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Domenica 6 Aprile 2014 - Libertà

Dadati, domani in Fondazione il libro sull'oncologo Cavanna

piacenza - «Ho imparato a farmi passare la stanchezza, che non può esistere di fronte al malato, perché la sua è più grande. Ho imparato la tenacia. Ho imparato il coraggio perché i malati compiono atti eroici». Così si può riassumere, almeno in parte, l'esperienza di Luigi Cavanna, primario del reparto di Oncoematologia dell'ospedale di Piacenza, ma soprattutto protagonista di un libro-intervista scritto da Gabriele Dadati e pubblicato con il titolo Luigi Cavanna. Dai malati imparo il coraggio da Officine Gutemberg: il libretto, poco più di una quarantina di pagine in tutto, verrà presentato domani sera alle 21 all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano alla presenza di Cavanna e Dadati, ma anche di Mauro Ferri di Officine Gutemberg e della presidente dell'Amop (Associazione malato oncologico) di Piacenza Romina Piergiorgi. L'iniziativa fra l'altro ha un intento benefico: i proventi delle vendite del volume saranno infatti devoluti al reparto diretto da Cavanna al "Guglielmo da Saliceto".
E del resto il libro-intervista si focalizza proprio sulla vita di Oncoematologia e ancora di più sulla pluridecennale esperienza di Cavanna raccontata attraverso lo sguardo di chi è stato un suo paziente: al day hospital oncologico dell'ospedale cittadino Dadati è passato nella primavera del 2012 e lì ha trovato, per dirla con parole sue, la possibilità di vivere «un tempo mio di malato da abitare con le incertezze e i dubbi che generavo a ciclo continuo».
«Affidarmi a Luigi Cavanna non è stata una scelta, ma l'avviarsi lungo un percorso finalmente naturale», si legge ancora nel volumetto: quel percorso, fatto di angosce ma anche di tante speranze e aspettative, è lo stesso che ogni malato oncologico si trova ad affrontare con il rischio di non trovare, dall'altra parte della scrivania, un medico in grado di garantirgli quella umanità, quella fiducia che rappresentano un balsamo importante nei mesi della malattia.
Ecco allora che il libro ripercorre quella strada, ma nel contempo se ne discosta: l'esperienza personale di Dadati è solo la nota iniziale di un assolo che mira a narrare la storia di un medico, il suo rapporto con i malati e con la medicina più in generale. Senza però tralasciare anche l'uomo: nell'intervista emerge dunque il professionista, l'oncologo conosciuto a Piacenza, ma anche la persona che i malati si trovano davanti e che quotidianamente si confronta con una realtà fatta di dolore e di tenacia, di sfinimento e di speranza. In una parola, di umanità.

Betty Paraboschi

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