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Sabato 29 Marzo 2014 - Libertà

Pino Roveredo e il "Ballo con Cecilia" raccontato da un autista di parole

Lo scrittore al fianco dei più disagiati

Ci sono persone capaci di vedere perché incapaci di giudicare. Ascoltando Pino Roveredo ci si rende conto di quanto sia fragile la certezza, di quanto siano tremuli gli stereotipi, di quanto sia potente la scrittura. Roveredo è un giornalista e scrittore (Campiello 2005) impegnato con varie organizzazioni umanitarie al fianco delle persone più disagiate. La sua storia personale, segnata dal carcere e dall'abuso di alcol, lo ha spinto ad aiutare gli altri "per salvare se stesso". Intervistato dalla giornalista Tiziana Pisati, nell'incontro organizzato in Fondazione, Roveredo ha parlato dei suoi romanzi per raccontare le sue esperienze, così forti, così incredibilmente appassionanti. «Ballando con Cecilia, è in riedizione proprio in questi giorni, puoi parlarci di lei? ». «Mi sono innamorato d'affetto di questa donna di 96 anni che da 60 viveva ingiustamente in manicomio - ha raccontato - Ricordo che sono riuscito a conquistarla con una cioccolata calda. Per due anni ho "ballato" con Cecilia, un ballo che racconto nel mio libro. La mente di Cecilia non aveva ottusità né barriere. Una volta, preoccupata per la salute di un altro paziente, la rassicurai dicendole che oggi i dottori eseguivano trapianti di cuore e lei mi chiese se insieme al cuore trapiantavano anche l'amore». Nei manicomi, nelle carceri, al fianco dei ragazzi tossicodipendenti e malati di Aids. Roveredo ha sempre utilizzato la scrittura e il teatro per riuscire ad aiutarli. «In carcere mi sono salvato scrivendo, scambiavo lettere indirizzate a magistrati e fidanzate in cambio di sigarette, facevo quello che sono anche oggi: un autista di parole. Oggi entrare in carcere è per me un sogno che si avvera, tengo dei corsi di scrittura dove si pratica la scrittura parlata». Pisati ha poi chiesto all'ospite di raccontare il suo lavoro al fianco dei tossicodipendenti e dei malati di Aids. «Grazie al teatro riusciamo a salvare molti ragazzi - ha detto - quando abbiamo fondato la Compagnia Instabile, la gente veniva a teatro per vedere recitare dei ragazzi tossicodipendenti. Poi la compagnia si è allargata, ci sono due dei miei figli, alcuni amici e nessuno riconosce più chi sono i tossici e chi no, ma non importa, l'unica cosa importante è la persona». Roveredo ha fatto anche riferimento alla famosa legge sulla chiusura dei manicomi: «Se Basaglia potesse aprire gli occhi cinque minuti sarebbe molto incazzato, non era questa la rivoluzione che si aspettava». Lo scrittore, ospite del ciclo "Incontri con i testimoni del nostro tempo" è stato inizialmente intervistato dalla redazione di Radio Shock.

Nicoletta Novara

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