Venerdì 14 Marzo 2014 - Libertà
Nucci: «Un Verdi senza stramberie»
Parla il grande baritono, stasera in scena per il debutto di "Boccanegra"
di GIAN CARLO ANDREOLI
Melodramma in un prologo e tre atti, Simon Boccanegra, libretto di Francesco Maria Piave e poi Arrigo Boito, musica di Giuseppe Verdi, giunge per la terza volta in palcoscenico del Teatro Municipale, dal debutto al Teatro alla Scala nel 1881, in coproduzione con il Teatro Comunale di Modena. Il debutto stasera alle 20,30 per in turno A di abbonamento con replica domenica alle 15.30 in matinée (turno B). L'attuale messa in scena si avvale dell'allestimento del Teatro Municipale di Salerno, regia di Riccardo Canessa, scene e costumi di Alfredo Troisi. L'Orchestra regionale dell'Emilia Romagna è diretta dal maestro Francesco Ivan Ciampa, il Coro del Municipale dal maestro Corrado Casati. La compagnia di canto conta sul baritono Leo Nucci (Boccanegra), il basso Carlo Colombara (Fiesco) e il tenore Fabio Sartori (Gabriele Adorno), con i validi giovani, il soprano Davinia Rodriguez (Maria), il baritono Alexey Bogdanchikov (Paolo Albiani), Simon Lim (Pietro), Ernesto Petti (Capitano), Federica Vitali (ancella).
Il baritono Leo Nucci, a questo punto, si può considerare piacentino d'adozione. A parte i ruoli cantati al Municipale, ha scelto recentemente di registrare alla Sala dei Teatini il concerto Verdi, la parola scenica, dopo il debutto in apertura della stagione concertistica e un lungo giro dello spettacolo in Italia e all'estero.
«Quando ho visto la bella sala, ne sono rimasto affascinato - ricorda il grande baritono -, i fonici hanno trovato l'acustica perfetta per la registrazione, la scelta è stata d'obbligo. Alla Fondazione Teatri ho trovato una disponibilità rara, a Piacenza ho tanti amici, abito poco lontano, va bene così».
Dopo tanta esperienza come protagonista in palcoscenico, presidente della Giuria "Voci Verdiane", si è impegnato nella recente messa in scena di "Luisa Miller" con giovani cantanti.
«Ho particolare attenzione verso i giovani che rappresentano il futuro del nostro teatro musicale. Sono stato giovane e so le difficoltà iniziali. Dei doni che ci sono dati di capacità e intelligenza, dobbiamo pure rendere conto, aprendo la strada a chi viene dopo di noi. Il "progetto Luisa Miller" nasce con lo scopo di offrire opportunità, impegnando i giovani nello studio, nell'approfondimento, senza scorciatoie. Per rendere il personaggio, si accalora il baritono Nucci, bisogna studiare la partitura, il libretto. Dopo tanti anni di palcoscenico posso dire che provando e riprovando lo stesso gesto, nella stessa situazione, mi trovo sempre nuovo a fare, a dire che Verdi ha sempre ragione, ha colto in pieno quello che deve essere, in quel preciso momento, il personaggio in scena».
C'è un futuro da regista per Leo Nucci?
«Dovendo mettere in scena Verdi, il regista è Verdi, a me toccherebbe solo di assecondare, mettere in luce quello che è scritto, equilibrare i rapporti tra le voci e gli strumenti. E non è poco».
Ci sarà un seguito alla esperienza di Luisa Miller?
«Affermativo, non voglio anticipare, argomento amore, magari un Elisir, ci si sta lavorando».
E questo "Boccanegra"?
«Qui devo cantare, e non poco. Per me è sempre come la prima volta. Mi ritrovo con un'ottima compagnia di canto, con giovani, con Carlo Colombara e Fabio Sartori, in perfetta sintonia d'intenti. Anche se ho interpretato tante volte il ruolo, in Italia e fuori, all'estero ho colto un maggiore apprezzamento per l'opera che da noi non è valutata come merita. Stiamo facendo con il regista Canessa un lavoro di pulizia dai manierismi, per restituire davvero la parola scenica verdiana. Vogliamo offrire un Simone da ricordare. L'allestimento è nella tradizione, senza stravaganze, intendo. Mi sono rifiutato a chi mi voleva far cantare su un tavolo da bigliardo. Verdi non merita stramberie, ma di essere restituito con coerenza, dando pieno risalto alla drammaturgia musicale. Per cantare bisogna stare bene, per questo non ho abbandonato il ciclismo, anche se non vado per strada. Corro su strade virtuali, posso programmare al computer i percorsi, anche le salite mi concedo, pedalo e quando scendo di sella mi sento un giovanotto».