Giovedì 23 Gennaio 2014 - Libertà
Quei genitori anziani "scaricati"
Sabato al President la Filo nel nuovo testo dialettale di Andreoli
piacenza - Un seins ad còlpa, novità dialettale in due tempi di Gian Carlo Andreoli, è la quinta produzione del regista e drammaturgo piacentino, e prima di stagione per quanto riguarda l'attività della Società Filodrammatica Piacentina sostenuta dalla Provincia, dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano e da Bulla Sport.
Il debutto è in programma sabato sera al Teatro President alle ore 21 nell'ambito della Rassegna dialettale organizzata dalla Famiglia Piasinteina e quest'anno intitolata ad Enrico Sperzagni, compianto giornalista e culture del dialetto.
«Ho scritto in dialetto - racconta Andreoli, che è anche regista della compagnia della Filo - su sollecitazione di amici appassionati del genere, desiderosi di fare teatro con quella verve che solo il dialetto consente. Il dialetto piacentino è poco o nulla praticato dai giovani. E' un peccato perché consente ancora di corrispondere adeguatamente e con forza a situazioni di vita correnti, quotidiane, anche originali, secondo i nuovi costumi di vita. Un seins ad còlpa, infatti, prende spunto dalla difficoltà di rapporto con i genitori anziani quando questi non sono più una risorsa, ma cominciano ad essere ingombranti, ove non siano in grado di badare a se stessi. Il problema è ben presente e ne consegue una mobilitazione straordinaria di "badanti", assistenti familiari, spesso straniere, mentre l'ultima spiaggia diventa la casa di riposo. Il nuovo ruolo della donna divisa fra lavoro fuori casa e famiglia, non consente la cura degli anziani genitori. Non era così fino alla metà del secolo scorso - osserva Andreoli -, quando la razdora rimaneva tale, in casa, fino alla sua dipartita. Poi è stato un crescente ricorso all'aiuto di personale esterno non sempre adeguato al bisogno o al "ricovero". Ebben, la commedia evidenzia proprio gli equivoci che possono sorgere in dette situazioni».
La trama è molto semplice: una madre della sposa, un poco sopra le righe, sognatrice - racconta il drammaturgo e regista -, impone l'assunzione di una giovane badante con già esperienza di infermiera pediatrica professionale. La presenza di una giovane donna in casa rompe i già difficili equilibri tra moglie e marito, innescando una serie di equivoci tra il serio e il faceto.
«Che il teatro dialettale debba essere necessariamente farsesco - dice Andreoli -, è un malinteso difficile da scardinare. Siamo abituati alle commedie in dialetto tutte risate e occasioni di divertimento. Inrealtà teatro riflette la vita così come scorre, la interpreta, ne svela i retroscena, le ipocrisie. Si può anche ridere delle disavventure altrui e chi non ha sensi di colpa, alzi la mano».
A dar vita alle turbolenze di vita familiare è il gruppo ben affiatato e consolidato della Filodrammatica Piacentina che ha dato bella prova nelle precedenti messe in scena, lavorando in questi anni sempre su testi nuovi rispecchianti situazioni reali e contemporanee. In palcoscenico Maria Grazia Barbieri è la vecchia madre collezionista di cartoline di improbabili amanti, Tiziana Innocenti fa la figlia Franca, Stefano Forlini il marito di lei Giorgio, Maria Luisa Travaini è l'amica di famiglia Luciana, detta Lulù, confidente di Franca, mentre Betty Zilocchi è la giovane badante Carmen e Giorgio Molinaroli è il compunto medico di famiglia. Ha curato la messa in scena, come detto, Gian Carlo Andreoli, trucco di Valentina Bisotti, costumi Homefactory, parrucchiera Manuela Moda capelli.
r. s.