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Sabato 13 Marzo 2004 - Libertà

Un beffardo pranzo di Natale

In Fondazione proposto il corto "Crapapansa" di Canepari e Barbieri. Tenero omaggio al mondo dei nostri vecchi

Un tempo c'era la provincia a raccontare le proprie storie. Sul grande schermo si susseguivano le opere del primo Marco Bellocchio, di Bernardo Bertolucci e Pupi Avati, in un percorso parallelo alla centralizzazione della settima arte, all'assorbimento di essa nel tessuto della grande Roma cinematografica. Poi, dopo tanto silenzio, il ritorno ai mondi periferici, alla regionalizzazione del cinema, al recupero dei valori più specificamente territoriali, ruspanti e nostrani delle nostre regioni. Ed ecco arrivare il cortometraggio di Francesco Barbieri e Andrea Canepari, Crapapànsa, 17 minuti che raccontano l'amore degli Emiliani per la buona cucina e che volgono dritto al recupero delle più radicate usanze enogastronomiche. L'altra sera, alle 21, l'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano ha infatti presentato al numeroso pubblico l'opera dei due cineasti piacentini, allievi del laboratorio Farecinema di Marco Bellocchio, ad un passo dalla partecipazione alla rassegna Cortoinbra, in provincia di Cuneo.
Dopo la divertente introduzione di Mauro Mozzani dei Manicomics, l'associazione culturale che ha prodotto il corto, l'assessore provinciale all'agricoltura, Alberto Fermi, e l'assessore alla cultura del Comune di Rottofreno, Enrico Forelli (entrambi sostenitori del progetto), hanno sintetizzato gli intenti alla base della realizzazione di Crapapànsa. "Il film - ha esordito Fermi - rappresenta la filosofia di una realtà delle nostre campagne, dell'alimentazione come un momento sacro".
"L'operazione si è rivelata importante - ha proseguito Forelli - per due motivi: innanzitutto perché sposava uno degli obiettivi del Comune di Rottofreno, che aveva già intrapreso un interessante discorso sull'alimentazione nelle mense scolastiche; in secondo luogo perché si è scelto di raccontare la tradizione col cinema, il che equivale a ricordare il passato con una visione da sognatori". E se i due autori si sono limitati ai ringraziamenti, al coro degli elogi si è invece unito l'assessore provinciale alla cultura e turismo, Vittorio Anelli, che ha rimarcato i lati buoni della vita contadina "dove l'ospite veniva prima di tutto il resto". Ed è proprio così: Crapapànsa è l'omaggio, a suon di valzer, ai nostri vecchi e ai loro costumi; caldo come il vino rosso, vivace ma con il tocco lieve e nostalgico della tradizione, divertente ma con il retrogusto semi-onirico della pianura. I protagonisti sono Gianni Schicchi (presente in platea in una sfolgorante giacca rosso-ciliegia) e la simpatica Maria Marenghi, proveniente dalla commedia dialettale (ancaranese). Lui è Alfonso, lei Ida: una coppia anziana che si prepara a festeggiare il Natale, con amici e parenti, nella loro cascina. Quando arriva l'atteso 25 dicembre, in cui - finalmente - 365 giorni di privazioni cedono il passo ad anolini e cappone, Alfonso non si alza dal letto: la morte è sopraggiunta beffarda. Ma si può rovinare il più bel giorno dell'anno agli invitati? No di certo. Allora Ida si assicura la buona riuscita del pranzo senza svelare l'accaduto, pasteggia e prega accanto al corpo del marito e, come ogni nonna che ha guardato in faccia la miseria della guerra, si preoccupa che nulla vada sprecato: "Adesso chi la mangia tutta questa roba?".
E quando al termine della proiezione leggiamo che il corto è stato dedicato a "tutte le Donne Emiliane", capiamo che l'uso della maiuscola non è che un intelligente, doveroso e imprescindibile atto di rispetto.

Manuel Monteverdi

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