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Domenica 14 Marzo 2004 - Libertà

"Come combattere il tumore alla prostata?" Per gli esperti la parola chiave è: prevenire

"E' un argomento fortemente avvertito tra la gente, non solo perché molti personaggi in vista non nascondono di esserne affetti, ma anche per la sua importanza rilevanza epidemiologica". La prostata, una piccola ghiandola a forma di castagna appoggiata sotto la vescica dell'uomo, e le affezioni che la possono interessare preoccupa buona parte della popolazione maschile sopra i cinquant'anni. Aiuta a conoscere più da vicino il tumore che la affligge e a fornire consigli per una corretta prevenzione una serata informativa dal titolo "Prevenzione e diagnosi precoce del tumore alla prostata", organizzata da Amop (Associazione malato oncologico piacentino) e il reparto di Oncologia medica. Coordina l'incontro Luigi Cavanna, che introduce Gaetano Oliva, responsabile dell'urologia piacentina: "Il tumore alla prostata rappresenta il secondo caso di mortalità negli Stati Uniti, dopo quello al polmone - spiega Oliva - Il fattore ambientale ricopre un ruolo importante: le etnie afroamericane ne sono falcidiate, mentre quella asiatica pare esserne colpita in modo molto più lieve. Gli esiti del flusso migratorio lo confermano". "La prevenzione del tumore alla prostata - dice a sua volta Rosario Piazza, urologo - è importante considerato soprattutto il lungo tempo di latenza che si ha nella ghiandola prostatica tra il primo trasferimento neoplastico e l'esito clinico. Fa parte della prevenzione primaria una dieta orientale-mediterranea, con pochi grassi, ricca di carboidrati, vitamine e antiossidanti. Ottimi i flavonoidi, le vitamine A, D ed E, il licopene (contenuto in pomodori e frutta), il selenio, il the verde, il guaranà e poi meglio un consumo di proteine vegetali rispetto a quelle della carne. C'è poi la chemioprevenzione utile nel momento in cui tutti i meccanismi di difesa sono ancora intatti, tra i cui agenti figurano antiandrogeni, antiestrogeni e retinoidi". Della precocità d'intervento ne riferisce Stefano Fiordelise urologo piacentino: "Una diagnosi tempestiva, effettuata attraverso uno screening, permette di riconoscere focolai neoplastici e di anticiparne l'inizio del trattamento con una terapia adatta al caso. Molto spesso i sintomi non appaiono. È importante dopo i cinquant'anni iniziare a tenere controllati i valori della Psa e dell'esplorazione rettale, anche se nel trenta per cento dei casi il carcinoma prostatico presenta una Psa nella norma. Gli altri esami che riguardano la prostata ci sono l'ecografia transrettale e la biopsia prostatica guidata. Il numero raccomandato per le biopsie è di una dozzina, tendenti a raggiungere la zona centrale della ghiandola". Ma bisogna considerare anche i simulatori di carcinoma, avverte il patologo Adriano Zangrandi, che possono trarre in inganno in sede di diagnosi.

(i.m)

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