Mercoledì 12 Marzo 2014 - Libertà
«Facebook e Twitter, ponti tra generazioni»
Aroldi (Cattolica): potenzialità educative, ma serve equilibrio fra adulti e ragazzi
Facebook e Twitter fanno ormai parte delle nostre vite, soprattutto dei più giovani, per cui non possiamo rifiutarli o far finta che non esistano. Ne dobbiamo anzi cogliere gli aspetti positivi e sfruttarli come risorsa, perché possono migliorare i rapporti fra le diverse generazioni e fungere da strumento educativo per gli studenti. Ecco come si usano correttamente i social network: consigli che sono arrivati nel corso del convegno "Famiglie connesse. Quando i social network entrano in famiglia", tenuto ieri pomeriggio all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Quarto incontro organizzato nell'ambito del ciclo di appuntamenti "Martedì appuntamento con l'Università", realizzato dalla Cattolica di Piacenza per dialogare con i cittadini.
Introdotto dalla responsabile Relazioni Esterne e Comunicazione Sabrina Cliti, è stato il professor Piermarco Aroldi, docente della Facoltà di Scienze della Formazione dell'ateneo, a proporre una riflessione sui nuovi strumenti di comunicazione digitale, partendo da una ricerca condotta da Oss Com, il Centro di Ricerca sui Media e la Comunicazione. «Non sono più così tanto nuovi - ha chiarito - pensiamo a Facebook che proprio quest'anno compie i suoi primi dieci anni. E le reti comunicative che hanno creato sono molto simili a quelle che già la TV, il telefono o la radio avevano già trasformato in realtà. Questi network ne hanno amplificato le dimensioni e, come tutte le cose, hanno dei pro e dei contro». Nell'elenco degli aspetti negativi c'è innanzitutto l'isolamento causato dall'uso eccessivo e sbagliato, e il controllo da parte dei genitori sui figli, che è molto difficile. Di positivo c'è invece il miglioramento delle relazioni tra giovani e anziani, specialmente nonni e nipoti, e un maggiore coordinamento all'interno della famiglia. Come ha infatti specificato Aroldi, le ricerche dimostrano che «le famiglie che hanno già relazioni ben avviate non costituiscono rischio di isolamento ma anzi favoriscono una coesione più radicata. Dove c'è già conflitto capita invece il contrario, quindi gli effetti negativi dipendono da problemi presenti in partenza. Quel che è certo è che ormai fanno parte delle nostre vite e di quelle dei nostri figli in particolare, quindi ne vanno sfruttate le potenzialità. A partire dai rapporti intergenerazionali, che la rete ha il potere di sviluppare o di recuperare. E dal punto di vista educativo potrebbero diventare fondamentali, si deve solo trovare un equilibrio tra studenti, genitori e docenti».
Gabriele Faravelli