Domenica 13 Aprile 2014 - Libertà
«Porto i miei film al MoMa di New York»
Retrospettiva su Bellocchio dal 16 aprile al 7 maggio al Museo d'arte moderna
di MAURO MOLINAROLI
E' un periodo piuttosto intenso per Marco Bellocchio: l'altro giorno ha presenziato al primo Consiglio d'amministrazione della Fondazione Cineteca di Bologna, di cui è neopresidente, ieri e oggi a Roma e domani partenza per New York. Sì, perché il MoMA (il prestigioso Museo di arte moderna) e Cinecittà Luce presenteranno dal 16 aprile al 7 maggio, una rassegnadi film dal titolo Marco Bellocchio: A retrospective, che ne celebrerà i 50 anni di carriera. L'iniziativa è curata da Jytte Jensen e da Camilla Cormanni. Coraggioso, puntuale, deciso, il grande cineasta piacentino ha saputo portare avanti le sue idee, difendendole con la forza espressiva dell'arte; è entrato nella complessità degli argomenti: dalla politica negli anni del '68 alle conseguenze drammatiche degli anni di piombo, dalla follia dei manicomi all'incapacità di amare delle persone comuni fino al grande tema del "fine vita", con l'opera dedicata ad Eluana Englaro.
Il coraggio di queste idee è venuto avanti anche con la coerenza nei comportamenti: difficile non essere catturati dal fascino e dalla suggestione di questo maestro, sicuramente uno dei più grandi del cinema italiano e da qui nasce probabilmente la retrospettiva.
«Inutile negare la mia grande soddisfazione - spiega Bellocchio - anche perché non sono state esercitate pressioni di sorta. Credo che gli americani in me abbiano apprezzato soprattutto la coerenza e la morale, una morale che ha sempre cercato di essere in linea con le mie idee e i miei film. Sul fatto se siano o meno capolavori non sta certamente a me giudicare, io ho tradotto in immagini, in 50 anni di cinema, storie e vicende intime, argomenti di carattere sociale attraverso il filtro della mia visione del mondo, delle mie emozioni e del mio sentire. E il MoMA in tal senso offre una panoramica sul mio lavoro». Già, ma questa retrospettiva poetica prenderà in esame attraverso i 18 film che verranno proiettati, tutta la visione del mondo di Marco Bellocchio: dalla sua posizione sulle ideologie prevalenti, sulla chiesa e sulla sinistra radicale in egual misura, senza dimenticare la sfida alle nozioni di moralità e famiglia. Con originalità e raffinatezza visiva, Bellocchio ha affrontato temi che mettono in discussione i poteri forti, i censori, e talvolta anche il pubblico: «Nel mio cinema - dice - ho affrontato la psicoanalisi, il patriarcato, la sessualità, il ruolo delle donne, la famiglia, la chiesa, la politica, la stampa, il diritto di morire, l'anarchia e il terrorismo. Una gamma di generi e temi trattati attraverso il filtro della mia personalità; riflettendo senza compromessi le mie opinioni e la mia idea artistica».
Con questa retrospettiva, che fa seguito a due precedenti collaborazioni tra il MoMA e Cinecittà Luce dedicate a Bernardo Bertolucci e Pier Paolo Pasolini, Marco Bellocchio è a pieno titolo tra i grandi del cinema italiano: «Sono soddisfatto perché verranno presentate in versione restaurata la maggior parte delle mie opere cinematografiche». Dal debutto alla regia con I pugni in tasca (1965), opera profetica, tra i primi film italiani a dare voce alla rabbia e all'alienazione che avrebbe definito la generazione del 1968, all'ultimo film di Bellocchio, Bella addormentata (2012), la storia costruita attorno alla battaglia legale riguardante il destino di Eluana Englaro, in coma vegetativo per 17 anni, c'è un mondo, un universo, in pratica la morale e la bellezza del cinema di Marco Bellocchio: «Ho apprezzato molto il catalogo che accompagnerà la retrospettiva, s'intitola Morale e bellezza ed è a cura di Sergio Toffetti: contiene immagini, un'intervista al sottoscritto, citazioni tratte dai miei film, un bel libro». E prosegue a proposito del volume: «Mi piace quando Toffetti sostiene che i miei film hanno sempre avuto l'approccio della conversazione, quasi fossero modi di pensare ad alta voce, perché io stesso, a tratti, non ero più certo di dove stessi andando, così che i miei film sono inviti a vedere insieme al pubblico dove andremo a finire».