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Mercoledì 16 Aprile 2014 - Libertà

Un alfabeto di tanti segreti

Incontro con Matteo Corradini all'Omeofest

piacenza - Nell'alfabeto ebraico le lettere possono rappresentare cammelli e preghiere, respiri e braccia stese quasi come papiri al sole. È questa la ricchezza dell'alfabeto che lo scrittore Matteo Corradini ha svelato l'altra sera, davanti alla folta platea che ha affollato il salone del Palazzo Gotico per il penultimo degli appuntamenti dell'Omeofest 2014 a cui ha partecipato anche l'assessore Tiziana Albasi.
Lettere ebraiche e altre storie è stato il titolo della serata che ha inteso mettere sotto i riflettori un popolo e quasi un mondo intero rivelato attraverso le sue lettere, i suoi "ideogrammi" se così li possiamo definire: a svelarne il significato è stato appunto Corradini, mentre ad accompagnarlo e a rendere lo spirito autentico delle atmosfere klezmer sono stati i bravi Muzikobando insieme allo straordinario Gabriele Coen.
Ecco allora che, se attraverso una goccia di rugiada è possibile vedere tutto il mondo come ha avvertito lo scrittore all'inizio della serata, in una semplice lettera, nel suo tratto stratificatosi negli anni è possibile intuire tanto di un popolo, delle sue abitudini, della sua mistica. «Disegnare voleva dire scrivere e viceversa anticamente» ha spiegato Corradini e la dimostrazione arriva fin dalla prima lettera, da quella Aleph che corrisponde alla nostra A e che anticamente rappresentava un bue del quale ora restano solo le corna. «Nel tempo disegnare è sempre stato fatto un po' più in fretta» ha continuato a spiegare lo scrittore piacentino fra un racconto e l'altro, una musica e l'altra, un canto e l'altro, «le lettere ebraiche oggi si sono dimenticate a quale disegno appartenevano e noi siamo qui a ricordaglielo». La Ghimel ad esempio, che equivale alla nostra C, doveva essere un tempo un cammello o una lancia: una lettera di trasporto insomma. La Hè anticamente veniva invece disegnata come un essere umano con le braccia aperte e le gambe leggermente divaricate: era la lettera del respiro in un'epoca in cui respirare e pregare si sovrapponevano e nella lettera Hè si congiungevano. Poi c'è la Yod, che è la lettera più piccola dell'alfabeto ebraico e rimanda alla mano che si pronuncia "yad": «Inizialmente era disegnata come un braccio alzato, forse un papiro steso ad asciugare al sole» ha spiegato Corradini prima di passare alla Lamed, corrispondente alla nostra L e connotata come «una lettera di passaggio, la notte che adesso c'è e fra un po' non ci sarà più, il bianco che era il colore dei lebbrosi cosparsi di calce e che quindi rappresentava la caducità della vita». La Mem è la lettera dell'acqua, la Ayin non esiste nel nostro alfabeto e la sua pronuncia dovrebbe coincidere con il rumore che fa un cammello quando si alza in piedi; la Phè indica anche la bocca e infine la Tav, con cui si chiude l'alfabeto, è una lettera misteriosa perché per la tradizione mistica è quella della vita che anticamente era rappresentata da un cerchio con una x indicante il sistema cuore-polmoni.

Betty Paraboschi

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