Giovedì 27 Marzo 2014 - Libertà
«Che meravigliosa follia: ospitare Wayne Shorter!»
La sorprendente storia del Piacenza Jazz Fest è andata in scena in un Iris tutto esaurito, per la regia di Mazza con Rapalli e Bruzzi
piacenza - Il fumo delle ciminiere, il bianco e nero, la città che sembra una metropoli in fuga verso il futuro. Scorci poetici, angoli di città che la mente non ricorda. Splendidi fotogrammi di una Piacenza che non sembra Piacenza. Le immagini, il sogno, il jazz. Un flusso costante che scivola nella ricostruzione di un'esperienza appassionante: la storia del Piacenza Jazz Fest. Sul grande schermo della Multisala Iris è stato proiettato, davanti ad una platea gremita, Hallo, Mr. Shorter? La sorprendente storia del Piacenza Jazz Fest. Il film, realizzato con gusto ed eleganza da Fausto Mazza in collaborazione con Matteo Rapalli e Cristina Bruzzi, parla di una passione viscerale per il jazz condivisa da un gruppo di amici abbastanza incoscienti da tentare un'impresa.
Prima della proiezione Gianni Azzali, direttore artistico del Piacenza Jazz Fest, ha spiegato la genesi del film: «L'idea è nata circa un anno fa, doveva essere un breve documentario è, invece, divenuto un film. Non poteva essere altrimenti ragionando sulle tante iniziative, i soggetti impegnati, le idee che hanno costruito il prezioso tessuto di questi undici anni del Piacenza Jazz Fest. Un omaggio ad una passione e a tutte le persone che a vario titolo, volontari, sponsor, istituzioni l'hanno sostenuta e continuano a sostenerla. Fausto Mazza è stato bravissimo a cogliere l'essenza dello spirito che ha animato questo sogno».
Il jazz a Piacenza, una musica imprendibile, difficile da imbrigliare. Il primo nucleo di appassionati si raccolse alla Tampa Lirica dal 1986. Momenti indimenticabili, da pionieri, a far tardi con il "Jazz club amatori". Poi una pausa. Si viveva alla giornata, un concerto qua e là, mancava la continuità. Ma la miccia non si spense e piano piano l'incendio divampò di nuovo. Tutto partì da un sms di Roberto Baggi, tra i soci fondatori del Piacenza Jazz Club. Per ricominciare, una sanissima follia: ingaggiare Wayne Shorter. Il mito arrivò al Municipale nell'ottobre del 2004. Quel giorno cambiò le vite di quel gruppo di amici e la vita culturale di Piacenza. L'emozione delle immagini si alterna alle fitte testimonianze dei musicisti che raccontano il loro rapporto con il Piacenza Jazz Club, tra Milestone e Festival: da Gary Burton, Erminio Cella, Tullio De Piscopo, a Paolo Fresu, Tiziana Ghiglioni, Javier Girotto, ma anche Giuseppe Parmigiani, Enrico Pierannunzi, Danilo Rea e molti altri. Nel film si rincorrono anche le parole di altri protagonisti come Donatella Ronconi (editrice di Libertà), Stefano Pareti (Cda Fondazione di Piacenza e Vigevano), Tiziana Libè (direttore generale Fondazione), Roberto Rubinetti (Elitrans), Monica Pollini (centro "Gotico"), Mauro Resmini (Steeltrade), Roberto e Paolo Barocelli (Barocelli elevatori). E, naturalmente gli amici e i volontari del Piacenza Jazz Club: Gianni Azzali, Roberto Baggi, Angelo Bardini, Jodi Borea, Antonio Cerreto, Michele Mazzoni, Luca Mezzadri, Giampietro Sargiani, Marco Venezia, Andrea Zermani e Paolo Zucconi.
Matteo Prati