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Mercoledì 22 Gennaio 2014 - Libertà

Se Carmen balla a passo di flamenco

Al Municipale Bizet con la compagnia Gades: grande successo

PIACENZA - Un Teatro Municipale strapieno ed entusiasta ha tributato, domenica, uno strepitoso successo alla Carmen della compagnia spagnola Antonio Gades, inserita nella stagione di danza curata da Fondazione Teatri e Aterdanza. Uno spettacolo emozionante, a tratti toccante. Merito degli interpreti, bravissimi e capaci di grandi virtuosismi, e della commistione di codici tipica della cifra stilistica di Gades, che al balletto ha affiancato il linguaggio della musica, portando sul palco anche chitarre e cantanti e restituendo ai piacentini una Carmen particolarmente "caliente", che profuma di flamenco più che di Bizet, a cominciare dalla riproposizione della celebre Ouverture dell'opera come incipit vibrante e carico di pathos.
La compagnia ha riproposto le creazioni del coreografo di Alicante, scomparso nel 2004 (il suo pregevole repertorio è ora salvaguardato e diretto da Stella Arauzo) mantenendone intatto lo spirito e lo stile rivoluzionari con cui furono concepite: un linguaggio estetico puro e universale, radicato nella tradizione e nella cultura del popolo spagnolo. Carmen è il primo lavoro scenico derivante dalla proficua collaborazione tra Gades e il cineasta Carlos Saura che nel 1983 firmarono insieme il film Carmen story ispirandosi al racconto di Merimée piuttosto che al libretto dell'opera e contrapponendo per la prima volta la partitura di Bizet alla musica flamenca.
Così, anche a teatro l'onnipresente musica del compositore parigino è stata completata da canti di flamenco (El Gato montes di Penella e Verde que te quiero di Heredia su parole di García Lorca), pieni di suggestioni popolari e folcloriche. È infatti il popolo andaluso uno dei più importanti protagonisti di questa versione danzata: lo sfondo emerge allora come un interprete di primo piano. E la figura di Carmen diventa più autentica, pur fra mille contrasti visivi e di movimento: essa non è più la donna fatale condannata a un destino tragico, ma una donna vera capace di vivere nel presente un dramma senza tempo.
Con Gades, Carmen diventa la storia di una ossessione della morte che sola può liberare dal desiderio: gli spazi danzati non sono più la taverna o l'arena di Siviglia, ma l'interno di una collettività atemporale in cui i volti e le voci accompagnano la tensione sprigionata dalla percussione dei piedi, mentre la plasticità dei gesti delle braccia e dei movimenti di rotazione dei corpi spingono le azioni verso un tempo come sospeso, assoluto, in un costante, assillante, fatale e perenne corpo a corpo. Perché, come il grande coreografo dichiarò nel "testamento artistico" del suo baile, «Carmen sa che la uccideranno, ma per lei è molto più importante questo senso, così nobile, della libertà. È una ribelle. Carmen possiede qualcosa di fondamentale che va al di là di tutto ciò: il suo concetto di classe e la sua nobiltà d'animo».

p. s.

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