare, a mettermi alla prova. Studiare canto non mi costava, la musica mi dà una senerità interiore, gioia vera".
Un tirocinio relativamente breve per arrivare al palcoscenico?
"Ho studiato solfeggio al Conservatorio di Cesena. Sono stata chiamata a fare il Paggio in Rigoletto al Teatro Massimo di Palermo. Per mia fortuna sono stata notata. Nel maggio 2002 la Fondazione Toscanini mi ha offerto il ruolo di Gilda nella produzione di Busseto con la regia di Vittorio Sgarbi. Poi "Carmen" a Parma, "Nozze di Figaro" a Rennes, ed eccomi qui".
Da Mozart a Verdi è un bel salto vocale.
"Gilda ha una vocalità accessibile. Ci sono momenti in cui è richiesto un canto robusto, occorre una voce di un certo perso. Il primo atto ha passaggi difficili. Ho ascoltato le grandi primedonne, Gilda è ormai dentro di me".
Una interpretazione che le porta fortuna.
"E' un personaggio che mi prende. Mi rendo conto della difficoltà a fondere voce, gesto, emozione e di trasmettere al pubblico tutto questo in un tempo fermato, magico, stupendo. Ma sono affascinata da questo personaggio, come non mi è mai capitato con altri e spero di trasmettere al pubblico tanta emozione".
Che donna è Gilda?
"Gilda non è un'oca canterina, è donna di grande moralità. Certo è tenuta segregata, lontana dal mondo, difesa da un eccessivo amore paterno. E' capace d'amare e per amore si sacrifica, un amore totale comprensivo di perdono verso chi le ha fatto del male".
Pensa sia la donna più capace d'amare e quindi di perdonare?
"Non me lo chieda oggi, ho appena preso una contravvenzione. Il vigile che m'ha fermata m'avrebbe anche perdonato, la collega donna è stata inflessibile. Me lo chieda un'altra volta".

Gian Carlo Andreoli

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