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Mercoledì 4 Maggio 2005 - Libertà

Comunicare attraverso il teatro primo passo per l'integrazione

Il convegno in Fondazione

Comunicare ed esprimersi attraverso l'esperienza teatrale, affiancando alla parola il gesto, costituisce una forma primaria quanto preziosa di interazione umana, e di conseguenza, il primo importante passo verso l'integrazione. Nasce con questi presupposti e, soprattutto, con queste finalità, il progetto Teatro e Diversità, dedicato alla riflessione sulla diversità e alle problematiche che quotidianamente le persone diversamente abili si trovano ad affrontare. In particolare, con la conferenza tenutasi alla Fondazione di Piacenza e Vigevano, si è voluto tracciare un quadro riassuntivo delle esperienze attuate in campo teatrale su scala nazionale e, da una prospettiva più ravvicinata, a livello locale, come ha illustrato l'intervento di Lucia Bianchini di Assofa che ha aperto l'incontro, coordinato da Filippo Arcelloni di Pkd. Presentando una proiezione-video tratta dall'ultimo allestimento portato in scena nel 2004 ad Assago, Il Cantico dell'uomo, musical ispirato alla vita di San Francesco, Bianchini ha mostrato direttamente le significative esperienze maturate in seno al laboratorio teatrale di Assofa, nato 12 anni fa, cui si è aggiunta la testimonianza diretta di Alessandro Manfrinati, che scrive: "È opportuno immergersi nella vita come protagonista non solo sul palco. Questo è il fondamento per sposare teatro e disabilità". Simona Garbarino, direttrice organizzativa del Festival internazionale "d.verse", ha parallelamente illustrato la realtà genovese, che, coinvolgendo i principali teatri cittadini ha registrato nella prima edizione di questa riuscita rassegna la partecipazione di 9 compagnie stabili più alcuni laboratori. L'intervento di Corrado Vecchi, dell'Associazione nazionale Burattini e Salute ha invece ripercorso l'iter di formazione della compagnia "Uscita di Sicurezza", nata in seno alla cooperativa "Le mani parlanti" di Parma con finalità terapeutiche e quindi divenuta una realtà stabile e operante nel panorama nazionale del teatro di figura, come ha attestato il successo incontrato dal loro ultimo lavoro, Sei personaggi in un bosco speciale, presentato anche al San Matteo. Infine, Nadia Fulco, operatrice teatrale della compagnia Atir e Francesca Maggioni di "Comunità progetto" hanno indirizzato lo sguardo alla situazione milanese, ove da alcuni anni attori ed educatori si affiancano nell'organizzazione di laboratori teatrali dedicati a disabili e stages formativi indirizzati al personale operante nel sociale. Ma la sal consigliare della Provincia ha accolto anche il giornalista radiofonico Franco Bomprezzi, che ha offerto una lucida, disincantata quanto pregnante riflessione sulla problematica della diversità, filtrandola attraverso le difficoltà vissute in prima persona: "In una società fondata esclusivamente sui valori estetici e sull'efficienza fisica, dominata dall'incalzare di ritmi sempre più insostenibili nella loro velocità, non c'è spazio per i disabili, persone che necessariamente hanno spesso ritmi più lenti di chi non porta un handicap. Il vincente è chi va più veloce, chi arriva prima. Abbattute le barriere architettoniche, ottenuta la tutela legislativa, quello che manca è l'informazione, la consapevolezza da parte della comunità sociale che i problemi sono ancora tanti". In primis, sostiene il dottor Rigoni, presidente della Coop Il Germoglio 2, la solitudine: "Il tempo libero del disabile grava interamente sulla famiglia, sul genitore che spesso molto anziano non riesce più a sostenere questo impegno". È qui che si inserisce nuovamente la lungimirante visione di Bomprezzi: "I giovani oggi sono troppo impegnati a conquistare un posto di lavoro stabile che presuppone conoscenze e iter formativi sempre più specifici. Non resta loro il tempo materiale da dedicare al volontariato".

Alessandra Gregori

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