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Venerdì 6 Dicembre 2013 - Libertà

«La filantropia genera sviluppo»

Dal convegno Svep "l'emozione del dono" come strumento per vincere la crisi
Casadei: «Le risorse ci sono, la sfida è metterle insieme senza disperderle»

«Le risorse sono tante, anche in tempo di crisi e in società povere. La sfida è non sprecarle ma riunirle assieme per creare sviluppo».
È la ricetta di Bernardino Casadei, direttore generale di Assifero (Associazione fondazioni ed enti erogatori), intervenuto ieri nel seminario organizzato da Svep e Ordine dei medici nella giornata internazionale del volontariato. Nel Salone dei Depositanti di palazzo Galli, messo a disposizione dalla Banca di Piacenza, è andato in scena il nuovo volto della filantropia: non più l'erogazione verso un progetto geniale, ma un investimento in relazioni. Così osserva Casadei dopo il saluto di Augusto Pagani, presidente dell'Ordine dei medici, e l'introduzione di Gaetano Rizzuto, direttore di Libertà, che ha moderato l'incontro. In sala diversi rappresentanti delle realtà del volontariato locale, nonchè, tra gli altri, il presidente della Banca di Piacenza, Luciano Gobbi, il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Francesco Scaravaggi, e il direttore di Confindustria, Cesare Betti.
Rizzuto cita il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che nel suo messaggio di ieri ha definito il volontariato "vicinanza costante, professionale e umana a comunità e persone in gravi difficoltà, per rispondere alle necessità degli altri e migliorare la società". Una vicinanza che è necessario vi sia anche da parte di chi sta dietro le quinte, di chi non può agire in prima persona ma può donare.
«La nostra è una società ricchissima dove tanta gente lascia i soldi sui conti correnti accettando di avere rendimenti negativi - osserva Casadei -, abbiamo poi capitale tecnico e umano che non riusciamo a valorizzare». Le risorse ci sono, serve «riuscire a metterle assieme. Se una casa non la utilizzo va in rovina, se uno non lavora diventa un peso sociale». Secondo Casadei servono catalizzatori: «Adam Smith parlava di interesse personale che permette di mettere assieme fattori produttivi in modo che generino valore che qualcuno sia disposto ad acquistare; poi dello strumento pubblico». «La vera sfida di oggi - è convinto Casadei - è di rendere più efficienti questi due strumenti». Come? Utilizzando come catalizzatore il dono: «Troppo spesso il dono è visto in contrapposizione rispetto agli interessi personali e allo strumento pubblico. La vera sfida è vedere se possiamo in qualche modo mettere assieme questi tre elementi». Come l'impresa sociale «che sta in piedi perchè riesce e mettere assieme tutti e tre. C è un beneficio per tutti. In questa logica il dono non è un sacrificio ma una opportunità per dare risposta a bisogni miei e della collettività».
Con una piccola media impresa posso usare la filantropia per generare sviluppo: «Cento euro investiti in questa dimensione - è stato calcolato - ne generano un risparmio di 300». Serve, a questo punto, creare una struttura sociale che abbia la forza di diffondere il nuovo volto della filantropia. A questo servono le fondazioni contenitore di enti erogatori, come quelle di cui si occupa Casadei: «Se io non creo le condizioni affinchè i soggetti possano mettersi assieme, quante risorse sprechiamo e lasciamo inutilizzate! » «Il mio fine - evidenzia - non è raccogliere soldi ma aiutare il donatore a fare quello che a lui piace. E alla fine raccoglieró di più». Un cambiamento culturale: «Spesso non riusciamo a cogliere il beneficio del dono; prima gli enti no-profit puntavano sul senso di colpa. Oggi si deve puntare sull'emozione del donare. Un donatore, 9 volte su 10, vi dirà che riceve molto più di quello che ha e di quello che la società gli dà».

Federico Frighi

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