Lunedì 7 Aprile 2014 - Libertà
Manara, Otto Stagioni che fanno vibrare
Municipale: tutti deliziati dal solista con i Cameristi della Scala, tra Vivaldi e Piazzolla
piacenza - Un tripudio di sonorità vellutate e raffinatissime, interpretazioni autentiche ma al tempo stesso originali e un grandioso virtuosismo sono state le componenti principali che hanno decretato, l'altra sera nel Teatro Municipale, il trionfo del penultimo appuntamento della stagione concertistica 2013/2014 allestita dalla Fondazione Teatri di Piacenza, dedicato alle Otto Stagioni di Antonio Vivaldi e Astor Piazzolla, interpretate dai Cameristi della Scala con la parte solistica affidata al celebre violinista Francesco Manara.
La peculiarità del concerto, oltre che dal blasone dei protagonisti, era data dall'accostamento delle due composizioni, le settecentesche Quattro Stagioni tratte da Il Cimento dell'Armonia e dell'Invenzione op. 8 di Antonio Vivaldi e Las cuatro Estaciones porteñas composte due secoli dopo da Astor Piazzolla. Un confronto quanto mai interessante per capire le similitudini e le differenze tra i due brani, in cui ognuno dei due autori utilizza strumenti e tecniche descrittive diverse: la struttura in tre movimenti e le timbriche per descrivere l'Uomo e la Natura per Vivaldi, contrapposte all'ampio uso dei glissandi, agli strappati degli archi, all'intensità espressiva e all'ironia timbrica per Piazzolla. Elementi che Manara e i Cameristi della Scala hanno saputo rendere con la massima precisione interpretativa e stilistica, unendovi inoltre quegli ingredienti magici che trasformano un concerto in un evento memorabile, ovvero sonorità eccezionale, commovente espressività e tecnica da vendere. Doti espresse da Manara, che con il suo strumento ha letteralmente ammaliato la platea, ma anche da tutti gli scaligeri. L'assieme assolutamente perfetto, la cura del fraseggio e dei colori, la tecnica virtuosistica e una rara morbidezza di timbrica sono state le peculiarità di questi formidabili artisti.
Ma la straordinarietà della loro interpretazione è stata anche un'altra, quella cioè di aver massimizzato la capacità descrittiva della musica dei due autori, attraverso una lettura "classica" ma al tempo stesso originalissima, fatta di infinite sfumature di colori e con un'espressività che solo i grandi interpreti sanno estrarre dalla musica. Un'originalità contenuta anzitutto nella proposta dell'alternanza dei due compositori, che ha visto mescolare i tempi dei due concerti, idea che ha inizialmente spiazzato il pubblico del Municipale, rimasto incerto se applaudire o meno alla fine della Primavera vivaldiana, peraltro subito confortato da Manara (E' consentito), nonché scherzosamente rimarcata dai ben quattro cambi di camicia del solista, che per meglio simboleggiare la successione delle stagioni è passato dall'azzurro, al giallo e al verde, per finire con il rosa. Un'alternanza di suoni e colori che ha finito per fondere le due opere, contrapposte sì ma anche accomunate da molte affinità.
Tra i momenti salienti di un concerto che resterà memorabile, potremo citare senza dubbio il "temporale" del terzo movimento dell'Estate, magnificamente reso con grandissima intensità, o la leggiadrìa de I dormienti ubriachi nell'Autunno, o ancora i "brividi di ghiaccio" dell'Inverno, per quanto riguarda le stagioni di Vivaldi. Mentre per Piazzolla si dovrà ricordare la morbidissima e avvolgente sonorità dell'Invierno porteño, un vero e proprio capolavoro di espressività. E ancora, gli inquietanti "glissando" dei violini nella Primavera, contrapposti alla luminosità del languido tema successivo. Ma sono solo alcune delle innumerevoli perle regalate da questi straordinari interpreti, che hanno concluso la serata tra applausi ed ovazioni, regalando due graditissimi bis.
Mauro Bardelli