Domenica 6 Aprile 2014 - Libertà
Il pittore in dialogo con tutte le arti
In Fondazione convegno su Michetti, in mostra alla Ricci Oddi
di ANNA ANSELMI
Il sisma che proprio un anno fa sconvolse L'Aquila provocò gravi danni anche al castello cinquecentesco sede del Museo nazionale d'Abruzzo, con la conseguente necessità di mettere in salvo le opere. La prima a essere evacuata dalla saletta al piano terra fu la grande tela I morticelli (1880) di Francesco Paolo Michetti, il capolavoro della sezione dedicata all'Ottocento che è esposto adesso alla Galleria d'arte moderna Ricci Oddi nella sala XVII, riallestita interamente con dipinti e disegni del pittore pescarese nella mostra visitabile fino all'11 maggio. Momenti che ieri, alla Fondazione di Piacenza e Vigevano, sono stati rievocati anche in immagini grazie alla relazione di Lucia Arbace, soprintendente ai beni artistici e storici della Regione Abruzzo, intervenuta al convegno Francesco Paolo Michetti e il suo tempo, aperto dai saluti di Leonardo Bragalini, in rappresentanza del presidente della Galleria Ricci Oddi, e dell'assessore alla cultura Tiziana Albasi. A coordinare l'intenso pomeriggio, al quale hanno partecipato anche le storiche dell'arte Marina Miraglia, presidente onorario del Sisf (Società italiana di studi sulla fotografia), e Anna Chiara Tomasi, è stata la direttrice della Ricci Oddi, Maria Grazia Cacopardi, responsabile del progetto che ha coinvolto anche gli studenti del liceo scientifico Respighi.
Il quadro proveniente da L'Aquila, messo a confronto nell'iniziativa piacentina con un analogo soggetto acquistato da Giuseppe Ricci Oddi per la sua collezione nel 1916, non potrà tornare al termine della mostra nella sua collocazione originaria, inagibile. «Molto probabilmente in estate verrà esposto a Casa D'Annunzio a Pescara, dove era già stato portato dopo il terremoto. Entro settembre è comunque prevista l'inaugurazione del nuovo museo a L'Aquila nell'ex mattatoio» ha annunciato Arbace, che si è soffermata anche sui rapporti di Michetti con gli intellettuali della sua epoca: «Si verificò una singolare convergenza tra musicisti, scrittori, poeti, pittori, scultori che si riunivano durante l'estate a Casa Michetti a Francavilla e costituivano il cenacolo michettiano. Tra di loro, ci fu una trasversalità di scambio: troviamo una musicalità in Michetti, la pittura resa poesia in D'Annunzio, l'armonia dei toni nelle romanze di Tosti, le tradizioni popolari esplorate dall'antropologo Antonio De Nino hanno un corrispettivo nella pittura di Michetti e nelle liriche di D'Annunzio. Riscontriamo un'osmosi tra tutte le arti. Lo stesso rapporto di Michetti con la fotografia - ha osservato Arbace - era funzionale ad andare comunque oltre. Nella sua pittura constatiamo il dispiegarsi di timbri che sono cromatici, ma anche musicali».
I quadri di proprietà della Ricci Oddi hanno conservato pure le cornici realizzate dal maestro. «Era una sua abitudine pensare alle sue opere come un tutt'uno, cornice compresa. Purtroppo di cornici originali non ne sono giunte a noi tante. Per l'Abruzzo possiamo citare solo due quadri al Museo Barbella di Chieti». A Firenze al museo Alinari è custodito il fondo fotografico di Michetti, di cui ha parlato Miraglia, allargando la panoramica all'interesse dimostrato in generale dagli artisti, in Italia e all'estero, per questa nuova forma di rappresentazione della realtà nella seconda metà dell'Ottocento. «Tutti i pittori si occuparono di fotografia. La maggior parte utilizzava le immagini disponibili sul mercato. Alcuni, come Delacroix, si servirono degli scatti di grandi fotografi. Pochi, da Michetti a Sartorio, a Degas ebbero un rapporto diretto con la fotografia» ha sintetizzato Miraglia, che dal 1970 in poi ha studiato il ricco corpus di immagini del pittore pescarese, «influenzato profondamente, in vari modi» dalla nuova arte. Con Tomasi ci si è addentrati ulteriormente nel campo di applicazione della fotografia nell'attività di Michetti: «La riproducibilità tecnica venne usata dall'artista in molteplici declinazioni, con spirito sperimentale e spregiudicato. La mia ipotesi è che per Il morticello della Ricci Oddi, una replica datata 1884, il pittore abbia proiettato una diapositiva della fotografia del quadro I morticelli, esposto nel 1880 (quello ora del Museo nazionale d'Abruzzo) ricalcandone il disegno. Nel 1916, prima di venderlo a Ricci Oddi, Michetti provvide a rinfrescare e incorniciare il dipinto».