Mercoledì 9 Aprile 2014 - Libertà
A casa dei duchi con il Fai
Fiaccadori, Mambriani e Malinverni in Fondazione
piacenza - La conversazione sui Tesori delle residenze ducali. Spoliazioni, rivendicazioni e possibili riallestimenti, in programma domani alle ore 17.30 all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, in via Sant'Eufemia 12, suggellerà il ciclo A casa dei duchi, organizzato dalla delegazione piacentina del Fai (Fondo ambiente italiano), in collaborazione con il Centro studi e valorizzazione delle residenze ducali di Parma e Piacenza, cofondato da Gianfranco Fiaccadori, Università di Milano, Carlo Mambriani, Università di Parma, e il piacentino Alessandro Malinverni, conservatore del Museo Gazzola, che parteciperanno alla tavola rotonda insieme alla soprintendente ai beni storici e artistici di Parma e Piacenza, Mariella Utili, e al capo delegazione Fai, Alberto Valentini.
Sulle richieste di restituzione del patrimonio artistico, avanzate dalla nostra città dalla seconda metà dell'Ottocento a primi decenni del Novecento, è apparso un aggiornato studio di Malinverni sul numero 14 della nuova serie II della rivista Crisopoli. Bollettino del museo Bodoniano di Parma. L'incontro in Fondazione arriva a compimento di una serie di iniziative che hanno compreso anche visite guidate, a cura di Mambriani e Malinverni, negli edifici cittadini che furono residenze ducali: Palazzo Farnese, ora sede dei Musei Civici, e Palazzo Mandelli, sede della Banca d'Italia, ma dove abitò, per un breve periodo, Maria Luigia d'Austria.
Il numeroso pubblico ha potuto così capire direttamente cosa abbiano significato per le due monumentali architetture i ripetuti depauperamenti, in parte dovuti anche ai diversi usi ospitati dai due palazzi, una volta terminata la stagione della vita di corte. Mambriani, direttore del Centro studi Residenze ducali, ha proceduto per confronti con analoghi edifici. Nel caso di Palazzo Mandelli, la cui visita si è svolta con il supporto del direttore Antonio De Filippo e del personale, fin dalle origini si guardò a precedenti molto illustri. Discende infatti da un celebre "prototipo" quale il Palazzo della Cancelleria a Roma, che ebbe nel "Gran Cardinale" Alessandro Farnese uno dei suoi generosi mecenati.
Molteplici poi i riferimenti riscontrati per il movimentato androne, carico di echi borrominiani negli spigoli arrotondati del volume parallelepipedo come nel profilo poligonale dell'abaco dei capitelli, tali da consentire l'impostazione di volte in diagonale. Il grandioso cantiere si sviluppò in più fasi, segnate dal tentativo di omogeneizzazione di metà Settecento, all'epoca del marchese Giuseppe Mandelli. Molto eleganti le balaustre e il cancello in ferro battuto, indizi di una simile attenzione ai dettagli probabilmente applicata anche agli interni che si può solo immaginare. Dei mobili resta davvero poco, tra cui consolle dal fasto barocchetto che per le dimensioni assumono quasi il ruolo di arredi fissi; caminiere coeve alla facciata del palazzo, del 1725-'60, dove il gusto barocchetto si adatta per inserire elementi asimmetrici; specchiere rococò che contribuiscono a conferire luminosità agli ambienti e una console dorata classicista.
Per farsi un'idea della sontuosità di palazzo Mandelli abbiamo a disposizione gli inventari. Alcuni mobili si trovano nei depositi dei Palazzi Reali di Venezia, di Milano e di Palazzo Pitti a Firenze. Sullo scalone d'onore è collocato il busto marmoreo di Angelo Maj scolpito da Rinaldo Rinaldi, allievo di Antonio Canova, commissionato dal letterato Bernardino Mandelli insieme al ritratto del famoso filologo dipinto da Carlo Maria Viganoni e conservato nella Pinacoteca di Palazzo Farnese.
Anna Anselmi