Martedì 9 Marzo 2004 - Libertà
Quelle improvvisazioni dell'anima
Piacenza Jazz Fest - L'altra sera al President pubblico folto e successo, doppio omaggio della rassegna per la Festa delle Donne. Con Michele Hendricks raffinate melodie da Gershwin a Montgomery, ma anche brani originali. Acrobazie della voce e guizzi "scat": da incorniciare.
Ombra e luce. Notte e giorno. Spine e petali. Persino yin e yang. Si potrebbero enumerare all'infinito simili contrapposizioni per commentare l'effetto emotivo prodotto dall'affascinantissimo doppio spettacolo andato in scena l'altra sera in un affollato teatro President per il quarto appuntamento del Piacenza Jazz Fest, il festival organizzato dal Piacenza Jazz Club con l'assessorato alla cultura del Comune, la Provincia, la Fondazione di Piacenza e Vigevano, il Conservatorio Nicolini e la Fondazione Libertà.
Come ha ricordato in apertura di serata il presidente del Jazz Club Gianni Azzali, i concerti messi in cartellone dal festival nello scorso fine settimana - col sostegno dell'assessorato comunale alle pari opportunità - erano dedicati, in omaggio alla Festa della Donna, alle grandi protagoniste femminili della musica afroamericana. Dopo la conferenza di Letizia Renzini intitolata Madame Zajj e il tributo a Nina Simone del Laura Fedele Trio, l'impegno è stato nuovamente onorato l'altro ieri con due esibizioni che non avrebbero potuto essere più diverse tra loro. Prima le tenebre del lirismo doloroso, niente affatto accomodante, di Rhapsody for blue, lo spettacolo di Giancarlo Schiaffini e Silvia Schiavoni dedicato a Billie Holiday (di cui si riferisce a parte). E poi l'allegro, solare concerto della cantante statunitense Michele Hendricks (degna figlia di John, fondatore del trio Lambert, Hendricks & Ross) dedicato fin dal titolo allo scat, il canto jazz liberamente improvvisato su sillabe senza senso che il padre di Michele raffinò fino alla perfezione.
Vestita in pantaloni di tulle nero e casacca di lamè da vera "primadonna americana" e accompagnata da musicisti coi controfiocchi (il vigoroso sax tenore di Robert Bonisolo, il raffinato lindore del pianismo di quel Renato Chicco già sentito a Piacenza a fianco di Jerry Bergonzi, l'agile contrabbasso di Alessandro Maiorino, l'estroverso drumming del batterista Lorenzo Tucci), la simpaticissima Hendricks ha travolto il pubblico con la sua personalità non meno che con le acrobazie della sua calda, pastosa voce di contralto. A dare lo start è un'incredibile I got rhythm, che del classico di George Gerhswin conserva le riconoscibili, concise esposizioni della melodia principale nel registro acuto che punteggiano le fluide improvvisazioni snocciolate a rotta di collo per tutto il brano. Non è l'unico standard di una serata in cui si affaccia Air mail special del sommo chitarrista Charlie Christian e - a riprova del particolare feeling che la Nostra intrattiene coi maestri delle sei corde jazz - anche Four on six di Wes Montgomery, interpolata all'interno di Summertime nella pirotecnica apoteosi finale. Un momento di pura delizia è l'ironica e sexy I wanna be loved by you, che tutti ricordiamo cantata da Marilyn Monroe ("Questo è un omaggio a una delle mie cantanti preferite" ammicca Hendricks presentando la canzone al pubblico).
Stupiscono, poi, la personalità e la qualità di scrittura di brani originali come Honk if you want it e Trivia madness. Ma a coinvolgere sopra ogni altra cosa è forse la verve sorridente, teatrale, quasi erotica con cui la cantante gioca senza posa a stravolgere e rielaborare le musiche cui mette mano, come flirtando con le reazioni del pubblico e con gli assoli dei suoi musicisti. Memorabili, in questo senso, i duetti che Michele ingaggia con ogni singolo strumento, imitandone il suono (quando si cimenta col sax e coi pizzicati del contrabbasso lascia senza fiato) e spingendo sul pedale del virtuosismo con quell'attitudine "competitiva", quel piacere di sfidare e superare l'altrui scioltezza tecnica, che è il sale di simili avventure live. Il giorno prima, a beneficio di un gruppo di studenti del Nicolini, Michele aveva tenuto un seminario di circa 8 ore. "Ho trovato ragazzi molto bravi, preparati, motivati" riferisce questa maestra d'eccezione.
Cosa ha insegnato in queste lezioni piacentine? "A fare questo" ride lei, indicandosi la gola. Il "questo" cui Michele allude è il torrenziale concerto che ha appena finito di tenere al President. Se i ragazzi del Nicolini, di tutto questo "questo", hanno imparato una millesima parte, allora ci troviamo di fronte a eccellenti allievi.
al. te.