Sabato 4 Gennaio 2014 - Libertà
Con la scomparsa di Castellani e Pancera "La Ricerca" perde due dei suoi pilastri
La presidente Scrollavezza: «In loro c'era tutto lo stile della nostra associazione»
Ci sono persone capaci di scuotere le coscienze pur operando nel silenzio; persone che preferiscono restare lontane dai riflettori perché totalmente concentrate a fare del bene per gli altri. Con la massima discrezione e dedizione. Ogni giorno. Da mattina a sera. Senza risparmio.
Così hanno vissuto l'impegno per gli altri, con serena naturalezza, e fino all'ultimo, Benito Castellani e Simone Pancera, due straordinari esempi di generosa umanità che l'associazione "La Ricerca", e con essa la comunità piacentina, ha perso a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro. Tanta gente, e non solo nell'ambiente cattolico, a cui appartenevano, ha partecipato alle celebrazioni per l'estremo saluto a Castellani, in San Giuseppe Operaio, e a Pancera, in Sant'Antonino. Entrambi sono stati volontari della prima ora della onlus fondata nel 1980 da don Giorgio Bosini.
«Sono un pezzo di storia del nostro Centro - sottolinea la presidente Daniela Scrollavezza -. La loro presenza rassicurante è stata determinante al di là del prezioso aiuto che ci hanno donato mettendo a disposizione le loro competenze professionali in campo amministrativo e gestionale. Due persone pacate che davano serenità, la sicurezza dell'esserci con la tenerezza di un padre che sdrammatizza e incoraggia. In loro c'era tutto il nostro stile e il nostro modo di essere, una gioia del fare che non conosce proclami ma esce istintiva dal cuore, contagia e interroga».
Benito Castellani, 74 anni, sposato e padre di due figli, Stefano e Lucia, tecnico informatico, aveva iniziato la carriera all'Olivetti, fino a diventare dirigente del Centro elaborazione dati della Banca di Piacenza. Nei primi anni Settanta, spinto dall'esigenza interiore di aiutare i giovani caduti nella droga, insieme alla moglie e ai medici Paolo Tansini e Alfredo Signaroldi incrociati nel cammino neocatecumenale, fu tra i promotori con don Bosini della storica associazione ispirata al programma terapeutico del Ceis. Un impegno che per anni si è tradotto nell'affiancare ragazzi e ragazze nel percorso di recupero in comunità, tante volte ospitando in casa propria, per mesi, i giovani che giungevano da diverse parti d'Italia. La sua porta era aperta anche ai bambini in situazioni di emergenza per gravi disagi familiari. Un impegno che si concretizzava inoltre in parrocchia, nel consiglio pastorale, nella gestione dei corsi per fidanzati al Gruppo famiglie di San Giuseppe. Capace educatore, coinvolgente e severo quando era il caso, era accompagnatore fisso dei ragazzi alle Gmg. Memorabili le estati sulle montagne di Resy con i giovani della comunità terapeutica. Tanti di quei ragazzi di allora e di oggi nei giorni in cui la malattia lo aveva costretto al ricovero in ospedale a Casalpusterlengo facevano la spola con Piacenza per condividere con lui momenti di spiritualità: entravano in reparto mogi mogi - come ricordano quanti assistevano a questi incontri - e uscivano carichi di gioia e di vita. Dal '98, quando era andato in pensione, si occupava tra l'altro della gestione informatica e degli acquisti. Profonda stima e cordoglio sono stati espressi anche dai vertici della Fondazione di Piacenza e Vigevano, dove ricopriva la carica di consigliere, e dello Svep, di cui è stato vicepresidente, della Caritas, dove è stato anima di diverse iniziative, dalla raccolta viveri di Piacenza Solidale al, da ultimo, progetto "Vecchi mestieri per nuove generazioni".
Simone Pancera per poter essere il più utile possibile all'associazione aveva scelto di svolgere un'attività in linea con la sua esperienza di amministrazione e contabilità. Da ventotto anni era ogni giorno al suo tavolo di lavoro dalle 9 alle 12 e dalle 14,30 alle 18. Per l'amore e la passione che profondeva nei suoi compiti, uniti a rigore e disciplina personali, non sgarrava mai di un minuto. «Non si pensi però ad una persona tutta numeri e chiusa nel suo ufficio - è stato sottolineato nella motivazione del Premio di solidarietà per la vita, il prestigioso riconoscimento sponsorizzato dalla Banca di Piacenza che gli era stato assegnato due anni fa -. Simone partecipa attivamente alla vita dell'associazione nella consapevolezza che ogni cifra che insegue fino al perseguimento del risultato, con mitezza e pazienza, è una cifra che aiuta qualcuno che ha bisogno ed è un importante "mattone" per quella casa che quotidianamente cerchiamo di tenere in piedi. Un grande esempio di un volontariato istintivo, che risiede nel cuore e guida ogni pensiero e ogni azione. Spontaneo, dolcissimo, di poche parole e tanti fatti».
Aveva una memoria e un archivio, su quadernetti scritti fitti fitti, che non avevano nulla da invidiare all'informatica ed a cui spesso tutti ricorrevano. Sposato, padre di due figlie, Benedetta e Francisca, entrambe laureate, Simone stupiva per quel suo spirito di eterno ragazzo. Intuito, entusiasmo, intelligenza, capacità di relazionarsi con tutti a dispetto degli 87 anni. Nato a Bettola, aveva iniziato gli studi al Liceo Scientifico di Piacenza, non potendo portarli a termine a causa della guerra. Avverso ad ogni forma di violenza e convinto assertore dei principi cristiani, nel 1943, a 17 anni, in un'Italia divisa, aderì al movimento partigiano nella formazione dell'avvocato Panni, mettendo in risalto anche in quei momenti tragici le sue qualità di uomo di mediazione e di pace. Alla fine del conflitto lavorò come impiegato all'Ufficio di Collocamento di Bettola, quindi si trasferì a Piacenza in una ditta privata.
«Cosa vuoi mai - aveva confidato in una recente intervista - non sono niente di speciale. Sono quello che sono. Ho cercato di imparare dagli altri, questo sì. Non bisogna perdere la propria umanità, dove hai un buon rapporto tutto prende più valore, ci si arricchisce a vicenda. Sennò che vita è? Non bisogna mai perdere la fiducia nell'altro, ma guardare al buono che c'è in ognuno di noi. La mia lunga esperienza non mi ha mai smentito in questo».
Clara Dolci